Il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi
Un destino già scritto
Era il 23 maggio del 1707, quando, in una fattoria della Svezia meridionale, Carl Nilsson Linnaeus vide per la prima volta la luce del Sole. Era il primogenito di un contadino di nome Nils Ingemarson e Christina Broderson, figlia del locale Pastore Protestante. Alla morte del suocero tuttavia, il padre di Carl divenne egli stesso Pastore. Era costui così tanto appassionato di Botanica, che, agli inizi dei propri studi teologici, aveva adottato come cognome la parola Linnaeus, ossia la latinizzazione della parola dialettale lind, che significava tiglio.
Il giovane Carl, che avrebbe inizialmente dovuto intraprendere la carriera ecclesiastica, ereditò questa passione e finì per iscriversi all’Università. Qui poté dedicarsi allo studio della Medicina e soprattutto delle sostanze medicinali, che all’epoca erano quasi tutte di origine vegetale. E fu durante il periodo universitario che gettò le basi per quello che sarebbe divenuto il suo metodo tassonomico (vale a dire l’organizzazione delle varie creature viventi in gruppi chiamati taxa o, al singolare, taxon, derivante dal vocabolo greco τάξις , tàxis, che significa ordinamento).
Nel 1728 egli si trasferì all’Università di Uppsala, dove trascorse il tempo a raccogliere e studiare diversi tipi di piante, oltre ad ottenere alcuni finanziamenti per le proprie ricerche.
L’importanza del Nome
“Nomina si nescis, perit et cognitio rerum”.
“Se non conosci i Nomi, anche la conoscenza delle cose perisce”.
Copertina di Systema Naturae, una delle maggiori opere di Linneo
Il 1735 è l’anno che, per la prima volta, vede l’applicazione della cosiddetta Nomenclatura Binomiale o Nomenclatura Binomia all’ambito della classificazione delle piante. Come il nome stesso suggerisce, essa consta di due parti (ad es. Homo Sapiens), in cui il primo epiteto definisce il Genere, mentre il secondo la Specie. Sia il Nome Generico (Homo), che il Nome Specifico (Sapiens) derivano quasi sempre dal Latino. In alcuni casi invece essi derivano dal Greco o dal nome dello scienziato che ha effettuato la scoperta, che però si deve sempre latinizzare.
L’applicazione di tale sistema all’ambito delle Scienze Biologiche comportò diversi vantaggi. In primo luogo semplificava il processo di nomenclatura e si poteva utilizzare in molteplici ambiti. La nuova nomenclatura eliminava inoltre le ambiguità, poiché lo stesso nome era valido in tutte le lingue e in ogni paese.
Una base per qualcosa di più grande
Per quanto geniale, col passare del tempo e l’aumento delle nostre conoscenze, la rivoluzionaria idea di Linneo si dimostrò insufficiente per catalogare la totalità delle creature viventi. Fu così che, parallelamente alla nomenclatura binomiale, prese forma la cosiddetta nomenclatura trinomiale, la quale permetteva, oltre all’identificazione del Genere e della Specie, anche quella delle Sottospecie.
Ad esempio Equus Ferus è il nome con cui si identifica il cavallo selvatico, mentre Equus Ferus Caballus ci permette di classificare una sua sottospecie, ossia il meglio noto cavallo domestico. Ed esso differisce dal primo per la sua maggiore propensione all’addomesticabilità. Inoltre, al di sotto della Sottospecie, esistono altri gradi che permettono una classificazione ancora più meticolosa.
Equus Ferus Caballus (sotto) e Equus Ferus (sopra)
Pertanto è grazie all’intuizione di Linneo se la nostra mente è riuscita a portare un ordine laddove all’inizio sembrava non esserci ed è sempre grazie a lui se oggi possiamo comprendere meglio la Natura che ci circonda.
Piermarco Paci Fumelli