Finché il caffè è caldo è un romanzo dello scrittore giapponese Toshikazu Kawaguchi, pubblicato in Italia da Garzanti nel marzo 2020. In una caffetteria “speciale” di Tokyo, quattro donne decidono di viaggiare nel tempo. Tuttavia, ci sono delle regole precise, ferree, che chi desidera avventurarsi non può ignorare. In uno stile semplice e delicato, s’intrinsecano vicendevolmente le protagoniste di uno spazio fisico vicino ma distante, presente ma passato.
Finché il caffè è caldo, l’esordio della storia
L’esordio della storia si schiude in Fumiko Kiyokawa: il fidanzato Goro la porta nel caffè e lei pensa che la cosa seria sia la proposta di nozze. Ma la cosa seria è un’imminente partenza per l’America. In una mancata comunicazione, i due si lasciano senza chiarirsi. La giovane donna, scoperta l’opportunità di viaggiare nel tempo, sceglie di decostruire l’orgoglio delle parole non dette. Fumiko vuole tornare indietro per riprendere la parola e vedere Goro una seconda volta. Grazie al viaggio, la donna mette luce sulle zone d’ombra permaste da un dialogo perso. Fumiko è la prima delle quattro donne: seguono Fusagi, Yaeko Hirai e Kei Tokita. S’intrecciano storie d’amore, di tragedia, di famiglia, di speranza.
La mancata comunicazione: il movente
È curioso e affascinante il movente della storia: la mancata comunicazione. La nascita, ovvero lo strumento d’iniziazione, è anche il decorso stesso. I personaggi si scambiano l’uno dopo l’altro nel traversamento temporale. Ma non è un traversamento che comporta azioni picaresche o epicamente meravigliose, ma intimamente introspettive: ci sono innamorati, sorelle, madri e figlie. I personaggi, attraverso il viaggio del tempo, seguono un excursus in sé: raggiungono una presa di coscienza morale. E, nel loro viaggio, desiderano solamente parlare alla persona che non hanno saputo raggiungere.
Il viaggio come viaggio interiore
Le regole per il viaggio nel tempo sono rigide. La persona che vuole compiere il viaggio si subordina a delle indicazioni particolarmente limitanti, quali, ad esempio: mettersi su una determinata sedia, non muoversi, stare fintanto che il caffè è caldo. Tuttavia, il viaggio apparentemente inutile si rivela essenziale. Non è necessario nulla che non sia la persona, l’essere. In una delimitata geografia di spazi, sono i personaggi a fare la storia. Ecco che il viaggio è un viaggio interiore per subentrare nella relazione con l’altro.
Finché il caffè è caldo: un invito al presente
L’espediente surreale è disperatamente necessario in persone che altrimenti non si sarebbero ritrovate. Il viaggio è una magia nella realtà, una storia nella storia, che consente la cucitura esistenziale di personaggi aventi una seconda possibilità. La storia è un invito al presente, al catturare tutto ciò che si possa cogliere: a bere il caffè finché è caldo, sorso dopo sorso.