giovedì, 19 Dicembre 2024

Elezioni in Polonia: non c’è più spazio per l’euroscetticismo

Quello che emerge dalle elezioni in Polonia dello scorso 15 ottobre è una popolazione sempre più politicamente attiva. Le elezioni hanno registrato la maggior affluenza elettorale dai tempi della fine del regime comunista nel 1989. Su 29 milioni degli aventi diritto al voto, 22 milioni di persone si sono recate alle urne per rinnovare l’Assemblea nazionale (Sejm).

Il partito conservatore ‘Prawo i Sprawiedliwość‘ (PiS) non ha più la maggioranza assoluta per formare il governo in autonomia. Anche se rimane il partito più votato, il ritorno di Tusk è il vero ago sulla bilancia delle dinamiche europee.

Il partito di Donald Tusk è stato il secondo più votato alle elezioni parlamentari in Polonia 2023. POLITICO EU

La Polonia prima delle elezioni – 8 anni di PiS

Dalla liberalizzazione dell’economia polacca nel 1989 verso un’economia basata sul mercato, il Paese ha registrato la più rapida crescita economica nel blocco UE.

Tuttavia, si tratta della crescita reale dell’economia che tiene principalmente conto del PIL e, dell’aumento della produzione e l’effetto dell’inflazione. Quello che a volte si sottovaluta è che nello stesso periodo si sono registrati i più alti tassi di diseguaglianza.

Ed è proprio da qui che bisognerebbe contestualizzare l’ascesa del partito Diritto e Giustizia (PiS). Infatti, nonostante la ‘success story’ sulla perfomance dell’economia polacca, la percezione era che questa non andasse oltre alle principali città.

PiS ha deciso di rispondere parzialmente a questo problema con il programma Family 500+. Si tratta di incentivi economici per tutte le famiglie, indipendentemente dal reddito, dal valore di 500pln (circa 110 euro) al mese, per figli a carico. Considerando che all’epoca lo stipendio medio si aggirava intorno ai 1700pln, con il programma Family 500+ una famiglia di tre figli avrebbe ricevuto quasi uno stipendio aggiuntivo al mese.

A ciò si aggiunge l’elaborata dialettica anti-immigratoria, percepita come una minaccia alla sicurezza nazionale e ai valori cristiani. Non mancava la critica anti-establishment nei confronti di Bruxelles, spesso paragonata ad una lobby che giova principalmente agli interessi tedeschi.

Le ragioni per le quali questa retorica è riuscita a conquistare la maggior parte dell’elettorato, sta parzialmente nel dilemma esistenziale che caratterizza il Paese stesso. Dal XVIII secolo ha subito ripartizioni sistematiche, dove il ruolo della Chiesa è stato determinante nella definizione dell’identità nazionale durante il comunismo sovietico.

L’impatto delle politiche PiS

Le varie riforme sociali adottate dal partito PiS hanno notevolmente contribuito alla riduzione degli indici di povertà e ineguaglianza. Ma ciò è avvenuto alle spese di un futuro democratico più incerto.

Nota è la limitazione delle libertà di scelta delle donne e minoranze attraverso propagande pro-vita di matrice cristiana. L’ euroscetticismo e la rivendicazione della sovranità nazionale, hanno portato ad una maggiore concentrazione del potere statale. Ciò è avvenuto principalmente attraverso la controversa riforma del sistema giudiziario e disincentivando l’esistenza di media non statali.

Nello specifico, PiS ha trasformato la televisione pubblica TVP in strumento di propaganda anche nelle ultime elezioni parlamentari. Come sottolinea il The guardian, nell’arco di due settimane sono state emesse 179 pubblicità elettorali a favore di PiS. In merito all’opposizione, i telespettatori di TVP avrebbero visto solo riferimenti negativi nei confronti di Tusk, senza dare spazio alla campagna elettorale dell’opposizione PO.

Cosa aspettarsi dalla Polonia dopo le ultime elezioni?

Il ritorno di Tusk sullo scenario politico polacco fa sperare in una Polonia europeista e collaborativa. Infatti, il leader del secondo partito più votato durante le elezioni (PO), è stato presidente del Consiglio Europeo tra il 2014 e il 2019.

Paradossalmente, quando il governo a Varsavia era pronto a difendere la sovranità nazionale e i propri confini contro le imposizioni europee, un connazionale era alla guida del Consiglio Europeo.

L’ossessione di Tusk è quella di un’Europa Unita; il PiS di Kaczynski la sostituirebbe oggi stesso con l’iniziativa “I tre Mari“.

Che il partito cattolico-conservatore riesca a formare il governo avendo ottenuto 194 seggi è poco probabile. Per formare il governo, il cui accordo dovrebbe completarsi a dicembre, è necessaria la maggioranza assoluta di 231 seggi. Tuttavia, PiS non vuole escludere la possibilità di far parte di un governo di coalizione.

Per ora la coalizione che potrebbe avere la meglio è quella guidata da Tusk. Questa raggrupperebbe il partito filo-UE “Piattaforma Civica”, “Nuova Sinistra” e “Terza via” (centro-destra). Insieme raggiungerebbero 248 seggi.

L’ Europa ha ancora bisogno di Tusk

I conflitti e le crisi lungo i confini europei non lasciano spazio all’ euroscetticismo. Il conflitto in Ucraina ha favorito sentimenti europeisti, tanto da sventolare bandiere NATO e UE come scudo antiproiettile.

PiS ha cercato di politicizzare il conflitto in Ucraina attraverso il ban sulle esportazioni del grano Ucraino, per sostenere il mercato del grano locale. Ora che la corsa ai voti è alle spalle, la Polonia rimane il principale alleato dell’Ucraina. Gli Stati Uniti stanno affrontando difficoltà nella gestione di molteplici crisi contemporaneamente.

La Casa Bianca ha sospeso 6 miliardi di dollari agli aiuti all’Ucraina e sta ritornando in Medio Oriente. Semmai gli Stati Uniti decidessero di lasciare la questione Ucraina all’Europa, questa deve mostrarsi unita.

Pertanto, le elezioni in Polonia segnano una svolta non soltanto nel panorama politico nazionale, ma anche europeo. Il ritorno politico di Tusk è quello di cui tutti avevano bisogno: un ex presidente del consiglio alla guida del paese politicamente meno europeista. Una svolta necessaria per rafforzare la credibilità dell’unione e affrontare con maggiore autonomia le crisi regionali.

Angelica staszewska
Angelica staszewskahttps://www.sistemacritico.it/
Per semplificare scriviamo Angelica. Cresciuta poliglotta, alternando telegiornali polacchi e italiani; ho sviluppato un particolare interesse per la geopolitica, la diplomazia internazionale e per le lingue. Sono laureata in scienze internazionali e diplomatiche, parlo cinque lingue e ogni tanto nuoto.

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