E’ arrivato il momento della settimana in cui Sistema Critico vi porta in giro per il mondo tramite le Breaking News del mercoledì. Il nostro viaggio oggi inizia con LA notizia della settimana, in assoluto la più chiacchierata e osservata, le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Ve ne avevamo parlato anche mercoledì scorso, ma ancora non c’erano dei risultati definitivi. La seconda tappa, invece, riguarda due paesi, l’Italia e la Cina. Infine, lasciamo la geografia per parlare di una notizia dal mondo dello spettacolo, curiosi? Non vi resta che leggere.
Joe Biden è il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Trump sconfitto, annuncia ricorsi.
Un election day che si è rapidamente trasformato in una election week: ci sono voluti più di tre giorni, una volta chiusi gli spogli, per determinare l’esito delle elezioni. Le complicazioni del voto via posta, mai così presente come quest’anno, hanno dilatato enormemente i tempi, ma alla fine il verdetto è chiaro; Joe Biden è il quarantaseiesimo presidente della storia degli Stati Uniti, e Kamala Harris è la sua vicepresidente. Il nativo di Scranton ottiene un trionfo storico e pone fine, dopo quattro anni, alla presidenza di Donald Trump.
La tre-giorni elettorale è stata un vero ottovolante. Trump ha approfittato immediatamente, la mattina (italiana) del 4 novembre, di una particolare congiuntura nel conteggio dei voti per fare quello che molti giustamente temevano: annunciare la vittoria, quando di vittoria ancora non si poteva parlare. Da un lato Florida, Ohio e Texas, che contavano prima i voti ricevuti via posta, avevano visto scomparire rapidamente il “miraggio blu” ed erano andati con buon margine a Trump. Dall’altro, poco prima che Trump andasse in conferenza stampa iniziavano a manifestarsi gli effetti dell’altrettanto annunciato “miraggio rosso” (negli Stati in cui si contavano prima i voti in presenza) e il GOP appariva saldamente in testa in tutti gli altri swing states. Ma, per l’appunto, di miraggio si trattava.
Nel corso della giornata successiva, appariva chiaro come la rimonta di Biden fosse inarrestabile: prima vinceva Michigan e Wisconsin, e finalmente il 6 novembre si chiudevano i giochi, con la chiamata della Pennsylvania.
Cosa succede ora?
Biden dovrebbe chiudere la partita con 306 grandi elettori, a fronte dei 234 di Trump. Nonostante le sconfitte in Florida ed Ohio, il candidato democratico si è aggiudicato Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, Georgia, Arizona e Nevada, segno di ottimi risultati sia nella Sun Belt che nella Rust Belt. Nonostante ciò, Trump non ha accettato la sconfitta e, nel corso di quella che è stato definito dalla CNN “il suo discorso più bugiardo”, ha parlato di brogli elettorali e di irregolarità varie. Il suo team di legali si è messo all’opera, come annunciato in una conferenza stampa a Philadelphia, ma è folle pensare possa avere successo. Le accuse di Trump si basano sul nulla e rischiano solo di peggiorare l’immagine di quello che è già il Presidente più controverso della storia americana.
Biden si insedierà al suo posto il 20 gennaio 2021, al termine di una fase di transizione che durerà più di due mesi. Ha già annunciato una serie di misure per contrastare il covid-19, rientrare negli Accordi di Parigi sul clima ed eliminare il “Muslim Ban” di Trump. Di fatto però, molto dipenderà dal risultato del doppio ballottaggio per il Senato che si terrà in Georgia a gennaio. Se i democratici vinceranno entrambi i seggi, andranno sul 50 a 50, e grazie al voto della vicepresidente avranno la maggioranza de facto. Se invece così non fosse, i primi due anni del suo mandato diventerebbero un percorso irto di insidie e difficoltà.
Matteo Suardi
50 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Repubblica Popolare Cinese
Il 6 novembre Italia e Cina hanno festeggiato il 50esimo anniversario delle loro relazioni diplomatiche.
Le radici di questa relazione risalgono a diversi secoli fa grazie a figure come Marco Polo e Matteo Ricci. I rapporti diplomatici, tuttavia, si interruppero alla nascita della Repubblica Popolare Cinese e la fuga del governo del Kuomintang sull’isola di Formosa, dove trasferirono la Repubblica di Cina.
Non fu possibile riconoscere entrambi i governi che si definivano cinesi, in quanto sia la Repubblica Popolare Cinese, che la Repubblica di Cina (Taiwan) rivendicavano l’intera area e si definivano l’unica Cina. L’Italia, come tutto l’Occidente, scelse di mantenere i rapporti con la Repubblica di Cina. Quest’ultima, quindi, occupò il posto della Cina nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Decisione voluta principalmente dagli Stati Uniti che scelsero di riconoscere il governo che si era schierato “dalla parte giusta” della seconda guerra mondiale, ma, soprattutto, non avevano intenzione di riconoscere un paese comunista e vicino all’URSS.
