La foresta continua a bruciare in Brasile e in altri paesi sudamericani, mentre i paesi del G7 cercano un accordo per intervenire.
Il climatologo brasiliano Carlos Nobre ha detto di temere che, se tra il 20 e il 25 per cento della foresta venisse distrutto, l’ecosistema potrebbe raggiungere un punto di non ritorno oltre il quale la foresta si trasformerebbe in savana.
Per ora, secondo Nobre, siamo vicini al 15-17 per cento di foresta distrutta.
Ma quali sono le cause di questi incendi? Ed è davvero un fenomeno così critico come dicono?
L’importanza della foresta
L’Amazzonia ha una superficie totale di circa 5,5 milioni di chilometri quadrati: più del 60 per cento si trova in territorio brasiliano, ma la foresta cresce anche in Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese.
La foresta amazzonica è uno degli ecosistemi più ricchi al mondo, ed è importante, ad esempio, per il vapore acqueo che rilascia nell’atmosfera, il quale ha un’influenza nei cicli delle piogge mondiali.
Per la quantità di anidride carbonica che assorbe è considerata fondamentale per la lotta al cambiamento climatico. Inoltre ospita fino a 500 comunità indigene e circa 3 milioni di specie di animali e piante, molte delle quali non si trovano in altre parti del mondo.
Le cause degli incendi
Nella regione amazzonica , gli incendi sono rari per gran parte dell’anno perché il tempo umido impedisce loro di iniziare e diffondersi. Tuttavia, a luglio e agosto, l’attività in genere aumenta a causa dell’arrivo della stagione secca.
Lo zampino dell’uomo
Da una parte, ricorda l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione ambientale, ci sono gli agricoltori e alle grandi imprese zootecniche e agro-industriali che usano il metodo ‘taglia e brucia’: gli alberi vengono tagliati tra luglio e agosto, lasciati in campo per perdere umidità, poi bruciati. Quando ritorna la stagione delle piogge, l’umidità del terreno denudato favorisce lo sviluppo di vegetazione nuova per il bestiame il cui allevamento è responsabile dell’80% della deforestazione in corso nella foresta pluviale amazzonica.
Una parte significativa dell’offerta globale di carne bovina, compresa gran parte dell’offerta di carne in scatola in Europa, proviene da terreni che un tempo erano la foresta pluviale amazzonica.
I cambiamenti climatici
Gli incendi sono favoriti e sostenuti dalle condizioni climatiche estreme, da ondate di calore prolungate e intense e da siccità prolungate, insolite per questa parte del mondo.
Cambiando le condizioni meteo-climatiche, cambiano anche le intensità degli attacchi degli insetti, che rendono le piante più vulnerabili: i rami secchi, le piante morte e il terreno arido fanno aumentare il materiale comburente e dunque il rischio degli incendi.
Deforestazione del mondo?
Il mondo non si sta deforestando, anzi: nella sola Europa c’è molto più verde rispetto a un secolo fa.
Allo stesso modo, spiega ancora Nepstad, l’allarme sul numero degli incendi di questa estate in Amazzonia è fortemente esagerato, essendo di poco superiore alla media degli ultimi dieci anni.
Anche la Nasa lo conferma: il numero degli incendi di queste settimane è in linea con la media degli ultimi quindici anni. Se si prende poi la sola zona del Rio delle Amazzoni, quella cioè prettamente brasiliana, il numero di incendi registrato al momento è inferiore a quello registrato in sei degli ultimi dieci anni nello stesso periodo.
Cosa succede se perdiamo la foresta amazzonica?
Il danno più ovvio è che avremo immesso una grande quantità di CO2 nell’atmosfera, proprio quando abbiamo disperatamente bisogno di fare il contrario per evitare il disastro climatico.
Ma non è soltanto una questione di CO2: eliminare la foresta ha l’effetto di aumentare la temperatura anche localmente per vari effetti biofisici.
E non è che dal disboscamento si ottenga buon terreno agricolo: il suolo della foresta pluviale è sottile e si erode facilmente.
L’intero ecosistema delle aree di foresta pluviale bruciate sarà alterato. Ad esempio, le fitte chiome degli alberi della foresta pluviale bloccano gran parte dei raggi solari dal raggiungere il terreno. Il fuoco ha spalancato questa tettoia, facendo entrare la luce e modificando radicalmente i flussi energetici di un intero ecosistema.
Com’è la situazione?
Gli incendi vanno spenti, la situazione è certamente grave, ma non così diversa da quella di altre estati.
Eppure la mobilitazione è globale, oltre che grossolana nei toni e nelle accuse al presidente brasiliano: sembra che da un momento all’altro la foresta amazzonica possa scomparire.
Come per molti eventi distanti, però, è la narrazione che se ne fa che colpisce chi legge o ascolta le notizie sui roghi in Sudamerica.
I media ingigantiscono, semplificano, e se possono attaccare il nemico sovranista lo fanno senza preoccuparsi di verificare tutto.