Ci parlano della loro musica, del rapporto con i social e della loro storia
Perché il nome Zefyro?
Il primo a rispondere alla nostra domanda è Pietro, il quale spiega che “Zefyro” nasce da una voglia di cambiamento, inoltre, rappresenta il desiderio di libertà che vive all’interno di questo gruppo. Zefyro, infatti, è un vento propiziatorio, ma dall’altra parte è un vento di rottura che soffia prima della primavera. Ed è proprio in Primavera, continua Pietro, che sboccia il desiderio di scrivere sempre più. Per questo, hanno tutti ritenuto che fosse il modo più giusto per rappresentare cos’è per loro l’arte.
Che musica fate?
Thomas: “Principalmente Indie pop, anche se veniamo da ambiti musicali differenti e abbiamo tante influenze. Ci piace utilizzare tecniche diverse ed è per questo che ci riteniamo molto completi, sperando di diventarlo sempre di più”.
Quanto è importante l’utilizzo dei social per chi vuole emergere oggi?
Pietro: “Siamo estremamente vincolati dall’uso dei social perché hanno miliardi di aspetti positivi tra cui la comunicazione diretta con il pubblico. Ad esempio, un emergente più bravo a usare i social piuttosto che a suonare, riuscirebbe a lanciarsi con più facilità, rispetto a chi magari non è capace di utilizzarli nonostante abbia un progetto musicale più valido del primo. Quindi è fondamentale entrare nel meccanismo dei social perché con una promozione, attraverso vari canali, si riesce ad arrivare a un pubblico più vasto. Dall’altro lato è scoraggiante dover passare attraverso i social per mostrarsi all’altezza di ciò che si fa”.
In una domanda su Instagram, a qualcuno che vi chiedeva “Quanto prendete a serata?”, avete risposto “Con la musica non si mangia”: è davvero così?
Alberto: “Io studio musica quindi ambisco a “mangiare” grazie ad essa; questo è possibile se si ha un obiettivo preciso all’interno del quale è consentito spaziare. La musica potrebbe diventare un lavoro a tempo pieno, per esempio, insegnando; ma l’obiettivo è quello di arrivare più in alto possibile con i miei gruppi. Personalmente, mi piacerebbe suonare per sempre, però avere anche “un piano B” può essere utile”.
Pietro “All’inizio è un investimento, i locali non pagano tanto e in più, in quanto nuovo gruppo, non hai neanche un pubblico tuo che ti segua. Più si suona, più il pagamento per la serata si può alzare, ma all’inizio, soprattutto in cinque, è difficile avere ognuno una bella parte. Ovviamente, non è una situazione invivibile!”.
Secondo voi, quanto è importante il territorio in cui si nasce per fare un salto di notorietà e vivere di musica?
Pietro: “È importantissimo in quanto se parliamo di alcune tematiche rispetto ad altre, è perché abbiamo vissuto in un certo ambiente in un determinato periodo di tempo. Un territorio come quello di Pesaro è molto formante perché mi sono reso conto che si riesce a leggere facilmente le persone. Grazie a questo, ho notato che sono presenti un po’ di divisioni mentali tra i ragazzi e soprattutto c’è questo bisogno di primeggiare gli uni sugli altri. Emergere in una città come Pesaro non è semplice perché non vengono organizzati molti eventi musicali importanti, cosa che invece viene fatta in altre parti d’Italia, magari più “sperdute”. Ad esempio, parlando con un ragazzo che da anni organizzava un festival a Villa Fastigi (ndr. quartiere di Pesaro) ho scoperto che non riusciva a pareggiare entrate e uscite perché nessuno lo sosteneva economicamente e questo fa molto riflettere circa il territorio in cui viviamo. Alla fine, la zona in cui ti formi musicalmente è importante, anche se è molto difficile sconfinare da essa”.
Quanto ci fate caso al giudizio della gente, sia sui social che per strada?
Lorenzo “Quando si sta per emergere è importante vedere qual è il riscontro della gente, soprattutto se quello che proponi piace o meno; tuttavia, non ci facciamo condizionare troppo!”.
Thomas “Le critiche possono essere utili per quanto riguarda l’aspetto costruttivo, ma al contempo non ti devono condizionare o portarti a cambiare”.