La ripresa delle relazioni formali tra Italia e RPC è il traguardo del lungo lavoro diplomatico svolto negli anni precedenti. Già nel 1955 una spedizione di italiani, guidata da Pietro Nenni, si recò in Cina e Nenni fu ricevuto dallo stesso Mao.
Solo negli anni 70 si videro cambiamenti a questa situazione. Nenni, una volta divenuto Ministro degli Esteri, nel 1969 propose il riconoscimento della RPC. L’anno seguente furono nomitati gli ambasciatori e aperte le ambasciate. Di fronte a questo, la Repubblica di Cina, prevedibilmente, interruppe i rapporti formali con l’Italia. Sulla scia di questa apertura altri paesi europei seguirono l’Italia. Poi, nel 1971 l’ONU decise di riconoscere i rappresentanti della Repubblica Popolare Cinese come unici legittimi rappresentanti della Cina. Da quel momento la RPC si è seduta al tavolo del Consiglio di sicurezza.
Le celebrazioni. Segnale di cambiamento?
Data la situazione che il mondo si trova a vivere non è stato possibile organizzare grandi eventi per celebrare questo “compleanno”. Tuttavia il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, hanno potuto scambiarsi gli auguri per mezzo di una lunga telefonata. Invece, i premier dei due paesi e i ministri degli esteri si sono scambiati delle lettere.
Sui social dell’ambasciata cinese in Italia si trovano diversi post e video di celebrazione, tra cui un evento in diretta streaming su Facebook.
Quello che colpisce, forse, è l’atteggiamento del nostro ministro degli esteri, il quale si è limitato a celebrazioni abbastanza formali. Un comportamento che non ci si aspetterebbe da una delle figure che tanto spinsero e difesero il famoso memorandum of understanding firmato nel 2018. Attualmente sembra che Di Maio sia più interessanto a rivendicare la posizione atlantista del nostro paese.
Andrea Giulia Rossoni
Johnny Depp cacciato dal franchise di “Animali Fantastici”
È notizia recente che l’attore hollywoodiano abbia perso la causa per diffamazione contro il giornale “The Sun” che, in passato, lo aveva definito un “wife beater” ossia un picchiatore di mogli.
Il titolo in questione fa riferimento alle accuse di violenza domestica e la seguente citazione in giudizio partiti, nel lontano 2016, dall’ attrice, ed ex moglie di Johnny Depp, Amber Heard.
La Heard, durante il processo, portò come prova diverse foto che la ritraevano con il volto tumefatto. In una delle foto mostrate, l’attrice accusò l’ex marito di averla colpita, proprio mentre era sotto effetto di droghe, con lo smartphone. Per dimostrare l’abuso di droghe da parte del famoso attore hollywoodiano, furono mostrate diverse foto che ritraevano la cucina di Depp come luogo adibito al consumo di droghe di diverso tipo.
Seppur la Heard abbia vinto la causa, Johnny Depp l’ha citata in giudizio accusando lei questa volta di violenze domestiche. L’attore hollywoodiano sta cercando di ribaltare la situazione mostrando foto inedite, non mostrate durante il primo processo, che lo ritraggono col volto tumefatto e altre prove audio in cui sembra emergere una verità sfavorevole per l’ex moglie.
Ancora non è dato sapere chi tra i due litiganti abbia ragione, anche perché vi è in corso un altro processo. Il tribunale inglese, però, un’idea chiara sulla causa che Depp ha intentato nei confronti del giornale “The Sun” se l’è fatta. Infatti, per il giudice inglese Andrew Nicol, i fatti e il titolo riportati dal quotidiano inglese, in base anche a quanto è emerso ed è stato sentenziato dal processo contro Depp intentato dalla Heard, erano sostanzialmente veri. E perciò, in base alla sentenza, il giornale ha tutto il diritto di mantenere inalterato l’articolo pubblicato su Depp.
Gli effetti sulla carriera
Nell’apprendere questa notizia, i dirigenti della Warner Bros hanno subito allontanato Johnny Depp dal franchise di “Animali Fantastici e dove Trovarli”. Questa news ha subito scatenato le ire dei fans della saga e di Depp che, nel prossimo film della serie, non vedranno più il loro divo ricoprire i panni del mago oscuro Grindelwald.
In una nota apparsa sui suoi canali social, lo stesso Depp ha informato i fan della decisione della Warner. Assicurando che farà ricorso per ribaltare l’ultima sentenza contro il Sun e riaccreditare la propria immagine.
Manuel Ferrara