Chàvez ed il Chavismo
Con questo articolo ho cercato di riassumere in poche righe , in tutte le sue sfaccettature, il fenomeno dello Chavismo in Venezuela ,fra gli anni ottanta e gli anni duemila. Per Chavismo intendo quel pensiero politico e filosofico che ha caratterizzato la figura di Chàvez , negli anni che lo videro come protagonista della scena politica nell’America del sud e più in particolare nel Venezuela. Ho cercato di trovare , attraverso i capitoli della mia tesi, quali fossero i reali motivi che portarono Chavez al suo insediamento e in che modo riuscì a mantenere il potere per così tanti anni. Dando vita ad un regime di stampo assolutamente personalistico .
La Quarta Repubblica
Entrando più nello specifico, nel primo capitolo del mio elaborato, ho cercato di delineare quali fossero gli episodi che hanno maggiormente caratterizzato la Quarta Repubblica Venezuelana nel periodo compreso fra il 1979 e il 1999. Per Quarta Repubblica, intendendiamo quel lasso di tempo intercorso tra il 1958 e il 1999, periodo in cui si registrò un forte predominio delle forze politiche democratiche, che negli anni passati destituirono il regime militare del generale Marcos Pérez Jiménez nel 1958. Furono anni in cui il paese , dopo una prima fase di boom economico, dovette affrontare tre grandi crisi . Nel giro di quindici anni misero completamente in ginocchio l’intero establishment sia economico che politico – sociale.
Il Bipolarismo e la crisi bancaria
Nel secondo capitolo, invece, ho cercato di individuare le effettive cause politiche della crisi istituzionale e bancaria degli anni novanta. La classe dirigente venezuelana, infatti, stava registrando una crescente disaffezione da parte dell’elettorato nei confronti del sistema politico tradizionale , da sempre monopolizzato dal bipolarismo politico dei due maggiori partiti del Paese: Il COPEI e L’AD. Il COPEI era il partito cristiano democratico, fondato da Rafael Caldera nel 1958 e rappresentava l’elettorato del centro destra del paese. L’AD invece, nato negli anni 40 grazie a Betancourt, era il partito social democratico e rappresentava l’elettorato del centro sinistra.
L’ascesa di Convergenza Nazionale
Nel 1993, Per la prima volta nella quarta repubblica venezuelana, il potere presidenziale passò ad un nuovo partito, il CN (Convergenza Nazionale). Guidato da Rafael Caldera, fondatore del Copei e già presidente del Venezuela dal 1969 al 1974. Questo partito rappresentava, invece, l’elettorato della sinistra più radicale del paese. Formato da più partiti minoritari della sinistra, che si erano uniti in un’unica lista civica.
Una spaccatura insanabile
Il Cn non riuscì, però mai ,a sanare del tutto quella disaffezione al mondo politico che aveva contraddistinto il sistema partitico del paese negli ultimi quarant’anni. Nonostante i discreti successi ottenuti nel settore economico tra il 1994 e il 1999, il paese registrava ancora un tasso di povertà troppo elevato. Infatti, le riforme economiche che vennero attuate negli 80′, avevano , come obiettivo principale, quello di “modernizzare” le infrastrutture economiche del paese. Non tenendo però minimamente conto del problema della crescente povertà fra la popolazione. Anzi, si ritenne erroneamente che sarebbe bastato riassorbirla in un secondo momento, in una successiva potenziale fase di crescita economica .
La nascita del mito di Chàvez
Fu proprio questo il motivo scatenante che portò Chavez, a quei tempi uno sconosciuto comandante fra tanti dell’esercito nazionale , a tentare ben due colpi di stato ,nel 1992, contro la presidenza Perez. I colpi di stato, come sapete, fallirono. Ma aumentarono di gran lunga la sua popolarità. Egli era riuscito a far breccia nel malcontento popolare. Il popolo vedeva finalmente in lui una figura che fosse capace di riportare un’etica politica all’interno della repubblica venezuelana. Macchiata da troppi anni da innumerevoli scandali di corruzione.
La Repubblica Bolivariana
Ho diviso il periodo della presidenza di Chavez in due momenti distinti: – un primo momento, dal 1998 al 2005, che ho chiamato” la costruzione della repubblica bolivarina” , che ebbe come protagonista la società venezuelana. Mentre Chàvez inizialmente poteva contare su un elettorato eterogeneo e interclassista , successivamente si dovette accontentare di avere un sostegno sempre più polarizzato. Formato solo dai suoi fedelissimi , rinunciando così ad una politica sempre meno pragmatica, ma più ideologica.
