E’ mercoledì e questo vuol dire che è ora delle Breaking News, l’appuntamento settimanale in cui vediamo alcune delle notizie principali della settima. Iniziamo dalle celebrazione della giornata dedicata alle vittime del Covid. Poi le accuse reciproche tra Putin e Biden. Successivamente parleremo di diritti. Prima in Spagna dove è stata legalizzata l’eutanasia, poi in Turchia dove il presidente annuncia l’abbandono della Convenzione di Istanbul. Infine, in Giappone dove una sentenza ha definito incostituzionale vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Chiudiamo con l’evento che ha fatto impazzire il web negli scorsi giorni, l’esercitazione militare che ha colpito un pollaio nei pressi di Pordenone. Vi lasciamo anche una carrellata di meme per migliorare la vostra settimana.
Draghi a Bergamo nella giornata delle vittime Covid
Il Parlamento ha scelto il 18 marzo come Giornata nazionale delle vittime del covid. Proprio la notte in cui vedemmo vari carri militari attraversare Bergamo, per portare fuori regione i troppi corpi delle vittime che il forno crematorio della città non era in grado di processare. L’immagine dei mezzi militari fece il giro del mondo e fu decisiva perché il resto della penisola comprendesse la reale portata della pandemia. Situazione già chiara ai residenti di Bergamo, dove tamponi e trattamenti raggiungevano una minima parte della popolazione, lasciando il resto senza alcuna diagnosi o cura; tanto che i dati sui decessi si rivelarono completamente errati: i morti in Provincia furono più del doppio di quelli riconosciuti dalla Regione, oltre 6mila.
Il Bosco della Memoria
Nell’occasione del primo anniversario il Presidente del Consiglio Draghi ha scelto di recarsi proprio a Bergamo. Durante la cerimonia di inaugurazione del Bosco della Memoria, che il Comune ha realizzato a ricordo delle vittime, il premier ha garantito che lo Stato “c’è e ci sarà”. Ha proseguito affermando che non dovrà più accadere che persone fragili non vengano protette, come invece accaduto durante la scorsa primavera. Presente alla cerimonia anche il Sindaco Giorgio Gori che, in diretta RAI, ha invitato tutti gli italiani a non mollare, consapevoli che la pandemia non è finita.
A conclusione degli interventi la piantumazione simbolica di un albero di tiglio.
Il Bosco della Memoria ospiterà circa 850 alberi e servirà da monumento e da luogo di formazione ed educazione civica per le scuole e la comunità.
Juri Cattelani
Botta e risposta fra Stati Uniti e Russia: Biden definisce Putin “assassino”
Se l’amministrazione Obama e, successivamente, l’amministrazione Trump hanno cercato di normalizzare i rapporti USA-Russia in vista di una proficua cooperazione; l’attuale presidenza sembrerebbe, invece, aver fatto un passo indietro in questo senso. È recente, infatti, la dichiarazione del presidente statunitense Joe Biden, rilasciata all’ABC, in cui definisce il presidente russo Vladimir Putin “un assassino”. Ma non finisce qui: Biden aggiunge che il leader del Cremlino “pagherà un prezzo”. Le parole del presidente americano non sono frutto di “un’isteria provocata dalla debolezza”; bensì di una reazione a catena scatenatasi dopo la diffusione del rapporto dell’intelligence americana secondo il quale Putin avrebbe tentato di condizionare le ultime elezioni americane, in modo da permettere la rielezione di Donald Trump (avversario di Biden nel 2020).
Mosca risponde indignata
Naturalmente queste accuse non sono state ben digerite dal governo russo, che ha prontamente risposto con il ritiro dell’ambasciatore russo Anatoly Antonov da Washington. Queste dichiarazioni, inoltre, sono state definite “infondate” dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Anche Putin ha voluto dire la propria sulla questione, dapprima augurando al presidente americano una buona salute e poi rispondendo all’accusa di essere un “assassino”: ‘Mi ricordo che quando eravamo piccoli quando litigavamo dicevamo: “Chi lo dice sa di esserlo”.
