martedì, 19 Novembre 2024

Comunismo e fascismo: “apologie” a confronto

E’ di recente discussione la nuova legge Fiano sull’apologia di fascismo… e subito, come sempre accade in questi casi nel nostro paese, si è infiammata una forte polemica tra le destre, che la definiscono ipocrita e liberticida, e le sinistre, che la definiscono di civiltà. Ma a prescindere dalla legge in sé, ogni qual volta si affronta il tema, non possono mancare le polemiche in stile “e l’apologia di comunismo, allora?”.

Il dubbio è legittimo, ecco perché voglio spiegarvi la ragione per cui esso si basa su un nulla di fatto.

 

Stalin, Hitler e Mussolini

 

Ok, diciamocelo, Stalin ha fatto più morti nel nazismo. Vero. Quindi il comunismo è peggio e andrebbe abolito come il fascismo. Falso. Perché falso? Per numerose ragioni, la prima delle quali è che non è possibile ridurre il comunismo allo stalinismo.

Il comunismo nasce dalle idee di Marx, sicuramente uno dei più grandi pensatori del ‘900 ed una delle mente più illuminate di sempre. Anche rigettando le sue idee radicalmente, come del resto faccio io, neppure il più accanito capitalista può prescindere da esse. Cosa ancora più importante, egli non mise mai in pratica ciò che predicava, ma furono un’infinita schiera di interpreti a tentare l’impresa. Ed un pensiero così complesso ed articolato non si presta ad univoche letture, ragion per cui, se prendete 10 comunisti, avrete 11 comunismi diversi. Tipico del marxismo, tipico della sinistra tutta.

Non sono pochi, infatti, i comunisti che rifiutano Stalin e lo vedono come un folle e ambizioso despota che non avrebbe potuto essere più distante dalle idee del padre Marx. Tra gli stessi comunisti non mancano differenze marcate di metodo e linguaggi, in particolare tra chi ha abbandonato ogni velleità rivoluzionaria e chi, invece, ancora crede  nella dittatura del proletariato.

L’universo dell’estrema sinistra è molto variegato al suo interno e anche molto diviso. Ma per quanto uno possa considerarsi lontano da quelle idee, non può appiattire e liquidare allo stesso modo così tante facce dello stesso pensiero, essendo molte di queste non in aperto contrasto con la democrazia. Come detto, non sono pochi i gruppi anche rivoluzionari che vedono nell’operato di Stalin un tradimento, così come nel suo regime un perfetto esempio di come non si costruisca una società socialista.

Lo stesso non può dirsi di Mussolini o Hitler. Nessuno dei due era un filosofo politico o un intellettuale: non stiamo parlando di un Lock o di un Hobbes… e nemmeno, appunto, di un Marx, ma di semplici politici, per quanto abili. Dunque fascismo e nazismo non possono essere distinti dall’opera materialmente compiuta dai due principali fautori. Il significato di questi due termini è da ricercare in atti piuttosto materiali, ovvero nella politica adottata dai due dittatori. Il marxismo, invece è molto più complesso e non fa riferimento alle opere pratiche di un uomo, mentre i vari Stalin che si sono succeduti nella storia non sono che interpreti di un modello erroneamente considerato unico.

Insomma, il fascismo nasce e muore con Benito Mussolini e, per quanto chiunque possa raccogliere il testimone e dare una propria visione moderna del movimento, non potrà mai (e dico mai) prescindere completamente dal fondatore e dalle sue idee. Anche perché il fascismo, essendo dottrinalmente decisamente meno profondo, lascia molto meno spazio all’interpretazione.

 

Due fini

 

Come detto, fascismo e comunismo differiscono tra di loro anche dottrinalmente, e non solo per il colore della camicia. Cosa si propongono, idealmente, i due pensieri? Il comunismo sostiene che l’obbiettivo finale consista nella creazione di una società dove la libertà sia massima e la realizzazione del singolo completa, in cui la democrazia sia vera ed in cui lo stato non esista, in quanto è il cittadino, in virtù del proprio senso civico, a porsi dei limiti. Insomma, una sorta di Eden, dove l’uomo medio è Socrate, dove ogni umano sceglie per sé come contribuire alla società in totale libertà, senza classi, discriminazioni e dove ogni bisogno è sistematicamente soddisfatto. Certo, probabilmente la parte complicata consiste nel giungere effettivamente ad una situazione del genere. In un’ottica più concreta e meno utopistica, credo che rientri nel calderone del comunismo, massimalista o minimalista che sia, ogni individuo ostile verso il libero mercato, che si pone dalla parte della massa, a suo dire, sfruttata da una classe dirigente borghese. Libertà, realizzazione dell’individuo e pace sono quindi alcuni tra i valori fondanti, comuni ad un’ampia schiera di movimenti politici. L’esatto opposto del fascismo. E da questo non si scappa. Il fascismo nasce, cresce e muore come movimento violento, nazionalista, guerrafondaio, militarista ed autoritario. Gli uomini non sono che operai per la grande macchina Nazione o soldati da mandare al fronte, ingranaggi di una società fatta di ferro, bombe e baionette. Il fascismo è questo e non può essere altro, perché è questo che, sia nella fase più socialista, sia nella fase finale, Mussolini predicava e, nei fatti, applicava. Invece, lo stalinismo può essere rifiutato in toto da uno che si definisca comunista, dal momento che l’interpretazione vincente, che più si è diffusa, non è necessariamente l’interpretazione corretta o più fedele.

Questo non toglie che qualunque minaccia effettiva ai poteri della Repubblica vada perseguitata con fermezza e sradicata alla radice, come accaduto per il fenomeno del brigatismo.

 

La Costituzione italiana

 

Ma arriviamo ora a qualcosa di più concreto: il nostro paese. La Repubblica italiana è stata forgiata dal fuoco di una guerra, che non era solo la seconda guerra mondiale, ma la guerra tra fascismo e democrazia. L’Italia di oggi poggia le sue fondamenta sul sangue di un conflitto civile, un conflitto perso dal fascismo, il quale, in quanto sconfitto, non trova posto nella Costituzione su cui poggia lo stato, né nel patto sociale che regge la comunità. Anzi, non solo non trova posto, ma è proprio nemico. Il comunismo, invece, rinunciando alle sue velleità rivoluzionarie e lottando con tutti gli altri partiti del CLN, si è guadagnato a pieno titolo il diritto di scrivere la sua parte di Costituzione, di far valere nel cuore della nuova Repubblica alcuni dei suoi valori. Ecco perché non è possibile parlare di apologia di comunismo. Anche perché, se considerassimo illegale il comunismo, non si dovrebbe venire arrestati o puniti unicamente per un pugno alzato o per l’uso della parola “compagno”, ma anche per ogni volta che si legge l’articolo 1 della nostra Costituzione, la quale è sintesi dei valori liberali, socialisti, comunisti, democristiani e repubblicani… in una parola: antifascisti.

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