venerdì, 20 Dicembre 2024

Ecce Caravaggio! Un capolavoro ritrovato?

Il mondo dell’Arte sta vivendo momenti drammatici. I musei non sono mai stati così a lungo chiusi dai tempi della guerra e gli operatori del settore vorrebbero solamente tornare “a far cultura”. In questo scenario fanno capolino, forse un po’ troppo frequentemente, delle scoperte sensazionali: quei tipici ritrovamenti che la stampa non tarda a definire come “del secolo”.  Sentiamo parlare di “nuova Pompei” almeno una volta al mese e non passa troppo tempo tra la scoperta di un nuovo Raffaello e di un inedito di Leonardo. Stessa sorte tocca ovviamente anche a Michelangelo Merisi, uno tra i capifila di quegli artisti propri della cultura mainstream, giustamente, che da sempre incanta ogni tipo di pubblico.  È infatti notizia di qualche giorno fa che un Ecce Homo, che stava per essere battuto in asta a Madrid con un prezzo di partenza di soli 1500€, possa essere opera dello stesso Caravaggio.

Il lotto 229 dell’asta 409 della casa d’aste Ansorena di Madrid doveva essere battuto intorno alle 18 di giovedì 8 aprile 2021. Nessuno avrebbe mai sospettato che quel dipinto, La Coronacìon de espinas, attribuito alla cerchia del pittore Jusepe de Ribeira detto lo Spagnoletto, potesse essere bloccato in quanto “di interesse nazionale”. Quel piccolo olio su tela, 111 per 86 centimetri, stava per essere messo in vendita con un prezzo di partenza di soli 1500€. Nel giro di poche ore il suo valore era aumentato di migliaia e migliaia di volte, sfiorando all’incirca i 150 milioni di euro. Improvvisamente il dipinto di anonimo artista si ritrovava attribuito, almeno virtualmente, a uno dei massimi geni dell’arte: Michelangelo Merisi da Caravaggio. Il governo spagnolo è così prontamente intervenuto dichiarando l’opera “non esportabile” e vincolando, di fatto, il quadro al paese iberico.

Caravaggio (?), Ecce Homo, 1605 ca., Madrid

Caravaggio e la Conosseurship

Scoprire un’opera di Caravaggio è il sogno di ogni storico dell’arte. Contrariamente alle decine e decine di opere che gli sono state avvicinate nel corso degli anni, sono veramente pochissime le tele dipinte con sicurezza dal nostro artista. Solo qualche anno fa, era il 2014, fu ritrovato un dipinto in un attico a Tolosa raffigurante Giuditta che decapita Oloferne. Il quadro francese, anche grazie all’avvallo di studiosi importanti come Keith Christiansen, era stato avvicinato quasi con certezza al genio lombardo. Tale ipotesi fu però scongiurata dal risultato di analisi approfondite condotte proprio per confermare l’attribuzione altisonante. Tutt’altra sorte spettò nel 1990 all’allora curatore della National Gallery of Ireland Sergio Benedetti. Lo studioso italiano ebbe infatti in sorte di riconoscere la famosa Cattura di Cristo, supportato anche da documenti d’archivio, che era ritenuta fino ad allora perduta.

Caravaggio (?) o Louis Finson, Giuditta che decapita Oloferne, C.P.

L’Ecce Homo ha attirato sin dalla pubblicazione sul sito di Ansorena l’attenzione di molti antiquari e studiosi che, colpiti dall’alta qualità, hanno tentato di accaparrarsi il quadro. Tra i più ferventi sostenitori della paternità caravaggesca del dipinto vi è Maria Cristina Terzaghi, docente d’Arte Moderna all’Università di Roma Tre. La studiosa, ha dichiarato in una intervista a Repubblica, aveva notato il quadro grazie a degli amici antiquari. All’inizio Terzaghi aveva pensato a Battistello Caracciolo, caravaggesco della prima ora, ma, ad uno sguardo più approfondito, in mente le è balenato un unico nome: Caravaggio. È così volata in Spagna a controllare di persona l’opera e non ha potuto far a meno di riconfermare quell’idea. La conosseurship non è mai una scienza esatta, soprattutto quando si parla di Caravaggio. La lettura stilistica fa comunque supporre che l’Ecce Homo possa essere stato dipinto all’inizio del periodo napoletano dell’artista, intorno al 1606.

