BARBARI. LA SCOPERTA DEGLI ALTRI. Questo è stato il titolo della IV edizione del Festival del Medioevo, andato in scena la scorsa settimana a Gubbio. Da qualche anno, questo particolare festival, risulta essere tra i più importanti del suo genere, il Medioevo. Un periodo da molti definito come “buio”, un periodo che forse per molto tempo non ha ricevuto l’attenzione che meritava. Questo evento quindi è fondamentale per cercare di mettere in collegamento studiosi e non, cercando di mostrare ed evidenziare che poi, in fondo, il medioevo non è così “buio”.
Questa capacità di comunicare tra chi è del “mestiere” e chi non lo è, risulta essere fondamentale. In molti hanno sottolineato quanto sia importante riuscire a trasmettere in maniera semplice ma concisa, concetti che per chi non mastica il medioevo, potrebbero risultare complessi. Sicuramente, il Festival del Medioevo, è il luogo perfetto per riuscire a mettere in contatto due mondi che per molto tempo sono restati separati. Questa voglia di avvicinare la gente ad un periodo storico che per tanto tempo è stato trascurato, risulta essere una delle carte vincenti di questo particolare evento.
Tanti sono stati i relatori che si sono avvicendati nel corso delle cinque giornate previste. Oltre alla fortuna di poter seguire le tante personalità di spicco della disciplina, vi era l’opportunità di immergersi completamente in un’atmosfera surreale. Gubbio è sicuramente la cornice perfetta per questo quadro, con i suoi tratti fortemente medievali e la possibilità di calarsi nella vita di “mille anni fa”. Il poter osservare i mestieri dell’epoca, gli usi e i costumi, ha reso il tutto più suggestivo. La somma di tutti questi piccoli fattori ha contribuito alla buona riuscita dell’evento con forte partecipazione della cittadinanza e di tutti i fan del medioevo presenti nella location.
Sono stati toccati i temi più vari, permettendo così un’analisi delle varie caratteristiche del medioevo, restando però ancorati al tema principale, il filo conduttore. Barbari. Si, il tema di questa quarta edizione del festival sono stati proprio i barbari, gli estranei, gli altri. Che dire, un tema fortemente attuale che ha svolto, secondo me, un’importantissima duplice funzione. Se da una parte ha permesso di mostrare il medioevo con una prospettiva diversa, dall’altra ci ha anche fornito una sorta di monito. Un argomento simile è molto vicino alla nostra realtà contemporanea, riuscendo quindi ad analizzare anche il nostro contesto attuale. Questa analisi ci permette di mostrare quanto il presente possa essere correlato al passato e mette in evidenza l’importanza dello studio della storia.
Tirando le conclusioni su queste splendide cinque giornate, non si può far altro che promuovere a pieni voti questo evento. Un evento che ha lo scopo di far avvicinare sempre più persone non solo al medioevo, ma alla storia in se. Il favorire lo sviluppo della cultura e della conoscenza fa sicuramente onore al festival in se, ma anche a tutti coloro che lo hanno concepito. Poter camminare per le vie di una bellissima città quale è Gubbio e poter respirare il medioevo è sicuramente un fattore aggiunto. Che dire, una ottima organizzazione e dei più che eccellenti propositi non possono fare altro che coinvolgere sempre più persone. Questo nella speranza che si possano abbattere alcuni pregiudizi collegati alla così detta “epoca buia”, facendo luce sulle tante cose positive che l’hanno contrassegnata. E tutto ciò è maggiormente importante in un paese come il nostro, l’Italia, dove il medioevo è molto spesso sotto ai nostri occhi (e piedi), in bella mostra.
Il Medioevo mi ha affascinato perché aveva il potere quasi magico di rendermi spaesato, di strapparmi dai problemi e dalle mediocrità del presente e al tempo stesso di rendermelo più vivido e chiaro.
(Jacques Le Goff)