Il nobile esperimento
Un secondo periodo, dal 2005 al 2013, anno della sua morte, che ho denominato”il nobile esperimento”, in cui il Chavez provò a realizzare, fallendo, un nuovo tipo di società fondata su un ideale di socialismo utopico.
La crisi e il dopo Chàvez
Nel terzo capitolo, invece, ho cercato di focalizzare l’attenzione sull’ultima crisi economica del Venezuela, scoppiata nel 2013. Sui limiti della politica interna ed estera e sulla pesante eredità del culto della personalità di Chavez ereditata da Nicolas Maduro, suo successore ed attuale presidente del Venezuela. Maduro, infatti , dovette concentrarsi su due fronti: il crollo dei prezzi del petrolio, che rappresentava la principale risorsa economica del Venezuela, portò il paese ad una sostanziale riduzione di fondi , allo smantellamento dello stato sociale e ad un inasprimento della crisi economica, nata nel 2009 e ad oggi tuttora in atto nel paese.
Le difficoltà di Maduro
Il dopo Chavez, che per anni coincise con innumerevoli difficoltà affrontate da Nicolas Maduro. Suo successore, cercò di legittimare la propria figura presidenziale (dal momento che godeva di scarsa popolarità fra i membri del suo stesso partito ed essendo sempre stato un esponente di secondo piano). Inoltre gli era pure toccato l’ingrato compito di doversi confrontare con una figura così ingombrante come quella del suo predecessore. Le cariche da lui ricoperte in passato, tra il 2005 e il 2013, di ministro degli esteri e di vicepresidente,sembravano non fossero mai state prese seriamente in considerazione. Nonostante Chavez, durante il suo ultimo anno di vita , avesse indicato più volte Maduro come suo naturale successore, lasciando presagire che fra i due intercorresse un intimo rapporto personale.
Il malcontento verso il Partito socialista
I dibattiti all’interno del partito, su chi dovesse prendere il posto di Chavez, non fecero altro che distogliere l’attenzione dei molti aspiranti allo scranno presidenziale sulle sempre più gravi problematiche che il paese stava affrontando. La mancanza di una politica seria ed incisiva , da parte del governo, che potesse mettere la parola “FINE” alla crisi economica, spinse l’elettorato venezuelano, tradizionalmente sinistrorso, a non voler più riconfermare la propria fiducia nel partito socialista unito.
Il governo si spacca
Ciò portò, nel 2015 , alla vittoria le forze d’ opposizione, che si erano riunite in un unico gruppo partitico, il MUD. Grazie ad essa, l’opposizione riuscì a riprendersi. Per la prima volta in sedici anni , si aggiudicò il controllo della camera del parlamento e il predominio del potere legislativo , uno dei tre organi statali ( Legislativo, Esecutivo, Giudiziario), togliendolo al partito socialista. Questo fatto , per ironia della sorte, riuscì a unire e compattare ancora di più la frangia partitica che sosteneva Maduro, rinviando il problema della legittimità della successione presidenziale ad un secondo momento.
Anni di tensione
Ora, l’unico vero obiettivo da affrontare, era quello di superare la crisi politica e garantire la sopravvivenza politica dell’esperienza chavista. Gli anni successivi tra il 2015 e il 2018, furono dominati da un aumento esponenziale di scontri politici, istituzionali, ma anche da proteste da parte della popolazione comune che manifestava contro il carovita e la corruzione del governo. Dopo una prima fase di tentata distensione e di dialogo su come evitare il default del paese, i rapporti tra opposizione e governo si incrinarono sempre più, fino ad arrivare a delegittimarsi a vicenda.
L’avvicinamento alla Cina
Questo costrinse il governo a compiere un’azione di forza , che da un lato chiuse ogni possibile forma di dialogo con gli altri partiti ,ma dall’altro causò anche un forte isolamento internazionale del paese sia nei confronti dei molti ex alleati americani, che delle restanti potenze occidentali. L’obiettivo era quello di gravitare sotto l’orbita dell’economica cinese. Gli aiuti cinesi, però, non furono sufficienti a garantire un freno all’inflazione e a pagare le importazioni di materie prime, per fronteggiare la crisi alimentare del paese.
Un regime sempre più autoritario
Per affrontare questi problemi, Maduro ricorse, in nome della stabilità , ad un aumento del potere esecutivo che venne visto da molti analisti politici, come segno delle definitiva trasformazione del paese da stato “ibrido” con infrastrutture democratiche, ad un regime autoritario de facto.
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