Ecce Homo a confronto, un facile trionfo per Caravaggio

Ogni attribuzione va supportata, là dove possibile, da concrete prove documentarie oltre a quelle stilistiche. Sappiamo da una nota autografa del giugno 1605 che l’artista si impegnava a dipingere a Roma. per monisgnor Massimi, una “Incoronazione di Crixto” in soli trentasei giorni. Veniamo poi a conoscenza da una cronaca composta dal nipote del pittore Cigoli che Innocenzo Massimi aveva dato il via ad un agone pittorico tra lo stesso Cigoli, il Passignano e Caravaggio. Ognuno dei partecipanti, tenuti all’oscuro della “gara” in corso, avrebbe dovuto dipingere un Ecce Homo. A risultare vincitore pare essere stato proprio Caravaggio ma l’omicidio da parte del Merisi di Ranuccio Tomassoni potrebbe aver indotto il proprietario a sbarazzarsi del dipinto (siamo sempre in clima controriformistico dopotutto). Giovan Pietro Bellori nella sua Vita de’pittori ricorda poi che un Ecce Homo di proprietà Massimi fu condotto in Spagna. Potrebbe essere questo il Caravaggio in questione?

Ludovico Cardi detto il Cigoli, Ecce Homo, 1607, Galleria Palatina, Firenze

Innocenzo Massimi divenne nel 1623 nunzio apostolico a Madrid e potrebbe essere stato lui a portare il dipinto in Spagna. Va anche considerato che nel 1659 viene ricordata nella capitale la presenza di una collezione di quadri, tra cui figurano due Caravaggio, di proprietà del conte di Castrillo. Uno dei due dipinti è chiamato Ecce Homo e le sue misure corrisponderebbero a un altro quadro, di medesimo soggetto, presente a Napoli nel 1657. Tale pittura, proprietà di Juan de Lezcano, si trovava in città almeno dal 1631. De Lezcano, non a caso, ricoprì in passato per la corona spagnola il ruolo di ambasciatore a Roma (1609-1616) e quello di Viceré a Palermo (1616-1622). Se il quadro di proprietà Massimi fosse lo stesso di De Lezcano si spiegherebbe sia perché il quadro si trovi in Spagna, sia perché in Sicilia si abbiano molteplici copie di un Ecce Homo di ispirazione caravaggesca.

Un Ecce Homo di troppo?

Caravaggio (attr.), Ecce Homo, 1605, Palazzo Bianco, Genova

L’Ecce Homo sarebbe stato dunque realizzato nel 1605, pochi mesi prima che il pittore lasciasse l’Urbe, dove era accusato di omicidio, e si recasse a Napoli. Chi conosce Caravaggio sa però che un Ecce Homo, proveniente dalla collezione Massimi, già esiste ed è conservato a Palazzo Bianco a Genova. Il dipinto ligure fu ricondotto a Caravaggio da Roberto Longhi e Caterina Marcenaro nel 1954 dopo che era stato ritrovato in un deposito comunale nel 1929. La tela genovese presenta qualcosa di insolito rispetto alla produzione del nostro artista, al punto che spesso ne è stata messa in dubbio la paternità. La tela di Palazzo Bianco sarebbe mancante delle classiche tensioni compositive e formali che caratterizzano le opere di Caravaggio. Nonostante ciò, l’attribuzione, seppure col dubbio, non è quasi mai stata messa seriamente in discussione. Chissà che non possa essere proprio l’opera di Madrid a rimettere in gioco le cose.

