Antipolitica, sovranismo, populismo: parole apparentemente tanto differenti tra loro quanto in verità simili. Molti di noi le hanno conosciute solo negli ultimi anni, grazie a quei social network, quelle prime pagine di quotidiani e quei telegiornali che hanno raccontato un dibattito politico che le ha viste ricoprire ruoli sempre più importanti. Eppure questi fenomeni politici, per tematiche e modalità di sviluppo, ne ricordano altri meno recenti ed apparentemente molto diversi.
“Nei partiti borghesi una sola preoccupazione spinge a costruire nuovi programmi o a “riformare” quelli che già esistono: la preoccupazione per l’esito delle prossime elezioni. Le commissioni si radunano e “rivedono” il vecchio programma come il soldato al fronte cambia la camicia: cioè quando è piena di pidocchi. Nel nuovo programma a ognuno è dato il suo; ma spesso ci si dimentica di una diffusa esigenza popolare. Allora in tutta fretta si inserisce nel programma ciò che ancora vi trova posto, sperando di aver soddisfatto l’esercito dei piccolo borghesi e delle rispettive mogli, e confidando nell’incrollabile stupidità degli elettori.”
(Adolf Hitler in “Mein Kampf”, 1925)
In quel di Milano la politica mostrava un nuovo volto: l’antipolitica
Il 23 marzo 1919, durante l’adunata tenutasi in piazza San Sepolcro, a Milano, Benito Mussolini metteva per iscritto e definiva con i vertici del suo primo nucleo di seguaci programmi ed organigrammi di quello che sarebbe col tempo divenuto il Partito Nazionale Fascista, allora ancora riunito sotto il nome di “Fasci di combattimento”. Nei frenetici giorni che precedettero quella riunione, l’ambizioso politicante di Predappio esponeva i dettagli della sua dottrina politica tra le colonne della testata giornalistica “Il Popolo d’Italia” da lui fondata nel 1814.
«Il 23 marzo sarà creato l'”antipartito” sorgeranno cioè i Fasci di Combattimento, che faranno fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra»
(Benito Mussolini ne “Il Popolo d’Italia”, 2 Marzo 1919)
L’antipolitica fu la chiave?
Leggendo, o forse ascoltando, le dichiarazioni fatte allora da Mussolini è possibile comprendere meglio alcuni degli innumerevoli e spesso discutibili fattori che hanno favorito la dirompente ascesa politica del Duce. Un successo di tale portata può infatti essere attribuito anche ad una campagna di propaganda per certi aspetti innovativa. Questa si basava infatti su una sistematica demonizzazione di forze politiche ed ideologie contemporanee e precedenti, colpevoli di non aver dato abbastanza ad un popolo che “meriterebbe altro”. In tale contesto, Mussolini proponeva qualcosa di nuovo. Quest’ illusione diversa dalle altre, su di un popolo ridotto alla povertà e deluso dagli esiti diplomatici della prima guerra mondiale, non tardò a far presa.
“L’adunata del 23 marzo rivolge il suo primo saluto e il suo memore e reverente pensiero ai figli d’Italia che sono caduti per la grandezza della Patria e per la libertà del Mondo, ai mutilati e invalidi, a tutti i combattenti, agli ex prigionieri che compirono il loro dovere, e si dichiara pronta a sostenere energicamente le rivendicazioni d’ordine materiale e morale che saran propugnate dalle associazioni dei combattenti.”
(Benito Mussolini ne “Il Popolo d’Italia”, 24 marzo 1919)
Nulla si crea, Nulla si distrugge, tutto si trasforma
“Dov’erano tutti questi Soloni che spiegano a me, povero ignorante ministro dell’Interno, cosa dovrei fare per aiutare questo paese? Io sto governando da quattro mesi, ma voi che avete avuto responsabilità di governo o di gestione della cosa pubblica, dove eravate? Cosa facevate se avete tutte le soluzioni oggi?”
(Matteo Salvini su Facebook, 16 Ottobre 2018)
Questa dialettica, costituita spesso da una demagogia semplicistica e priva di costruttività, sopravvisse al ventennio fascista ed al suo traumatico crollo. Essa divenne poi con il passare del tempo chiave del successo di molte delle più fortunate campagne politiche e mediatiche degli ultimi anni.
“L’attuale sistema politico ed economico non sta più in piedi. Siamo costretti a pensare a un mondo nuovo. Parliamo di civiltà non di politica. Dobbiamo riprogettare il mondo… Non è meraviglioso?”
(Tratto da “Il Grillo canta sempre al tramonto” di Beppe Grillo, Dario Fo e Gianroberto casaleggio, 2013)
Contestare il presunto immobilismo di chi governa o di chi ha tenuto le redini del governo, promettendo un’indefinita ma audace via per il cambiamento della quale nessuno può negare l’efficacia perchè mai sperimentata prima, offre al popolo l’allettante ma illusoria prospettiva di una scorciatoia semplice ed apparentemente ovvia ma alla quale nessuno ha mai pensato prima.
“Riporterò il nostro governo onesto all’onestà, credetemi. Ma prima dovrò prosciugare la palude a Washington D.C.”
(Donald Trump su Twitter, 18 Ottobre 2016)
Anche a causa di questo modo di fare politica, agli occhi della cittadinanza le istituzioni ed i loro rappresentanti divengono “alieni”. Questi si esprimono infatti in una strana lingua, sempre più incomprensibile per un popolo presso il quale la crescente disimpegno politico spesso maschera una profonda ignoranza in campo giuridico e politico. Tale ignoranza è tuttavia inspiegabile, date la capillare diffusione degli attuali mezzi di informazione e l’alto tasso di alfabetizzazione.
