Di recente (23 giugno) è stato firmato l’atto costitutivo del National Biodiversity Future Centre (NBFC), un centro di ricerca formatosi attorno al prioritario tema della biodiversità. Coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, tra i 48 partner internazionali, spicca per l’eccellenza nell’attività di ricerca l’Università degli Studi del Molise.
La comunità globale, essendo ora più che mai chiamata ad agire contro le sfide del cambiamento climatico, può trovare nel NBFC un punto di riferimento.
Lo scopo è quello di mettere in campo la più poderosa iniziativa di ricerca e innovazione sulla biodiversità. Ciò grazie alle virtuose sinergie che si verranno a creare tra università, organismi di ricerca, fondazioni e imprese, scelti in base alla loro comprovata leadership scientifica, tecnologica, etica e di mercato.
Il ruolo della biodiversità
Ciascuna specie, sia piccola che grande, riveste un ruolo nell’ecosistema che la circonda. Ciò permette al sistema stesso di rimanere in equilibrio. Per esempio, una più vasta varietà di specie significa una più vasta varietà di colture. Questa biodiversità vegetale, sia nelle piante coltivate sia selvatiche, costituisce la base dell’agricoltura, consentendo la produzione di cibo e contribuendo alla salute e alla nutrizione di tutta la popolazione mondiale.
Si stima che oltre un terzo degli alimenti che mangiamo regolarmente verrebbe a mancare se non ci fossero animali impollinatori come vespe ed api. Basti pensare che ci sono 130 mila piante a cui le api sono essenziali per l’impollinazione.
Da qui capiamo l’importanza della biodiversità: fornisce nutrimento, fibre per tessuti, materie prime per la produzione di energia e, spesso, è la base per i medicinali. La perdita e l’impoverimento sempre più marcato della biodiversità ha quindi impatti pesanti sull’economia e sulla società globali.
Incremento della popolazione e pressione ambientale
La progressiva e costante crescita della popolazione mondiale è un altro dato preoccupante, tanto che viene considerato un problema dagli studiosi. Attualmente, la popolazione mondiale possiede già molte meno risorse di quante gliene occorrano. Basti pensare che le disponibilità annuali vengono esaurite in meno di 6 mesi.
Per fare un esempio, la FAO ha stimato che entro il 2050 la quantità di acqua a disposizione di ogni singolo individuo scenderà del 73%.
Ma non solo: l’aumento della popolazione causa un aumento di fenomeni quali effetto serra, surriscaldamento globale e deforestazione. Con conseguenti cambiamenti climatici, impoverimento della biodiversità e sempre maggiore pressione ambientale.
NBFC: gli obiettivi e i risultati attesi per la salvaguardia della biodiversità
Tra gli obiettivi principali del NBFC ci sono il monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità negli ecosistemi marini, terrestri e urbani della Penisola.
Valorizzare la biodiversità e renderla un elemento centrale su cui fondare uno sviluppo sostenibile.
“Il Centro potrà rappresentare, negli anni a venire, un punto di riferimento per la comunità globale, chiamata a reagire ed agire di fronte alle imponenti sfide imposte dal cambiamento climatico. Quello a cui puntiamo è un obiettivo ambizioso e altamente significativo per il comparto della ricerca, con ricadute positive sul ruolo del nostro Paese sulla scena internazionale e sulle azioni di rilancio dell’economia nazionale.”
Maria Chiara Carrozza, presidente del CNR
Tra i risultati attesi, in questo ambizioso progetto, troviamo:
- fornire strumenti innovativi ed efficaci ai decisori politici per contrastare l’erosione della biodiversità (conservazione e ripristino);
- quantificare i servizi ecosistemici e realizzare azioni volti alla conservazione e ripristino della biodiversità in tutto il Mediterraneo;
- individuare soluzioni tecnologiche innovative per raggiungere i target del Green Deal, legati alla capacità di sequestro di carbonio degli ecosistemi, e alla conservazione della biodiversità e ai principi dell’economia circolare;
- formare una nuova classe di ricercatori con competenze multidisciplinari, capaci di affrontare temi complessi come quello dell’ambiente e della biodiversità;
- posizionare l’Italia come paese di riferimento per lo studio e la conservazione della Biodiversità;
- creare nella società civile una consapevolezza e partecipazione nei confronti della tutela e valorizzazione della biodiversità.
L’Italia al centro del progetto
Il progetto riunisce 48 partner, coinvolgendo 1300 ricercatori e assumendone altri (pare alcune centinaia), grazie al finanziamento del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) di 320 milioni di euro per i primi tre anni (2023-2025).
La struttura adottata è Hub&Spoke: più raggi (spoke) che si collegano ad un unico punto centrale (hub).
Lo stesso modello di sviluppo della rete delle compagnie aeree, costituito da uno scalo dove si concentrano la maggior parte dei voli (solitamente tale scalo è anche una base di armamento di una compagnia aerea).
Nel caso del NBFC, il punto centrale sarà a Palermo, con 8 nodi distribuiti su tutto il territorio nazionale. L’Università di Palermo ospiterà la sede dell’Hub.
Sarà necessario mettere in campo forti capacità di gestione, nonché affrontare e migliorare il networking internazionale e le iniziative congiunte nell’area dello sviluppo, della protezione e del ripristino della biodiversità.