Lo scorso mercoledì 8 ottobre, si apre nuovamente una ferita che non si è mai davvero rimarginata nel nostro Paese, quella della criminalità organizzata.
La decisione della Corte di Strasburgo di bocciare l’ergastolo ostativo e, quindi, di rendere nullo l’articolo 4 Bis dell’Ordinamento Penitenziario, si dimostra una nuova pugnalata al petto nei confronti delle famiglie delle vittime di mafia.
L’ergastolo ostativo, infatti, rappresenta un’eccezione alla regola rispetto all’ergastolo comunemente detto, poiché è destinato solamente ad individui estremamente pericolosi, come i boss mafiosi.
È il caso di Marcello Viola, accusato di omicidi plurimi, occultamento del cadavere, sequestro di persona e detenzione di armi. Appartiene alla famiglia protagonista della faida di Taurianova. Quest’ultima culminerà nello scontro nella Piana di Gioia Tauro il 3 maggio del 1991 (ricordato come “Venerdì Nero”).
Nonostante sia difficile da credere, è stato proprio lui a sostenere l’ingiustizia del “fine pena mai”, che non consente al condannato di ricevere una serie di privilegi o, a detta di molti, una “seconda chance”.
Ragion per cui, il CEDU ha accettato il ricorso presentato il 13 giugno 2019 da Viola. Strasburgo fa leva sul fatto che l’Italia abbia calpestato l’articolo 3 della Convenzione sui Diritti Umani.
La posizione del Governo:
Tuttavia il governo italiano si è dimostrato da subito indignato di fronte a questa decisione, presentando un altro ricorso che, ahimè, è stato rifiutato qualche giorno fa.
Il ministro della giustizia, Alfonso Bonafede afferma: “Non condividiamo e faremo valere in tutte le sedi le ragioni del governo italiano e le ragioni di una scelta che lo Stato ha fatto, tanto anni fa, stabilendo che una persona può accedere anche ai benefici, a condizione però che collabori con la giustizia”.
Le polemiche in Italia non sembrano acquietarsi, ma sembra prevalere l’opinione comune che questa pena detentiva non rappresenti una forma di vendetta, bensì di giustizia.
Vendetta o giustizia?
Tuttavia il confine tra le due è estremamente labile ed è facile ricadere nell’odio e nella disumanità. A metterci al nostro posto, è proprio Strasburgo che potrebbe sanzionare l’Italia nel caso in cui si rifiutasse di seguire le indicazioni date.
Nonostante ciò, solo il popolo italiano ha impresso nel proprio corpo e nella propria mente le ferite e il dolore che hanno causato associazioni come Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra.
Ragion per cui, non trovo frase migliore per concludere se non quella pronunciata dalla madre di Roberto Antiochia, poliziotto ucciso da Cosa Nostra nel 1985. La donna sosteneva che i parenti dei morti uccisi dalla mafia erano «condannati all’ergastolo del dolore».
Sara Albertini