incisioni fatte col pennello sulla tela

Secondo lo storico dell’arte Massimo Pulini, che sul Caravaggio spagnolo ha scritto un saggio, le figure dipinte sull’Ecce Homo si presterebbero a confronti puntuali con quelle di altri dipinti dell’ultimo periodo romano del pittore. Lo studioso avrebbe anche segnalato la presenza di incisioni in vari punti della tela. Tali segni sono alquanto comuni nelle tele di Caravaggio mentre mancano del tutto nella tela genovese. Anche il grande esperto Keith Christiansen ha fatto sapere la sua tramite il proprio account Instagram. Secondo lo studioso Caravaggio ha lasciato una inconfutabile “firma”: la sua pennellata. Christiansen ha infatti paragonato un segno, lasciato dal pennello sul colore, in corrispondenza della spalla del Cristo flagellato di Napoli con l’analogo impresso sulla spalla dell’Ecce Homo di Madrid. Sorprendentemente i due tratti coincidono, spezzando ancora una lancia a favore dell’attribuzione caravaggesca.

Dettagli tratti dalla Flagellazione di Cristo di Napoli e dall’Ecce Homo di Madrid, opere di Caravaggio

Caravaggio no!

Non vi sono solo pareri favorevoli verso l’attribuzione a Caravaggio della tela spagnola. Per quanto facciano meno notizia, filtrati inesorabilmente dalla stampa alla ricerca del pezzo sensazionalistico, voci contrarie si sono levate. A ben pesare la maggior parte di chi attribuisce, quasi senza riserva, il quadro a Caravaggio non ha ancora visto l’opera dal vivo. Dovremmo essere effettivamente molto cauti in situazioni del genere, sia perché le fotografie, che sono sempre un atto critico e mai oggettivo, non ci riportano la superficie pittorica per quello che è, sia perché la tela necessita di una pulitura con relativo restauro. È la stessa Terzaghi a riferirci che vi sono delle cadute di colore e parti con “una materia quasi cotta”. Il quadro dunque non è ancora nelle condizioni di essere studiato così a fondo come dovrebbe richiedere una attribuzione di tale levatura.

Nicola Spinosa, altro illustre studioso di Caravaggio, ha ammesso al Corriere della Sera che per lui il quadro non è riferibile al Merisi. Spinosa ha comunque affermato che il dipinto mostra una qualità molto alta e che possa spettare a un pittore caravaggesco di prim’ordine. La tela madrilena, allo stato attuale, pare forse mancare di quel pathos così tipico di Caravaggio e presenterebbe anche delle problematiche anatomiche e luministiche. Solo la pulitura ci potrà dare la possibilità di affrontare una lettura corretta della pittura. In passato, dopotutto, è spesso accaduto che dipinti attribuiti inizialmente a grandi maestri si dimostrassero in realtà opere di seguaci o imitatori.

Forse a ben pensare, prima di declamare la “scoperta del secolo”, si sarebbe dovuto aspettare. Dopotutto in una casa d’aste sono abituati a osservare e a dare valore alle opere. Se il prezzo di partenza era di soli 1500€ un qualcosa vorrà pur dire…

approfondimenti:

Per approfondire Caravaggio a Roma: https://www.sistemacritico.it/2018/06/06/caravaggio-amor-vincit-omnia/

Saggio di Massimo Pulini: https://www.aboutartonline.com/e-il-vero-ecce-homo-di-caravaggio/

Danilo Sanchini
Danilo Sanchini
Danilo Sanchini, nato a Pesaro nel 1996. Attualmente studente di Storia dell'Arte presso l'Università degli studi di Firenze. Appassionato di Racconti, Leggende, Storie e ovviamente di Capolavori. Innamorato del bello e di ogni sua sfumatura. Scrivo per Sistema Critico da Maggio 2018.

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