Come ogni mercoledì è tornato il Breaking News di Sistema Critico. Ieri, il 9 marzo, ricorreva un anno esatto dall’inizio del lockdown italiano e noi oggi apriamo questa raccolta di notizie parlandovi di alcune novità riguardanti i vaccini. Poi non potevamo dimenticare il tema più discusso dell’ultima settimana: il festival di Sanremo.
A questo punto lasciamo l’Italia per parlare dell’ex presidente della Catalunya, Carles Puigdemont, a cui è stata revocata l’immunità. Poi volgiamo lo sguardo alla Svizzera che con un referendum ha vietato il burqa nei luoghi pubblici. Infine lasciamo anche il vecchio continente per parlare di un gruppo di operatori umanitari dell’ONU assediati da jihadisti dello Stato Islamico dell’Africa occidentale.
L’italia e l’export dei vaccini di Astrazeneca
Durante le prime giornate di marzo i siti di informazione di tutto il mondo sono stati inondati da una notizia che vede l’Italia protagonista dello scenario mondiale.
La notizia in questione riguarda il blocco dall’Italia del carico dei vaccini Astrazeneca diretti in Australia.
Il controllo degli export ha preso ufficialmente vita a partire dal 30 di gennaio 2021 con un comunicato stampa, rilasciato dalla commissione europea, che sancisce il rispetto del “meccanismo di trasparenza ed autorizzazione” . Come recita il documento stesso: “Nel tentativo di garantire a tutti i cittadini dell’UE un accesso tempestivo ai vaccini contro il COVID- 19 e per affrontare l’attuale mancanza di trasparenza delle esportazioni di vaccini al di fuori dell’UE, la Commissione ha adottato oggi una misura che impone che tali esportazioni siano soggette a un’autorizzazione da parte Stati membri.”
In base a quanto sancito dal documento, nessuna dose di vaccino potrà essere fornita ai paesi extra europei fino a quando le dosi promesse ai membri dell’UE non saranno consegnate. Si tratta in assoluto della prima mossa di questo genere in Europa e, complice la credibilità di cui Draghi gode tra le istituzioni europee, la proposta italiana di diniego di autorizzazione ha ricevuto subito l’appoggio di tutta la commissione europea.
La risposta di AstraZeneca
La riposta della casa farmaceutica non si è fatta attendere. Il Ceo di AstraZeneca, Pascal Soriot, ha sottolineato in un’intervista che secondo l’accordo preso con l’Europa, l’azienda non avrebbe dovuto fornire un numero esatto di dosi ma che per lo più avrebbe fatto del suo meglio, il così detto ‘best effort”, per garantire la distribuzione del maggior numero possibile di vaccini. Quel che è certo è che delle 100 milioni di dosi che spettavano all’Europa entro fine marzo, ne arriveranno con ogni probabilità solo 40 milioni e che questa notevole differenza di numero non sarà colmata neanche dalle 250.000 dosi di vaccino bloccate.
Le motivazioni
Il blocco italiano all’esportazione è motivato da diverse ragioni: in primis, l’elevato numero di dosi oggetto della richiesta; poi il permanere in Italia in una condizione di penuria dei vaccini a causa dei ritardi nelle forniture da parte dell’azienda, ed in ultimo la condizione definita “non vulnerabile” del paese destinatario.
I Måneskin ci insegnano a non stare “zitti e buoni”
«Siamo fuori di testa, ma diversi da loro». E lo sono stati, incendiando il palco dell’Ariston e trasgredendo i limiti imposti da una società che li vorrebbe omologati ad un qualcosa. I Måneskin vincono la 71esima edizione di Sanremo con il brano Zitti e buoni, attizzando un fuoco infernale di passione e perdizione.
La poesia che la band costruisce è un connubio di rinascita e ribellione: un brivido di energia pura che suggella una denuncia agli oppressori e all’oppressione stessa. I Måneskin stanchi della terra, corrono a prendersi la luna, assieme a tutto il calore del pubblico che li ha voluti vincitori; l’intensità delle parole e della musica esplodono sul palcoscenico, prevaricando i blocchi e i margini che li avevano preceduti. I quattro giovani ragazzi riscattano tutto quello di cui siamo vittime inconsapevoli: una realtà non ancora pronta (o forse sì) ad un sovvertimento delle antiche e radicate tradizioni. Un dinamismo di gioventù e libertà che distrugge le maschere grigie, battendosi per un mondo rosa e pieno di colore.
Il rock conquista il teatro di Sanremo in un’antitesi di ira funesta e placida purezza; il contrasto radicale secondo cui la fame di rabbia si concretizza in un contesto – quello teatrale – completamente antinomico a ciò che contiene. Il teatro, la grande e indiscussa metafora dell’arte stessa, è lo sfondo da cui i Måneskin vogliono ripartire, con la certezza di sfogarsi in un tripudio di potenza e positività.
