Tra il 16 e il 18 aprile del 1521 si apriva a Worms la fase più significativa di un’assemblea che durò ben quattro mesi, nel corso della quale vennero poste, grazie al teologo e riformatore Martin Lutero, le basi di uno dei più grandi stravolgimenti nella storia dell’umanità, alla presenza dell’imperatore e dei principi del Sacro Romano Impero.
Protestantesimo 2020
Se già è difficile affermare che nel 2021 vengano concepite idee rivoluzionarie, bisogna purtroppo constatare con grande rammarico come esse trovino raramente un terreno fertile su cui svilupparsi. La società di massa che il secolo XXI ha ereditato dalla rivoluzione culturale del 1900 induce molto spesso l’uomo ad adattarsi alle idee e alla situazione “del momento”. Esistono molte sfumature di questo concetto, dal mainstream al politicamente corretto, ma la base comune è che le idee “alternative” in quest’epoca storica fanno più che mai fatica ad affermarsi. E chi trova il coraggio di urlare con forza la propria visione è molto spesso preso per pazzo o ignorante.
Non che nei secoli passati andasse meglio. Tra tribunali speciali, censure, inquisizioni e roghi di libri l’uomo da sempre teme e critica ciò che non conosce e non entra nella sua idea di “normalità”. Molti momenti bui della storia umana si sono consumati attraverso l’ignoranza dell’uomo. Se poi in questo contesto si inserisce anche il sostrato religioso, la situazione non può che farsi più interessante e complicata. Ecco perchè i veri geni, i veri rivoluzionari, vanno per la loro strada anche quando il mondo intero sembra porsi in contrapposizione a loro.
Storia di un monaco ribelle
Exempli gratia. Basta tornare indietro di 500 anni esatti per rendersene conto: il 1521, infatti, fu un anno molto particolare da questo punto di vista. L’Europa è in fermento e rischia di sfaldarsi sotto le sferzate di un monaco agostiniano. Quest’uomo da circa 4 anni sfida il dogma della Sancta Romana Ecclesia e del suo papa. I colpi di martello non sono stati solo metaforici o verbali. Il suono dei chiodi che nel 1517 hanno affisso le 95 tesi sulla cattedrale di Wittemberg risuonano ancora nelle orecchie di Leone X Medici. Uno scossone che minaccia seriamente di distruggere le appena gettate fondamenta della basilica di San Pietro.
Un mal di testa papale di origini puramente accademiche che da quel 31 ottobre in poi si fa sempre più penetrante. Il giovane Lutero non si è limitato infatti a quella dimostrazione di critica nei confronti di una curia sempre più corrotta da predicatori di indulgenze del calibro di Johann Tetzel. Egli ha deciso infatti di assestare un altro gancio destro con la pubblicazione di tre opere, Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca (1519), La cattività babilonese della Chiesa (1520) e Della libertà del cristiano (1520).
Tutto questo è intollerabile agli occhi del promotore della defensio fidei. L’ultimo tentativo di evitare uno scontro aperto politico e religioso, che costituisce anche l’ultima tappa prima del fatidico appuntamento di Worms 1521 è la promulgazione della bolla Exsurge Domine, con cui Lutero è minacciato di scomunica e che il monaco decide di bruciare in mezzo ad alcuni libri sulla dottrina della fede in segno di spregio.
Vecchia chiesa e nuovo impero
Di fronte ad un giovane rampante la storia insegna che ci può essere solamente un antagonista di pari o di superiore livello. In questo caso il ruolo è ricoperto nientemeno da un imperatore. Carlo V, salito al trono solamente due anni prima, vuole creare un impero universale di stampo cristiano che si allarghi all’Europa intera e per fare ciò non può permettere che la sua nazione si spacchi in due. Ecco come si giunge dunque al 21 gennaio 1521 quando, con Lutero assente, si apre la Dieta di Worms, nella cittadina del palatinato simbolo della “nazione tedesca”.
Manca però il protagonista della vicenda, convocato il 16 aprile per rispondere della sua eresia e per abiurala. La folla accorre sui tetti delle abitazioni per salutare e vedere quel piccolo uomo che discute il millenario dettame della curia di Roma. Con umiltà e rispetto Lutero si presenta di fronte al tribunale ecclesiastico e al nunzio pontificio Girolamo Aleandro. Le sue opere sono accatastate su un tavolo in mezzo alla stanza. Una strana atmosfera di tensione si può percepire dai banchi occupati dall’imperatore, che rimarrà zitto e pensieroso, ed i suoi più fidati consiglieri. Un urlo rompe quello strano silenzio: “si leggano i titoli!” afferma la pubblica accusa. Lutero ammette la sua responsabilità nell’aver impresso sulla carta stampata i suoi pensieri. Tuttavia chiede del tempo per riflettere se abiurare o meno. La questione è rinviata al giorno successivo.
Sono 24 ore di fervida attesa ma alla fine il monaco, riconvocato verso tarda sera, si rifiuta di abiurare poichè, sostiene, solamente le Sacre Scritture contengono la verità, e quindi possono confutarlo.
«Qualora io non venga convinto dalle Sacre Scritture o da motivazioni evidenti, sono tenuto saldo, e la mia coscienza è prigioniera della parola del Signore, non posso né voglio recusare alcunché, vedendo che non è sicuro o giusto agire contro la mia coscienza. Il Signore mi aiuti. Amen.»
L’affermazione di Lutero dinnanzi alla Dieta riunita
Elogio della follia
Dinnanzi a tutti quei potenti riuniti a Worms Lutero non vacilla, incassa il colpo come un pugile rodato e ribatte a sua volta una verità tanto semplice quanto inequivocabile: è la coscienza che indica la via dell’uomo, e la sua gli impone di urlare questa grande necessità della Chiesa di riformarsi, di essere migliore, di tornare alle sue origini. L’umile monaco non cede alla pressione della società, al dogma del religiosamente corretto. Va anche riportata, per amor di cronaca, la simpatia che egli suscita nel popolo, la curiosità per le sue idee tanto fuori posto. Ma ciò non può bastare per giustificarne il coraggio, dal momento che uomini più grandi popolari di lui avevano terminato sul rogo la propria esperienza rivoluzionaria.
E la condanna della Chiesa non risparmia nessuno, nemmeno lui. Tantomeno se, come in questo caso, a essa si aggiunge anche la furia dell’imperatore, che lascia la sala della Dieta sdegnato.
“Non sarà costui a farmi eretico”
L’affermazione di Carlo V alla conclusione della Dieta
Il 25 maggio 1521, infatti, viene pubblicato l’editto di Worms, Lutero e le sue idee sono condannati ufficialmente nell’impero, dipingendolo alla stregua di un folle. Neppure allora vacilla il coraggio delle idee, il terreno è fertile perchè esse si sviluppino. Si apre in quell’anno tormentato una nuova fase religiosa, una spaccatura conosciuta come Riforma Protestante. Essa divide in due la religione cristiana e che nei 50 anni successivi determinerà una serie pressochè ininterrotta di guerre religiose.
In mezzo a tutto questo si colloca Lutero, un monaco che non voleva essere rivoluzionario, come da lui proclamato a Worms, ma che non poteva negare le apparenti contraddizioni in cui viveva la sua contemporaneità. Probabilmente alla società del XXI secolo, intorbidita e frammentata, servirebbe un uomo di questo tipo.