Alessandro “I commenti positivi forse sono anche un cattivo segno perché più si è famosi e più arrivano quelli negativi, quindi, li aspettiamo volentieri e con ansia, anzi spero il prima possibile”.
Pietro “I pareri positivi sono sicuramente da apprezzare, ma anche le critiche sono importanti. Anche se, non bisogna fare in modo che queste ti buttino giù interiorizzandole troppo. Principalmente, le persone agiscono per invidia non di certo perché hanno qualcosa da insegnarti. Noi possiamo cercare le grandi ragioni di un commento negativo quanto vogliamo, ma nella maggior parte dei casi, quel “pelo nell’uovo” che le persone vogliono farti notare è pur sempre un “pelo nell’uovo”.
Avete suonato per le Sardine sia a Pesaro che a Fano, come vi hanno contattato e perché lo avete fatto?
Pietro “Ci hanno contattato dei ragazzi che conosciamo chiedendoci se fossimo disposti a esibirci. Abbiamo risposto un po’ d’impulso, senza ragionarci troppo; infatti, con il senno di poi, abbiamo deciso di evitare le manifestazioni politiche e di schierarci. Per noi, decidere di suonare per le Sardine, non significava schierarci, ma soltanto prendere una posizione in merito ad alcune tematiche che devono essere condivise come, ad esempio, l’antifascismo e la parità di genere”.
Come valutate quest’esperienza?
Pietro “È stato veramente bello, siamo rimasti molto colpiti. Ci siamo esibiti di fronte a due piazze piene di gente e alla fine con i nostri tre o quattro pezzi abbiamo coinvolto tutti perché abbiamo suonato le giuste canzoni al momento giusto”.
Thomas “La cosa più importante di queste manifestazioni è il calore che ti trasmettono le persone in un momento così grande di condivisione”.
Come è nato il vostro singolo “Cuore di periferia”? Un po’ di curiosità?
Thomas: “Cuore di periferia nasce per pura ispirazione, mia e di Pietro, mentre eravamo in studio a casa. Spesso io e Pietro ci incontriamo per scrivere insieme dei nuovi brani prendendo spunto da artisti che hanno un riscontro notevole e positivo nella società come, in particolare, Gazzelle. Siamo riusciti a realizzare questo singolo anche grazie all’aiuto di Luca Vagnini e allo studio di registrazione “Avangarage recording studio” che ci sostiene sempre. È uno dei pezzi “più commerciali” che abbiamo composto, perciò, farlo uscire come singolo è stata la scelta migliore”.
Pietro: “Cuore di periferia ha origine da due tipi di distanza: quella materiale tra due persone e quella interiore. Nasce da delle mancanze e da un bisogno che non si può affrontare se non scrivendo.
Per dirla in poche parole, è una canzone allegra da single”.
Alessandro “Io e Alberto siamo entrati a far parte del gruppo quando “Cuore di periferia” era pseudo-pronta, quindi abbiamo vissuto il cambiamento del pezzo e lo abbiamo ascoltato dalle prime preproduzioni. La cosa più emozionante è stata vedere le potenzialità di questo gruppo nel trasformare il singolo da semplice bozza a una vera e propria canzone. Inoltre, “Cuore di periferia” è il pezzo più commerciale mentre gli altri rispecchiano molto di più il nostro stile”.
Alberto: “È stato bello vedere come la mia mano e quella di Alessandro abbiano inciso positivamente sui pezzi”.
Cosa avete in cantiere… magari un EP?
Alberto “Abbiamo in cantiere un EP di cui “Cuore di periferia” è il singolo di lancio, ma non vorrei dire troppo per mantenere l’effetto sorpresa. State con noi perché presto ci saranno molte novità…”.
Alessandro “Sicuramente non staremo fermi per molto, infatti, dopo l’EP abbiamo già in programma un nuovo disco da registrare in estate e quello sarà un lavoro continuo anche con qualche featuring”.
Pietro “Si spera di fare molte date in giro perché stare a contatto con le persone è la cosa più bella. Abbiamo già qualche idea per esibirci in zona e magari allontanarci da Pesaro per girare il nostro bel Paese!”.
Intervistatore: Mattia Furiazzi
Autori: Natalìa Buccini e Mattia Furiazzi
Fotografo: Marco Olivieri
Ospiti: Zefyro
P.S.: l’intervista riportata nell’articolo è stata svolta prima del Decreto Ministeriale dell’11 marzo.