Dialoghi con Atlantis
Vi propongo un estratto dei “Dialoghi con Atlantis” in cui si riflette sulle fondamenta dell’agire umano calato nel quotidiano, espresso dal principio di azione e reazione. Una legge fisica che si espande oltre i confini del determinismo e abbraccia il reale quotidiano, nelle emozioni del vissuto.
Atlantis e X
Atlantis è una figura immaginaria, senza connotazione fisica e caratteriale, che si propone come risolutrice dei dubbi di X, un individuo non identificato. Non si sa niente dei due soggetti, essi sono unicamente messaggeri di idee che si scontrano e si confrontano, e che mirano ad esporre una visione del mondo riguardo un ambito specifico. Da ciò che si evince nei dialoghi, Atlantis e X sono grandi amici, legati da un rapporto di profondo affetto reciproco.
Le parole e il pensiero
La loro relazione è la materializzazione di idee, di sistemi di pensiero che dialogano nella speranza di comprendere ciò che li circonda. X è il soggetto in costante fermento esistenziale, che freme e scalpita per afferrare la verità che lo angoscia perennemente. X è la personificazione dell’interrogativo, il punteruolo che erode lo scibile per trovare spiegazioni, l’instancabile inquisitore della realtà fenomenica.
La figura di Atlantis
Atlantis è l’approdo sicuro di X, il risolutore che ha compreso la verità, e che spesso la svela in modo enigmatico. Il dialogo tra X e Atlantis è in realtà l’elaborazione di un pensiero, articolato in forma dialogica, attraverso le domande di X che si compiono nelle risposte di Atlantis.
Il maestro diviene allievo
Ma la verità che emerge non è mai unilaterale. Col passare del tempo lo stesso X, nell’incedere inarrestabile delle sue domande, arriva a minare le certezze di Atlantis, che si trova spesso in difficoltà. Il rapporto verticale di saggezza si rovescia in alcuni momenti, e Atlantis ridisegna la propria visione in funzione degli interrogativi di X. Questo ribaltamento testimonia l’inafferrabilità dell’assoluto, e di come l’esperienza possa rivelarsi un falso maestro.
Il cambiamento nel principio di azione e reazione
In questo breve estratto, la questione posta da X è la verificabilità dei cambiamenti. X si chiede che cosa sia il cambiamento, che cosa comporti e come possiamo rendercene conto. Il dialogo porta all’emergere del principio di azione e reazione, per cui ad ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria. Dalla fisica ci si muove ora nei meandri della mente e dei sentimenti del vissuto:
X: “Il cambiamento come si svolge? Come ci accorgiamo che le coordinate della nostra esistenza cambiano, Atlantis?”
AT: “Nessuna introduzione questa volta, domanda diretta! Ci sono più versanti su cui si può muovere questo discorso. Da quale vuoi partire tu?”
X: “Non lo so, la domanda mi è uscita senza cognizione, spontaneamente. Mi sembra di nuotare in un mare senza sapere dove andrò a finire.”
AT: “Il disorientamento è tipico della tua età. D’improvviso quello che sognavi qualche anno fa incontra la realtà, e spesso questo impatto è funesto”
X: “Cerchiamo di porla in un altro modo, sento che rischiamo di perderci in discorsi generalisti così”
AT: “Cosa vuoi che ti dica? Mi hai indicato il punto di partenza, ma i traguardi non sono sempre quelli che desideri tu”
X: “Possibile che non ci accorgiamo dei tumulti che scoppiano intorno a noi? Come facciamo a camminare per strada senza sentire il peso gravoso dell’Universo? Mi fa impazzire il fatto che nessuno si ponga più la questione del perché siamo qui, del cosa ci attende e dell’immensità ignota che si trova al di là del nostro campo visivo”
AT: “Fermati, sei un treno in corsa, ed è normale per un ragazzo così giovane. Non ti dirò le solite cose paternalistiche sulla vita che verrà, sulle cose che capirai. Lasciati andare e non sforzarti troppo di comprendere. Fidati, è meglio così”
X: “Speravo in un po’ più di coraggio da parte tua”
AT: Coraggio è anche cercare di fermarsi, lasciare che la realtà ci travolga. Tu ne fai parte, io ne faccio parte, dominarla è un atto repressivo e futile. Non ha senso separare la nostra percezione dei fenomeni dai fenomeni stessi. Cambiare dici? Forse una risposta ce l’ho.