Questo battibecco fra Stati Uniti e Russia dipinge perfettamente il rapporto precario che esiste fra i due territori dai tempi della Guerra Fredda. Da una parte, infatti, si può vedere il desiderio di questi di cercare dei punti condividibili su cui poter collaborare; ma dall’altra la facilità con cui si può innescare prontamente uno scontro su un terreno già fertile di ostilità.
In Spagna morire in pace è un diritto
Il 18 marzo la Spagna ha reso legale l’eutanasia attiva ed il suicidio assistito considerandoli a tutti gli effetti dei diritti che devono essere esercitati per mezzo del Sistema Sanitario Nazionale.
La legge in breve
La legge è stata proposta dal Partito socialista ed entrerà in vigore da giugno, prevedendo che a usufruirne siano i cittadini spagnoli o comunque legalmente residenti in Spagna, maggiorenni, capaci di intendere di volere e che soffrano di patologie croniche disabilitanti e gravi, che rendano la persona non-autosufficiente e che generino una sofferenza fisica e psichica costante e intollerabile. La persona che compirà questo passo potrà farlo solo dopo aver dimostrato che non vi sia alcuna costrizione da parte di terzi e dopo essere stato messo a conoscenza della possibilità di seguire un piano terapeutico di tipo palliativo. In seguito, una commissione con almeno due medici estranei al caso deciderà se approvare o bocciare la richiesta.
Le critiche
La Spagna, dopo l’Olanda, il Lussemburgo, il Canada, la Nuova Zelanda, la Colombia ed il Belgio è ufficialmente il settimo paese al mondo a rendere legale l’eutanasia attiva, mentre in molti altri paesi europei sono possibili l’eutanasia passiva ed il suicidio assistito.
E in Italia?
In Italia è illegale sia il suicidio assistito sia entrambe le forme di eutanasia, ma dal 2019 la Corte Costituzionale ha dichiarato che “Non è sempre un crimine porre fine alla vita di qualcuno sottoposto a sofferenze intollerabili”. E’ forse il segnale che qualcosa si è mosso anche nel nostro paese?
Permettere l’eutanasia ed il suicidio assistito, significa garantire una morte dignitosa al malato.
Letizia Vian
La Turchia abbandona le donne vittime di violenza
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan torna a far parlare di sé con un annuncio che lascia di stucco: la Turchia abbandonerà la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza sulle donne, nota anche come Convenzione di Istanbul (che vi avevamo spiegato qui).
La convenzione è un atto del Consiglio d’Europa (NB: non è un’istituzione dell’UE!), che attualmente conta 45 paesi firmatari.
Si chiama convenzione di Istanbul proprio perchè fu firmata in questa città turca e la Turchia fu anche il primo paese a ratificarla nel 2011. A firmarla fu lo stesso Erdogan. La convenzione è in vigore dal 2014, anno in cui fu raggiunto il minimo di ratifiche.
I possibili motivi e il legame con l’evoluzione della politica turca
E’ opinione diffusa che questa scelta sia dettata dalla volontà di Erdogan di avvicinarsi alle frange più conservatrici della popolazione. Le stesse per cui aveva anche scelto, nel 2020, di convertire Santa Sofia da museo a moschea.
Queste scelte seguono l’involuzione del regime turco che negli anni si è inasprito e ha iniziato a strizzare l’occhio a fasce islamiche più conservatrici e radicali. All’inizio, infatti, il presidente ha più volte rivendicato la Convenzione come un grande passo avanti turco nella protezione dei diritti e nella lotta per la parità di genere, ma negli anni le sue idee e le sue posizioni nello scenario globale sono cambiate.
