Sin da quando eravamo bambini ci viene ripetuto che dobbiamo mangiare la frutta. Essa fa bene grazie alle sue molteplici proprietà e dall’alto numero di vitamine che possiede. Di frutta ne esiste tanta e adatta a ogni palato: colorata, dura o morbida, dolce o aspra e così via. La frutta è uno di quegli elementi senza cui non ci possiamo immaginare. A pensarci bene essa è anche uno di quei simboli che meglio identifica la nostra società. Non siete convinti? Pensate allora alla mela di Steve Jobs, a quella dei Beatles, alla mela del peccato originario e alla città occidentale per eccellenza, New York, la Grande mela. Anche la banana non fa eccezione. Canzoni, brand e comicità paiono fare della banana non solo “l’unico frutto dell’amor” ma anche uno dei soggetti più iconici dell’arte contemporanea, di cui Cattelan è solo l’ultimo gran sacerdote del frutto giallo.
Commedian o dell’arte appesa al muro
Le parole “arte” e “banana” sono ultimamente senza dubbio di tendenza sui social, tutto merito dell’artista padovano Maurizio Cattelan (con l’accento sulla seconda a) e della sua nuova opera-provocazione dal titolo parlante, Commedian. L’opera è stata esposta pochi giorni fa alla fiera d’arte contemporanea Art Basel di Miami, sancendo il ritorno dell’artista italiano ad una fiera artistica dopo più di quindici anni di assenza. I materiali dell’opera, se si esclude il supporto murario, sono solamente due: del nastro telato grigio e la nostra amata banana. È così che il frutto giallo è stato letteralmente incollato su un muro della galleria Perotin. Di Commedian esistono al momento ben tre copie, più due prove d’artista. Due di esse sono state battute all’asta e vendute per una cifra che si aggira intorno a 120.000-150.000 $ e una terza è stata addirittura richiesta da un museo.
Cattelan nel realizzare questa sua ultima opere avrebbe tratto spunto dalla serie tv Arrester Development in cui uno dei protagonisti, Lucille Bluth, ironizza sul fatto che i ricchi non sarebbero a conoscenza del prezzo reale di una banana. In molti si sono chiesti se il frutto fosse vero o se fosse solamente una sua fedele riproduzione. È stato lo stesso autore a svelare l’arcano, ad affiancando all’opera anche uno speciale “libretto delle regole” in cui è scritto come e quando sostituire il frutto, più o meno ogni dieci giorni. La certezza assoluta si è comunque avuta sabato 7 dicembre quando David Datuna, artista americano di origini georgiane, si è reso protagonista di una insolita performance dal titolo Hungry artist. Eludendo la sorveglianza l’artista ha infatti strappato dal muro la banana, mangiandosela. Datuna ha poi affermato di amare il lavoro e l’opera di Cattelan, sostenendo inoltre che la banana fosse deliziosa.
Arte e Mercato, prezzi e pezzi
Il nostro frutto non è stato iconico solo per questa Art Basel Miami ma lo fu già nel 2012. Durante la fiera di quell’anno spettò all’artista brasiliano Paulo Nazareth a rendere la banana regina incontrastata dell’evento. La sua opera, intitolata Banana Market/Art Market, prevedeva l’arrivo dell’artista in fiera su un furgoncino ormai prossimo alla rottamazione. Dentro di esso erano state stipate centinaia e centinaia di banane dal peso complessivo di oltre un quintale. La performance artistica prevedeva che lo stesso Nazareth le vendesse al prezzo di 10$ l’una, al fine di finanziare i propri progetti. Nel farlo aveva appeso al collo vari cartelli tra cui spiccava quello con scritto “la mia immagine di uomo esotico in vendita”. Inutile dire che quel “mercato ortofrutticolo” fu la cosa più fotografata di quella edizione.
Quali significati ma soprattutto quale valore attribuire a un’opera d’arte come Commedian? In molti se lo stanno domandando, soprattutto i critici d’arte che, nella loro autorevolezza, spesso hanno pareri assai discordanti. Non manca ovviamente la folla selvaggia del web che, per quanto digiuna o quasi di quelle conoscenze volte a comprendere il significato dell’opera, si improvvisa grande conoscitrice d’arte contemporanea, sfornando giudizi a dir poco ridicoli. In tutto questo trambusto mediatico possiamo solo affidarci alle parole dello stesso Cattelan: l’artista ha infatti affermato di averla pagato solo 30 centesimi in un mercato locale a Miami. Non saranno stati pochi colore che si sono interrogati sulle sorti dell’opera dopo la performance di Datuna. Naturalmente la performance Hungry artist non ha distrutto l’installazione in quanto l’opera d’arte in sé non è la banana, sostituibile come abbiam visto, ma è la stessa idea dell’artista di Padova.
L’arte è una idea e come tale non può star in terra
Commedian è perfettamente in linea con la carriera di Cattelan che da anni crea opere mediante la tecnica della “sospensione”. L’antecedente più famoso dell’artista è A Perfect Day, performance che risale al 1999. Durata solo poche ore l’opera consisteva nella “sospensione” del suo gallerista Massimo De Carlo, ovviamente con l’amato nastro adesivo. La sua finalità è dimostrare come la propria arte si approcci al mercato senza alcuna pretesa di mercificazione ma, allo stesso tempo, essa ne è fortemente dipendente non essendoci possibilità di allontanamento. Il critico Jason Farago afferma che Cattelan voglia “inserire se stesso nel sistema economico, sociale, riflessivo che struttura quello che vediamo e come lo valutiamo. La banana attaccata con lo scotch testimonia il suo e il nostro essere confinati nel mercato e nella storia. Per questo il titolo è ironico: è la tragedia a rendere le nostre certezze scivolose come una buccia di banana”.