«In casa mia non c’è Dio / ma se trovi il senso del tempo / risalirai dal tuo oblio», canta la band e noi, indagato il senso della loro musica, ci auguriamo di riscattarci da un oblio che ci incatena a stare zitti e buoni da troppo tempo.
Carles Puigdemont perde l’immunità
Lunedì, il parlamento europeo si è riunito per votare la rimozione dell’immunità concessa all’ex Presidente della Catalunya Carles Puigdemont a seguito delle elezioni incostituzionali del 2017.
Per chi non se lo ricordasse, il tema del referendum era l’indipendenza della Catalunya dalla Spagna. Non solo la regione è da anni la più ricca del proprio Paese, ma è anche una delle aree più redditizie a livello europeo. Non sorprende quindi il desiderio di distaccarsi da una Spagna in recessione. Infatti, il 43,03% della popolazione si presentò alle urne ed il ‘Sì’ vinse con il 92,01%. Furono, però, elezioni molto controverse e ci sono molte testimonianze di scorrettezze da entrambe le parti.
Nonostante la vittoria schiacciante, il referendum venne immediatamente considerato incostituzionale. Del resto, l’Articolo 2 della Costituzione spagnola sottolinea l’indissolubilità dell’unità nazionale. A pensarla così fu anche la Corte Suprema spagnola che, nel 2019, condannò nove leader separatisti dai 9 ai 13 anni di prigione, incluso Carles Puigdemont.
Da allora, l’ex Presidente si è auto-esiliato in Belgio, ma la votazione di lunedì ha messo ha serio rischio il suo futuro e quello di due suoi collaboratori. Infatti, il parlamento europeo ha privato tutti e tre dell’immunità, e la Spagna può ora pretendere la loro estradizione.
Tuttavia, l’ultima parola spetta al giudice belga che verrà incaricato del caso. Sarà egli a decidere se estradare o meno Puigdemont ed i suoi due collaboratori. Nel frattempo, i tre hanno già annunciato che intendono ricorrere in appello presso la Corte di Giustizia Europea.
La Svizzera vieta il burqa nei luoghi pubblici
In Svizzera non sarà più possibile usare il burqa nei luoghi pubblici. Questo è il risultato del Referendum, voluto soprattutto dal partito conservatore dell’UDC, che ha visto vincere il SI con una maggioranza risicata del 51,2%; seppur il governo elvetico si fosse schierato apertamente contro la proposta. Già in due cantoni svizzeri, nel Canton Ticino e in San Gallo, non era permesso usare il burqa nei luoghi pubblici ma con questo Referendum costituzionale il divieto si è esteso anche a tutti gli altri cantoni della Repubblica Federale. Ai fin di permettere il riconoscimento del volto, sarà vietato indossare il burqa allo stadio, nei parchi e soprattutto durante le manifestazioni.
In molti però, si son scagliati contro questo Referendum poiché lesivo delle libertà personali dell’individuo, inoltre sono stati davvero pochi i casi di uso del burqa in Svizzera. Anche le attiviste femministe musulmane e tutta la comunità musulmana hanno dichiarato battaglia contro il risultato del Referendum, sostenendo che esso alimenta il controllo sulla donna e limita la loro autodeterminazione.
Nigeria, assalto a una base militare ONU: 25 operatori assediati in un bunker
Momenti drammatici in questi giorni per la zona nord della Nigeria. Un’azione su larga scala dell’Iswap, lo Stato Islamico dell’Africa Occidentale (affiliato all’ISIS dal 2016) ha messo a ferro e fuoco lo stato del Borno. I jihadisti, frangia della temuta Boko Haram, hanno assaltato un campo militare e una base delle Nazioni Unite. Venticinque operatori ONU si sono dovuti rifugiare in un bunker, mentre la struttura veniva data alle fiamme. I terroristi hanno occupato la città di Dikhwa e lo stato centrale proprio in questi giorni sta inviando l’esercito nella zona.
La Nigeria è un grande stato della parte sud dell’Africa occidentale, che si affaccia a sud sull’oceano Atlantico. Presenta al suo interno delle profondissime divisioni etniche tra un sud cristiano (zona di Lagos e Ibadan) e un nord islamico che si è sempre considerato entità a sé stante. A nord domina l’etnia Hausa-Fulani, a sud gli Yoruba e gli Igbo. La capitale, Abuja, è posta al centro, nel tentativo di fare da collante nazionale, ma con pochi risultati. Da quasi vent’anni infatti nel nord agisce una moltitudine di gruppo jihadisti che contribuiscono alla continua disgregazione politica e sociale del paese. L’evento di questi giorni è, di fatto, un ennesimo chiodo nella bara dei tentativi di pacificazione nazionale. Che, questa volta, colpisce anche gli operatori ONU super-partes.