Qualcuno mette in relazioni queste scelte discutibili sulla tutela dei diritti con la questione del possibile ingresso turco in Unione Europea. Da una parte chi sostiene che questi fatti dimostrino come la Turchia non fosse pronta. Dall’altra chi sostiene che questa involuzione e avvicinamento a regimi dittatoriali sia frutto proprio dell’allontanamento e della disillusione riguardo l’UE.
Le critiche e le difese
Non sono mancate le critiche da parte della popolazione turca, con diverse manifestazioni di donne scese in piazza per rivendicare i loro diritti. Proteste che si susseguono da mesi, quando si è iniziato a ventilare l’ipotesi di questo abbandono. Anche il segretario del Consiglio d’Europa ha dichiarato che “è un enorme passo indietro che compromette la protezione delle donne in Turchia, in Europa e anche oltre“.
A favore di questa scelta invece si è schierata la figlia del presidente. Ha sostenuto che all’inizio la Convenzione sia stata utile, ma ora sarebbe solo origine di tensioni sociali.
Intanto in Europa qualcuno ha in progetto di compiere la stessa scelta, si tratta della Polonia, mentre l’Ungheria aveva già scelto di non ratificarla circa un anno fa.
Un importante passo per i diritti agli omosessuali in Giappone
Il 17 marzo scorso il giudice Tomoko Takebe della Corte giapponese del Sapporo ha dichiarato incostituzionale il divieto di matrimonio tra coppie omosessuali. L’azione legale, per cui si è ottenuta questa storica sentenza, è iniziata nel 2019 da parte di 16 coppie provenienti da diverse zone del Giappone, che denunciavano il divieto alle nozze, al pari delle coppie eterosessuali.
La sentenza ha accertato la violazione dell’Articolo 14 della Costituzione giapponese, il quale sancisce il principio d’uguaglianza degli individui davanti alla legge, e ha ammonito il governo giapponese per la sua incapacità nel “garantire alle coppie dello stesso sesso anche una minima parte degli effetti legali che derivano dal contratto di matrimonio”.
Questa sentenza rappresenta un importante vittoria per la comunità LGBTQI giapponese. Infatti, il Giappone è l’unico stato parte del G7 che ancora non riconosce le unioni civili a coppie dello stesso sesso. La decisione del giudice non ha effetti immediati sull’ordinamento giapponese, ma apre le porte per un dibattito politico e pubblico nella società, e crea un precedente legale che potrà influenzare le future sentenze delle altre Corti giapponesi.
Salvate la gallina Rosita
La battaglia per il controllo di Pordenone è stata vinta dall’uomo. Giorno 18 Marzo, si è combattuta un’epica battaglia tra l’uomo e le galline. Le seconde a colpi di coccodè uno sculettante andamento, hanno messo in seria difficoltà il corpo dell’esercito italiano. Niente però hanno potuto, le impavide pennute, contro la forza bruta messa in campo dall’uomo. Ai primi sentori di difficoltà, il comando superiore dell’esercito è subito avanzato all’offensiva abbattendo il nemico attraverso l’uso di un carro armato. I morti in battaglia sono stati una ventina, tutte appartenenti alla razza pennuta. Il marito delle sopracitate galline, ha riferito che i funerali delle proprie mogli si terranno nella chiesa di Vivaro, dove si è tenuta la cruenta battaglia.
Tra finzione e realtà
Sembra tutto assurdo e in realtà lo è, ma anche l’assurdità ha un fondo di verità. Giorno 18 marzo, infatti, durante un’esercitazione militare notturna è stato sparato un colpo accidentale con un carro armato, a Vivaro (Pordenone), che invece di colpire il bersaglio stabilito ha colpito un allevamento di galline. A causa di questo incidente, la Procura ha aperto un’inchiesta e nel frattempo i mezzi dell’esercito sono stati posti sotto sequestro.
L’ironia del web
Il web, ovviamente, non si è lasciato sfuggire questa tragicomica notizia ed ha scatenato subito i migliori meme sulla faccenda, eccovene a voi alcuni divertenti.