La “Fabbrica” di banane
Non è stato però l’artista padovano a rendere il frutto giallo una icona “pop”. La storia della banana come “simbolo contemporaneo” va ricercato indietro di circa cinquanta anni, più precisamente nel 1967. Non bastarono infatti Gauguin o De Chirico, ci volle il genio della The Factory per immortalare nella storia dell’arte la Banana. L’occasione fu fornita da un gruppo rock americano, i Velvet Underground, che non riuscivano a trovare un grafico disposto a progettare la copertina del loro nuovo album. Ciò era dovuto al fatto che la band trattava spesso di temi scottanti per gli anni ’60, ovvero alcol e droga. Il problema venne risolto quando una sera, dopo un loro concerto in un locale, un fan di nome Andy Warhol, si offrì di progettare la copertina del disco. Warhol non si limitò alla progettazione dell’aspetto grafico di The Velvet Underground and Nico ma ne assunse anche la supervisione tecnica.
La scelta di Warhol ricadde su una banana dall’intenso colore giallo la quale, in alcune particolari edizioni, è possibile anche “sbucciare”. Ciò è permesso da una sofisticata tipologia di stampa che consentiva di “levare la buccia” al frutto tropicale, svelando una banana assai insolita e dal colore ultravioletto. Fu così che il “Banana album” divenne non solo un disco formidabile della storia del rock, ma anche un vero e proprio capolavoro d’arte contemporaneo. La band del mitico Lou Reed, visto il successo del disco, decise di assumere come simbolo proprio la Banana di Warhol. Questo fatto ha portato in tempi recenti la band a fare causa alla Andy Warhol Foundation proprio a causa del frutto giallo. Tutto ciò avvenne perché Warhol non depositò mai il marchio e dunque la fondazione, che ne aveva fatto un uso finalizzato al mercato, non aveva alcun diritto ad impossessarsene.
Come le banane hanno stregato tutti noi
Warhol è stato solo uno degli “artisti della banana” tra i più conosciuti. C’è chi sostiene che i baffi così caratteristici di Salvador Dalí siano ispirati proprio al famoso frutto ricurvo, usato dall’artista per cucinare le torte che tanto amava. Anche Fernando Botero ha utilizzato le banane per alcuni quadri, tra cui la celebre Mangiatrice di banane. Vi siete poi mai chiesti come mai si narra che la buccia della banana sia scivolosa? Immagino che tutti voi abbiate provato, almeno una volta, a calpestarne una per verificarne direttamente l’effetto. Questo “mito” deriverebbe da una slapstick comedy di inizio XX secolo interpretata da Cal Stewart. Lo svolgimento della commedia prevedeva che un signore scivolasse sulla buccia del famoso frutto. Non molti sanno però che, nella idee iniziali del regista, l’uomo sarebbe dovuto scivolare dopo aver messo il piede su un escremento di cane.
L’arte negata e le possibili derive
Le banane, pare strano, posso veicolare anche messaggi di pace e di non violenza. È proprio questa la motivazione che ha portato l’artista “alternativo” per eccellenza Banksy ad utilizzarle in una delle sue opere più celebri. Omaggiando Quentin Tarantino, Banksy ha ripreso una delle immagini più celebri del film Pulp Fiction, in cui John Travolta e Samuel L. Jackson impugnano le pisole, sostituendo ad esse il celebre frutto. L’opera, realizzata tramite l’uso di uno stencil, comparve nel 2002 presso la stazione della metropolitana di Londra Old Street Tube e lì rimase fino al 2007. Proprio in quell’anno venne infatti cancellata, o meglio ricoperta, da un abbondante strato di vernice nera. A nulla servirono le numerose manifestazioni di solidarietà nei confronti dell’artista inglese e della sua opera. Nonostante questa sorta di damnatio memoriae, l’opera continuò a circolare grazie alle numerose copie a stampa che ne vennero eseguite.
La banana è dunque diventata un frutto dall’alto contenuto espessivo (e di potassio), capace di esprimere messaggi dai vari contenuti e di essere utilizzata come vera e propria opera d’arte. Se si potesse eleggere un simbolo vegetale, che più di tutti evochi l’arte contemporanea, esso sarebbe il frutto giallo e ricurvo. Naturalmente i nomi di Cattelan, Botero, Banksy o Warhol sono solo alcuni degli artisti che hanno utilizzato questo frutto dalle molteplici proprietà. Commedian, grazie a tutto il clamore mediatico che ha suscitato, farà sicuramente spopolare l’uso di tale metodo di sospensione e dell’utilizzo dei frutti nell’arte. Bisogna dunque domandarsi se questi fenomeni che ne deriveranno, come quello di Datuna, avranno veramente un non so che di artistico o se si possano inserire nel filone degli “imitatori” dalla dubbia autonomia artistica. Nostro compito è dunque quello di discernere ciò, cercando di estrapolarne il significato e non di criticarne solamente l’aspetto.
Danilo Sanchini