Festival di Cannes: i nomi in lizza
Accompagnato dal solito fremito cinefilo, il 13 Aprile 2023 si è tenuta la decisiva conferenza stampa volta alla presentazione delle pellicole che concorreranno al Festival di Cannes, nella sua 76esima edizione.
Le opere in Concorso sono: Club Zero di Jessica Hausner, Asteroid City di Wes Anderson, The Zone of Interest di Jonathan Glazer, Les Filles D’Olfa (“Four Daughters”) di Kaouther Ben Hania, Fallen Leaves di Aki Kaurismaki, Anatomie D’une Chute di Justine Triet, Monster di Kore-eda Hirokazu, Il Sol Dell’Avvenire Nanni Moretti, La Chimera di Alice Rohrwacher, About Dry Grasses di Nuri Bilge Ceylan, L’Ete Dernier di Catherine Breillat, The Passion of Dodin Bouffant di Tran Anh Hung, Rapito di Marco Bellocchio, May December di Todd Haynes, Firebrand di Karim Ainouz, The Old Oak di Ken Loach, Perfect Days di Wim Wenders, Banel Et Adama di Ramata-Toulaye Sy, Jeunesse di Wang Bing.
Per continuare
La sezione Un Certain Regard (ovvero lo sguardo più ampio dell’esperienza Cannes) prevede invece: Los Delincuentes (The Deliquents) di Rodrigo Moreno, How to Have Sex di Molly Manning Walker, Goodbye Julia di Mohamed Kordofani, Crowra (The Burti Flower) di João Salaviza & Renée Nader Messora, Simple Comme Sylvain di Monia Chokri, Kadib Abyad (The Mother of All Lies) di Asmae EL Moudir, Los Colonos (The Settlers) di Felipe Galvez.
E poi Augure (Omen) di Baloji Tshiani, The Breaking Ice di Anthony Chen, Rosalie di Stéphanie Di Giusto, The New Boy di Warwick Thornton, If Only I Could Hibernate di Zoljargal Purevdash, Hopeless di Kim Chang-hoon, Terrestrial Verses di Ali Asfari & Alireza Khatami, Rien a Perdre di Delphine Deloget, Les Meutes di Kamal Lazraq, Le Regne Animal di Thomas Cailley.
Ed infine, quest’anno piuttosto ricca, lista dei Fuori Competizione:
Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, The Idol di Sam Levinson, Cobweb di Kim Jee-woon, Indiana Jones and the Dial of Destiny di James Mangold, Jeanne du Barry di Maiwenn, Elemental Pixar.
Una Cannes sempre più sofisticata e accattivante
L’edizione 2023 sorride enigmatica e seducente come la Monna Lisa, elegante bocciolo di stagione (più precisamente dal 16 al 27 maggio). Innanzitutto, fanno piuttosto gola la collaborazione triadica De Niro-Di Caprio-Scorsese che prende il nome di Killer of the Flower Moon e la presentazione dell’ultima (speriamo) pellicola targata Indiana Jones. Wes Anderson si accompagna a metà della crème hollywoodiana nel suo Asteroid City, che speriamo erutti fuoco e non impatti contro la scalinata di Cannes. All’interno dei diciannove titoli ammessi la presenza di sei registe conta come un numero da record nel corso della storia del festival.
Sorprende in apertura Jeanne du Barry per la regia di Maiwenn, direttrice-protagonista del dramma biografico sulla favorita del re Luigi XV Madame du Barry, affiancata da un forse del tutto redento Johnny Deep. A chiudere sarà invece Elemental nuova pellicola pixeriana che si incasella nella schiera di precedenti capolavori: Up, Inside Out, Soul.
Particolarmente interessante la giura costituita per valutare la sezione delle “rivelazioni” (ovvero la Un Certain) che conta John C. Reilly, la regista e sceneggiatrice Alice Winocour, l’attrice Paula Beer, il regista franco-cambodiano Davy Chou ed infine Émilie Dequenne vincitrice nel 2012 del Un Certain Regard Award per la Migliore Attrice.
Un tripudio di prime…volte
In prima opera nella categoria Un Certain fanno il loro ingresso: Molly Manning Walker, Mohamed Kordofani, Felipe Galvez, Baloji Tshiani, Zoljargal Purevdash, Kim Chang-hoon, Delphine Deloget, Kamal Lazraq. Un caledoscopio narrativo che vede l’ingresso nel panorama internazionale della Mongolia con If Only I Could Hibernate di Zoljargal Purevdash, delicato racconto di resilienza infantile e del sofferente bivio tra educazione e famiglia che Ulzii, il protagonista, si trova ad affrontare.
E niente è più prima volta della prima volta, come racconta How to have sex di Molly Manning Walker. L’esordio sul grande schermo diventa espressione di un rito di passaggio moderno che attraversa la cultura del hooking up britannico. Interessante l’intersezione tra la presenza di Konstantinos Kontovrakis in produzione, conosciuto per Triangle of Saddness, con l’attuale presidente della giuria Ruben Östlund, regista e vincitore della Palma d’Oro 2022 proprio per la citata pellicola.
A tal proposito Östlund ha espresso la propria gratitudine a riguardo del suo ruolo nel tessuto del festival affermando:
Sono sicuro quando dico che la cultura cinematografica è nel suo periodo più importante di sempre
E non posso che accodarmi pregustandomi lo spettacolo visivo che ha il potenziale di essere questa 76esima edizione. Speriamo solo la linea Cannes-Italia non si trovi ad essere compromessa da cattive scelte di programmazione che finiscono spesso per impedire la proiezione nelle nostre sale.
La bella patria
Il 2023 può vantare una forte presenza italiana rappresentata dalla terna Nanni Moretti, Marco Bellocchio e Alice Rohrwacher, nomi consolidati nel celeste paradiso di Cannes. In aggiunta a ciò la scelta di Chiara Mastroianni come madrina del festival è l’incarnazione del legame cinematografico che Francia e Italia negli anni hanno saputo coltivare (a discapito dei passati dissapori). Cosi Thierry Frémaux, direttore dell’Istituto Lumière parla di “anno d’oro” vista la preponderanza della “bella patria”.
Possiamo solo sperare che questo Sole dell’avvenire non tramonti troppo presto.