Le recenti proteste in Nuova Caledonia hanno visto sventolare bandiere azere tra gli indipendentisti dell’isola a seguito dell’impopolare riforma costituzionale, che metterebbe a rischio la rappresentatività degli indigeni del Kanaki. Parigi accusa Baku di interferire negli affari interni della Francia e Baku nega. Ma la vera domanda è: che cosa ci fa l’Azerbaijan in Nuova Caledonia?
Azerbaijan avvia il BIG: Baku Initiative Group
Siamo a Luglio del 2023, l’Azerbaijan riunisce a Baku i 14 territori d’oltremare francesi per formare il Baku Initiative Group. L’iniziativa ha l’obiettivo di sradicare qualsiasi forma di neocolonialismo francese, una sorta di Renaissance della decolonizzazione avvenuta negli anni Sessanta.
In realtà non è un’iniziativa del tutto nuova. Il Movimento dei Paesi non Allineati, formatosi durante la Guerra Fredda nel tentativo di creare un’alternativa all’ordine mondiale vigente ed opporsi ad ogni forma di colonialismo, è tutt’ora in vigore e il presidente azero Aliyev, ne è l’attuale presidente.
La scelta di combattere l’imperialismo francese non è casuale, l’Azerbaijan si considera a sua volta vittima di tale fenomeno. Baku lamenta che il supporto della Francia verso i separatisti Armeni sia una sorta di neocolonialismo mascherato da campagna per i diritti umani, per interferire negli affari interni del paese.
A rientrare nel BIG c’è anche la Corsica, che, come gli altri compatrioti, lamenta dell’interferenza interna francese e vuole optare per una maggiore indipendenza. Di fatto, nel Gennaio scorso si è formato il movimento ”Nazione” verso un’autonomia dalla Francia, che dal canto suo ha vietato l’utilizzo della lingua locale (Corsico) nei dibattiti locali.
E anche qui l’Azerbaigian si inserisce appoggiando attivamente la questione corsa, tanto che il Parlamento azero formò un gruppo di supporto per la popolazione dell’isola.
La questione Francia e Nuova Caledonia
L’accusa più recente dell’interferenza azera nelle questioni interne alla Francia riguarda l’isola della Nuova Caledonia.
Nel Maggio scorso, il Parlamento Francese ha passato due leggi controverse che cambierebbero il corpo elettorale nelle elezioni locali della Nuova Caledonia. Nello specifico, con la nuova legge si amplierebbe la platea elettorale a coloro che risiedono nel territorio da più di 10 anni, mettendo a rischio la rappresentatività dei nativi.
La Nuova Caledonia, popolata prevalentemente dagli indigeni del Kanaki e da europei francesi, è il territorio che gode di più autonomia tra i compatrioti d’oltremare (trovate qui il link per i curiosi che voglio investigare sull’amministrazione di questi territori da parte della Francia). Tuttavia, la Francia non può permettersi di perderla data la sua rilevanza per il Piano francese nel Pacifico.
Attualmente, sono presenti circa 1750 FANC (New Caledonian Armed Forces) per proteggere quelli che sono gli interessi francesi nella regione più contesa del 21esimo secolo.
Di fatto, grazie al controllo dei territori nel pacifico, la Francia è riuscita a costituire la seconda più grande zona economica esclusiva (ZEE) al mondo. Attraverso la ZEE, la Francia è legittimata ad usare la propria sovranità per lo sfruttamento delle risorse e gestire altre questioni legate al diritto del mare.
Avere un’area economica esclusiva nel Pacifico, quindi, legittimerebbe la Francia ad essere un giocatore rilevante sul piano geopolitico della regione; se non fosse per le rivendicazioni indipendentiste dei sui compatrioti d’oltremare.
Quanto pesa l’Azerbaijan negli scontri in Nuova Caledonia?
I tre referendum per l’indipendenza tenutisi a Noumea rispettivamente nel 2018, 2020 e 2021 hanno confermato la volontà dei neocaledensi di rimanere parte della Francia.
Fu una vittoria risicata, data la bassa partecipazione e l’impossibilità di organizzare una vera e propria campagna elettorale durante la Pandemia. Pertanto, è bastato poco per riaccendere l’astio.
Parigi accusa Baku di interferenza nelle questioni interne, in quanto il Parlamento azero ha firmato un accordo ad Aprile con la Nuova Caledonia sul ”diritto del popolo caledoniano all’autodeterminazione”. Inoltre, durante gli scontri diverti protestanti indossavano maglie e bandiere rappresentati l’Azerbaigian.
Tuttavia, rimane difficile provare un’interferenza azera diretta con i leader che organizzarono le attuali tensioni in Nuova Caledonia. Non sorprende quindi che Baku neghi le accuse, come dichiarato dal portavoce degli affari esteri ”We refute any connection between the leaders of the struggle for freedom in Caledonia and Azerbaijan”.
Crisi della ”France d’outre-mer”?
La risposta di Macron alla crisi caledoniana dimostra quanto questa parte del Pacifico sia importante per l’attuale amministrazione. Difronte ad una Francia fortemente divisa, Macron cerca di salvare quel che si può almeno nei territori d’oltremare.
Con la crisi della françafrique e dei suoi territori d’oltremare, l’apogeo francese sulla scena internazionale appare sempre più nitido: uno scenario in cui gli interessi di uno stato non possono più oscurare la voce degli altri.