lunedì, 18 Novembre 2024

Bertha von Suttner: premio Nobel per la pace 

Bertha von Suttner è nota principalmente per le sue posizioni pacifiste contenute nel best seller da lei scritto Giù le armi!, che ha presto fatto il giro del mondo. 
Per questo motivo, nel 1905 viene insignita del Premio Nobel per la Pace, diventando la prima donna a ricevere l’onoreficenza. 

«Ce prix serait décerné à celui ou à celle qui aurait fait faire à l’Europe le plus grand pas vers les idées de pacification générale.»

Alfred Nobel

Breve excursus biografico

Bertha Felicitas Sophie (anche conosciuta come baronessa von Suttner) nasce a Praga il 9 giugno 1843. Figlia di genitori benestanti, ha il privilegio di studiare e imparare diverse lingue. Tuttavia, quando l’eredità del padre esaurisce, è costretta a trovarsi un lavoro che le permetta di mantenersi da sola. In un primo momento trova impiego come governante presso la casa del barone Carl von Suttner.

Ciò nonostante, il lavoro si intreccia con l’amore quando conosce il figlio del barone, Arthur, con il quale inizia una relazione segreta. L’opposizione della famiglia di Arthur e il ricatto di diseredarlo non ferma i due innamorati, che convolano a nozze (seppur in grande segreto), dopo il soggiorno di Bertha a Parigi (dove lavora come segretaria per Alfred Nobel).

Dopo un lungo soggiorno all’estero, avviene un ricongiungimento fra i due e la famiglia del barone. Per questo motivo, avranno la possibilità di vivere in una delle sue dimore in campagna. Il paesaggio bucolico, però, non si addice alla coppia, che comincia a scrivere novelle per attenuare il tedio. 
La baronessa inizia a scrivere di tematiche pacifiste quando nel 1885 si inizia a parlare di guerra tra Impero russo e austro-ungarico. Nel 1889 esce il suo libro L’epoca delle macchine, in cui denuncia la produzione bellica; il suo capolavoro, Giù le armi!, sarà pubblicato contemporaneamente a Vienna e Berlino e tradotto in 20 lingue.

Un ideale comune: la pace

Bertha sarà fondatrice e presidente della Società Pacifista Austriaca, condividendo con il marito gli stessi ideali di libertà e pace. 
Nel 1892 collaborò anche alla fondazione della Società pacifista germanica e alla promozione della Conferenza di Pace dell’Aia. 
Nemmeno di fronte alla morte di Arthur, nel 1902, riuscì a fermarsi. Nonostante la terribile perdita, continuò a promuovere gli ideali per cui avevano sempre lottato. 

A causa dei suoi notevoli sforzi profusi per la pace, tre anni dopo ottiene il Premio Nobel, a lei donato da Alfred, suo caro amico.  

Successivamente, tenne discorsi e partecipò a più riunioni concernenti il possibile scoppio di una guerra. Preoccupata per il progresso tecnologico nella produzione bellica e per il peso politico di paesi altamente militarizzati, come la Cina, partecipò ad una nuova Conferenza per la Pace dell’Aia nel 1907, e un anno dopo al Congresso per la Pace a Londra. Il suo ultimo congresso sarà la Conferenza Internazionale di Pace dell’Aia nel 1913, a cui partecipò a fatica a causa della sua malattia.

La perseveranza alla fine ripaga?

Bertha morì il 21 giugno 1914, un mese prima dell’inizio della prima guerra mondiale. Probabilmente la sua malattia in un certo senso la salvò da una fine ancora più amara, dato che la baronessa aveva dedicato una vita intera, tra libri e convegni, a parlare di pace. 
Nel suo romanzo Giu le armi! racconta come la vita della protagonista sia stata irrimediabilmente rovinata dalla guerra. Una trama che produce in noi una smorfia involontaria, ma che rappresenta i drammatici effetti dell’utilizzo delle armi sulla vita delle persone (soprattutto più povere). 

Quello che questa storia ci insegna è che, attraverso gli sforzi profusi per qualcosa in cui si crede, si possano fare grandi cose. D’altro canto, la guerra è sempre esistita e, per quanto Bertha sia stata una figura di spicco nella scena internazionale, non ha potuto fermare l’inevitabile. Lei stessa sapeva che era solo questione di tempo prima che una nuova guerra fosse iniziata (vedi analisi critica L’imbarbarimento dell’aria [1912]).

La prima guerra mondiale (o “Grande Guerra”) è stato uno dei conflitti più sanguinosi della storia e, seppur la scrittrice non l’abbia potuto evitarlo, l’ha ben annunciato nei suoi discorsi.

Per questo motivo, l’Austria ha deciso di dedicare al Premio Nobel per la Pace una moneta del valore di due euro

Moneta da due euro
Moneta austriaca dedicata a Bertha von Suttner

Conclusione

« Le donne non staranno zitte. Noi scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la società e loro stesse. »

Bertha von Suttner

I movimenti pacifisti dell’Ottocento e Novecento hanno ispirato questa donna, che a sua volta ha ispirato e istruito molteplici generazioni a venire. Sebbene questa figura così importante sia oggi poco studiata, è bene ricordare che, grazie ai suoi sforzi, Alfred Nobel ebbe l’idea di creare un premio specifico dedicato alla Pace, che nel corso del tempo vide 135 vincitori nel mondo.

Dunque gli sforzi di Bertha non sono stati vani poiché le sue parole ancora riecheggiano nel cuore e nella mente di tante persone che abbracciano gli stessi ideali. 
Inoltre, i suoi scritti appaiono oggi ancora tristemente attuali e possono donare ottimi spunti di riflessione su quanto la situazione bellica sia sfuggita di mano e rappresenti una fastidiosa costante nella storia dell’uomo. 

Ciò nonostante, la maggiore preoccupazione è che questi scritti vengano letti soltanto da persone contrarie alla guerra, producendo una sorta di fossilizzazione nelle mani di chi già lotta per gli stessi diritti.

Sara Albertini
Sara Albertini
Sara Albertini, marchigiana, classe 1999. Positiva, sognatrice, ostinata; la musica di Einaudi accompagna il flusso dei miei pensieri. Sono laureata in “Culture letterarie europee” presso l’Università di Lettere e Beni Culturali di Bologna e attualmente frequento un master in giornalismo a Bruxelles. Scrivo di costume e società per il blog di Sistema Critico con l’illusione che la scrittura possa migliorare il mondo in cui viviamo.

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