X: “Dimmela, potrei impazzire”
AT: “Noi siamo piccoli esseri finiti, ci è dato innovarci, progredire, espanderci, ma sarà sempre nulla rapportato a quello che ognuno di noi non saprà mai. Ti sei chiesto perché è così? La scoperta della bellezza e l’alimentarsi infinito dell’amore nell’Universo sono prodotti di questa finitudine. La bellezza è ricerca, l’amore ne è la linfa. Tu stai cambiando, mentre tutto segretamente, in silenzio, esplode e non fa rumore. Tutto cambia, tu cambi, io cambio. Ma guardati un attimo intorno”
X: “Sto guardando”
AT: “Perché abbiamo l’impressione che nulla si muova, che la Terra sia ferma, che la crescita sia un’illusione del tempo? Il divenire perpetuo delle cose è una forma purissima di immobilismo.”
Io: “Sai sempre bene come stordirmi, ma non vedo ancora una risposta al mio dilemma. Tutti questi cambiamenti che mi terrorizzano, che insorgono e mi avvolgono, dove si originano? Che cosa sono?”
AT: “La realtà è complessa, così dannatamente intricata. I tuoi cambiamenti sono le dinamiche di un Universo che si modifica perennemente, pur senza mutare la struttura. Un unico, assoluto punto che si sparpaglia e disorganizza in Caos di varie forme. Ma se lo guardi più da vicino, o più da lontano, vedrai che i movimenti sono sempre ricondotti a quel punto. Uno spettacolo di danza in cui le ballerine convergono perfettamente. L’ordine del Caos”
X: “Ti prego di essere più chiaro, sto sentendo tanto pathos e poca pertinenza. Non stai forse moltiplicando i punti di vista?”
AT: “Il punto è che ora tu sei in quel momento della vita in cui ci si guarda allo specchio e si cerca un senso, non troppo vecchio ancora ma neanche un ragazzino. Stanno arrivando le responsabilità, i doveri, la realizzazione che forse ora dovrai davvero confrontarti con quello che speravi di fare, con quello che sognavi. Non hai più tempo per fantasticare, è il momento di essere”
X: “Sto osservando con sgomento che le mie certezze crollano una dopo l’altra. Non sto più bene con chi consideravo centrale nella mia vita, gli amici se ne vanno, la solitudine divampa. Sento una lotta fra un principio di conservazione che mi dice di mantenere i vecchi legami e tra un sincero disinteresse verso questo mondo d’infanzia che vorrei abbandonare. Tutti mi sembrano diversi, più spenti, lontani, voglio mollarli. In mezzo a questo darwinismo relazionale io soffro terribilmente, non ero preparato ad una rottura così tremenda con il passato. Anche oggi ho spezzato una catena che mi legava a ciò che ero, una vecchia, ma importantissima amicizia.”
AT: “Credi in questo, credi nel terzo principio della termodinamica”
X: “Perché Atlantis?”
AT: ”Ad ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria. Ogni cosa nel cielo, come in terra, nasce con un atto. Le nostre scelte, i nostri passi, i nostri pensieri, sono la reazione a qualcosa. Tutto l’Universo è dominato da questo principio. Un buco nero che nasce da una supernova è del tutto simile a tu che fai un salto, e nel farlo spingi le gambe verso terra. Noi siamo razzi, per muoverci dobbiamo reagire a qualcosa nel senso opposto. Un razzo si lancia nel cielo bruciando quantità enormi di combustibile che si spinge verso terra! Per noi è lo stesso. Oggi hai spezzato una catena, e ne hai spezzate anche tante altre perché ti stai muovendo verso il cielo, e per andarci devi spingerti. Noi siamo questo, noi siamo delle spinte. Tutto quello che sarai è una reazione a quello che sei stato, è meraviglioso. Non aver paura di lanciarti nel vuoto”
X: “E se dovessi schiantarmi contro un muro, quale sarebbe la reazione?”
AT: “Lo spezzeresti, perché la vita è una reazione alla morte, e quel muro sarebbe un ostacolo nel tuo cammino. La stessa forza che sprigioneresti sarebbe una reazione alla durezza del muro. In tutta quella forza ci saranno i tuoi sogni, la tua energia, il tuo impeto infinito”