Essere “figli di” non è mai semplice. Lo evidenziò anche Michael Jordan nel suo discorso di introduzione alla Hall Of Fame; “The Burden”, il “Fardello” di portare quel cognome. Il termine usato da MJ è perfetto per capire la tensione che quei “figli di” subiscono, una pressione, quasi un onere, che è quella di diventare grandi, almeno quanto i loro padri. Quando tuo padre è stato uno dei grandi cestisti a giocare sia in NBA che in Europa, non è affatto semplice ripetere le sue gesta, ed è esattamente questa la storia di Austin Daye.
Gli inizi
Austin è figlio di Darren Daye, celeberrima Ala Piccola degli anni ’80 che milita prima a Chicago con i Bulls, poi a Boston con i Celtics, per concludere la pagina più importante della sua carriera in Europa, prima con Pesaro con cui vince 2 scudetti, poi con Siena, passando anche per Israele e Francia. Ed è proprio a Pesaro, dove tutt’ora Darren è ricordato come un eroe dai più nostalgici, che Austin cresce, in un clima dove si respira più Pallacanestro che ossigeno. Austin però non nasce in Italia, nasce ad Irvine, in California, il 5 Giugno 1988. La sua infanzia nel Bel Paese condiziona però la sua crescita cestistica.
Come rivelato anche da molti giocatori NBA, tra cui su tutti Kobe Bryant, l’Italia è il paese dove i fondamentali vengono insegnati meglio e applicati meglio, soprattutto quelli difensivi. Il piccolo Austin inizia a palleggiare, a giocare, e con un padre così, inevitabilmente, il Basket diventa la sua passione.
L’approdo in NBA
Passata l’infanzia sulla riviera adriatica (Alcuni narrano di un litigio all’asilo con Daniel Hackett, ndr) la famiglia Daye torna negli Stati Uniti, e Austin può finalmente dedicarsi al Basket, nei College americani. Nei Gonzaga Bulldogs mostra ottime potenzialità, più di 30 punti di media a partita, e può finalmente entrare nel magico mondo dell’NBA, proprio come suo padre. Durante il Draft del 2009, vissuto ovviamente insieme alla sua famiglia, Austin viene scelto alla Numero 15, dai Detroit Pistons. Nella prima stagione da Rookie fatica a trovare spazio, la sua media punti è molto bassa rispetto alle aspettative. Solo nella seconda stagione (con la prima doppia doppia in carriera) e nella terza (con il Carrer High di 28 Punti, segnati contro Miami) riuscirà a mostrare sprazzi di talento.
Lockout e Titolo con i San Antonio Spurs
In questo periodo di ambientamento, il Lockout NBA fa piuttosto male al figlio di Darren, che decide di allenarsi e giocare in Russia. Perdere i ritmi NBA, soprattutto se si è agli albori della Carriera sarà cruciale nell’avventura di Austin, che al ritorno oltreoceano verrà ceduto prima a Memphis, nel 2013, poi a Toronto nel 2014, giocando pochissime partite.
Quando tutto sembrava andare storto, nel 2015 viene scambiato e passa ai San Antonio Spurs, con cui, seppur non da protagonista, riuscirà a vincere l’Anello, traguardo mai raggiunto da papà Darren.
La fine del sogno NBA
Purtroppo però, l’NBA non sembra essere il suo mondo. Fatica a trovare e spazio e soprattutto fatica ad esprimere al meglio il suo potenziale. Nel 2015 dunque, dopo una brevissima esperienza con gli Atlanta Hawks (l’ultima in NBA finora) decide di fare una scelta rischiosa, criticata da molti, ma condivisa e amata dai più romantici.
Austin ha bisogno di serenità, di equilibrio, deve ritornare ad amare la Pallacanestro, deve riabbracciare il luogo dove si è perdutamente innamorato del Gioco. Pesaro.
Il ritorno a Pesaro
Decide quindi di ripercorrere le orme di Darren, passando alla VL dopo l’avventura NBA. In “patria” viene accolto come un Supereroe; certo, i tempi sono cambiati rispetto ai tempi di Darren, e le aspettative anche (La VL di Darren lottava ai vertici, vincendo anche 2 Campionati, la VL di Austin lotta per la salvezza), ma nonostante ciò in Città si respira grande entusiasmo, frutto di un pubblico che, a secco di risultati, vuole quantomeno tornare a divertirsi. Dopo il magico 2011, dove aveva raggiunto i Playoff (grande quintetto con Hickman,Hackett,White,Jumaine Jones e Cusin), la VL riesce finalmente a disputare una buona stagione, salvandosi con qualche giornata d’anticipo.
Un’annata fantastica
La Stagione Italiana 2015/2016 vede un Austin Daye assoluto protagonista: 21 Punti di media a partita (Top Scorer del Campionato), 9 Rimbalzi di media a partita, nel podio per il titolo di MVP stagionale, e una grande partecipazione all’ All Star Week End (Insieme al compagno di squadra Semaj Christon, ora in forza agli Oklahoma City Thunder, ndr). La sua avventura italiana è un grande successo, Austin mostra una qualità eccelsa per il campionato, una grande cattiveria agonistica e un’impressionante forza mentale nelle giocate difensive. Ama la città, ama il pubblico, definito da lui stesso “The Best Crowd in the World”. Vorrebbe restare un’altra stagione, per rilanciare la VL, secondo i suoi piani anche in chiave Playoff. Il suo amore per il gioco è tornato.
L’approdo in Turchia
Per ragioni soprattutto economiche, nell’estate del 2016 decide di lasciare Pesaro per volare in Turchia, nel Galatasaray, dove milita tutt’ora, squadra solida e dalle grandi ambizioni sia nazionali che Europee, dopo la vittoria dell’ Eurocup nell’anno precedente.
La carriera di Austin Daye non è ancora terminata, ha ancora tanto da dire soprattutto nel panorama europeo. il “Figlio di” Darren è riuscito senza dubbio a togliersi quel fardello, superare la pressione, e fare della sua grande passione il suo lavoro, con grande voglia, con grande dedizione, seguendo la strada tracciata da papà Darren.
Enrico Boiani