Dalle grandi masse al grande pubblico
“La Germania sta andando di male in peggio. Noi siamo i falliti della globalizzazione e i politici vogliono farci credere che una maggiore efficienza ci aiuterà ad uscire dalla crisi. Ma i politici sono i burattini dell’economia. Dicono che la disoccupazione è in calo, che la bilancia commerciale è in attivo, ma la verità è un’altra: i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sono sempre più ricchi! L’unica vera minaccia è il terrorismo. Un terrorismo che noi stessi abbiamo alimentato attraverso le ingiustizie che facciamo finta di non vedere. E così mentre giorno dopo giorno noi distruggiamo il nostro pianeta i ricchi e i potenti si fregano compiaciuti le mani e costruiscono satelliti per poter osservare tutto dall’alto!”
(Jürgen Vogel nel ruolo di Rainer Wenger ne “L’onda”, regia di Dennis Gansel, 2008)
Diversi sono i riferimenti all’antipolitica di stampo Mussoliniano nella cultura di massa. L’ atroce esperienza del comunismo di guerra e delle dittature naziste e faciste, nate anche grazie a un tale sistema propagandistico, ha aperto nella coscienza collettiva ferite che difficilmente guariranno. Ciò ha influenzato ed influenza anche oggi l’opera di molti dei più noti scrittori, artisti, drammaturghi e registi.
Uscire dalle convenzioni per parlare ai cuori
“Il Duce in primo piano il Duce potenza irradiante fuor da un corpo solido elastico pronto allo scatto senza pesi ne’ abitudini per un continuo pensare volere decidere agguantare schiacciare respingere accelerare verso la nuova luce”
(Tratto da “Il poema dei sansepolcristi” di Filippo Tommaso Marinetti, 1939)
Quello introdotto da Benito Mussolini era un modo di fare politica lontano dagli schemi e dalle convenzioni a lui contemporanee. L’obiettivo primario del “politico” diveniva infatti riunire attorno a se il maggior numero di consensi. Per fare ciò quest’ultimo era necessario convincere le genti che anche a quegli inarrivabili tavoli dove tutto si decideva finalmente poteva sedere qualcuno che pensasse ed agisse esattamente come loro. Questa nuova e carismatica figura parlava quindi non più alle menti ma ai cuori di delle grandi masse, desiderose di un cambiamento mai parso fino ad allora così vicino.
Un superuomo ci condurrà fuori dalla caverna
“Leggo qualche giornale e sorrido: ma quanto dà fastidio alla vecchia politica e ai vecchi potenti che ci sia un governo nuovo, che finalmente si interessa degli Italiani e non dei poteri forti?”
(Matteo Salvini su Twitter, 15 Dicembre 2018)
Oggi una simile dialettica è riconoscibile nelle dichiarazioni e nelle campagne promozionali di vari personaggi, sempre più influenti all’interno dell’attuale dibattito politico. Si tratta di figure alle quali più o meno volutamente viene attribuita da seguaci e simpatizzanti la capacità di interpretare e di proteggere il popolo da quell’oscuro mondo fatto di decreti e di “professoroni”.
“Noi non siamo euroscettici, anzi siamo i più grandi sostenitori dell’Europa, ma questa Ue è da abbattere a bastonate.”
(Matteo Salvini durante la “Bèrghem frècc” di Albino, 29 dicembre 2013)
Questi “capitani” del nuovo millennio trasformano la politica in uno show, la legge in slogan. Essi fanno credere a una popolazione la gran parte della quale nulla sa del funzionamento di processi giuridici, legislativi ed amministrativi di aver finalmente capito tutto. Qualcuno dei sempre più numerosi seguaci di tali figure si illude di aver compreso cosa si nasconde dietro ai complessi “giochi di palazzo” di una politica della quale molti rappresentanti hanno visto più aule di tribunale che sedi istituzionali.
L’ antipolitica diventa “smart”
“Il “Nuovo Ordine Mondiale” non tollera Stati nazionali e famiglie, lingue nazionali e culture. Vuole vedere ovunque il medesimo, cioè il piano liscio del mercato globale con gli uomini ridotti a consumatori anglofoni.”
(Diego Fusaro su Facebook, 28 agosto 2017)
Attualmente il successo di simili strategie politiche é probabilmente legato anche al travolgente sviluppo dei nuovi mezzi di informazione e/o comunicazione, primi tra questi i Social Network. Molte tendenze politiche possono essere infatti comprese solamente se analizzate all’interno della società “a misura di clic” che ci circonda oggi. Oggi le vite di pressocché ogni donna ed ogni uomo sono scandite fin dall’infanzia dalla continua ricerca di un’immediatezza, una praticità ed una dinamicità che nulla hanno a che vedere con i tempi ed i modi della vita burocratica ed istituzionale di una democrazia.
Siamo in un’epoca dove la soglia d’attenzione di molti individui si ferma ai “280 caratteri” di un tweet o ad un fuorviante titolo di giornale. Siamo in una società nella quale molti cittadini sentono il bisogno di slogan che spieghino loro chi li debba governare ed in quale maniera. Probabilmente Karl Marx e Friedrich Hengels avevano ragione: uno spettro si aggira per l’Europa, quasi certamente lo spettro dell’ignoranza.