venerdì, 20 Dicembre 2024

Arte e Potere alla Casa Bianca: l’Apoteosi di George Washington di Costantino Brumidi

Joseph Robinette Biden Jr. si è finalmente insediato alla Casa Bianca, diventando di fatto il quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti d’America. Quello che è stato definito come l’uomo più potente al mondo passerà gli anni del suo mandato in una città fortemente condizionata dai suoi predecessori e della tradizione politica statunitense. Washington DC e, in particolare, le zone legate alla attività politica, si legano fortemente con un’ideale repubblicano di chiara matrice romana. Basti ricordare come uno degli edifici simbolo della capitale, in cui si radunano i senatori, si chiami, per l’appunto, Campidoglio. È proprio in questa sede che un artista italo-greco, Costantino Brumidi, dipinse nel XIX secolo la cupola dell’enorme rotonda che contraddistingue l’edificio. Un affresco carico di valenze politiche e non solo, che ha come punto di riferimento ancora una volta l’Italia e l’esaltazione di personalità illuminate”. Sto parlando della Apoteosi di George Washington.

Costantino Brumidi, Apoteosi di George Washington, 1855-1880, Campidoglio, Washington DC

L’enorme affresco che decora la gigantesca volta della Rotonda del Campidoglio si trova ad una altezza di ben 55 metri e si estende su un’area di circa 433 metri quadrati. Una superficie immensa, in cui le figure dipinte sono alte circa 4 metri e mezzo. La gigantesca cupola venne costruita nel 1863 ma fu nel 1865, a soli 11 mesi di distanza del termine della sanguinosa Guerra Civile americana, che Brumidi iniziò a mettere mano alla sua opera. Costantino, più tardi autoribattezzatosi Constantino per sottolineare le sue origini greche, lavorò in vari ambienti del Campidoglio, per quasi venticinque anni. Morirà nel 1880, lasciando alcune parti incomplete. L’Apoteosi di Washington, la cui realizzazione gli valse l’appellativo, esagerato, di “american Michelangelo”, gli fu pagata ben 40.000 $, circa 668.000$ attuali. Ma chi era, e da dove veniva Costantino Brumidi?

Costantino Brumidi, chi era costui?

Costantino Brumidi nacque a Roma, da padre greco e madre italiana, nel luglio 1805. Già agli albori della sua carriera pittorica divenne un artista alquanto richiesto. Brumidi si distinse già da giovane per la sua maestria nel dipingere. Il suo tratto, dai modi antiquati e strettamente legati alla tradizione, gli dette l’opportunità di lavorare per i principi Torlonia e, addirittura, per papa Gregorio XVI Cappellari. La vita e la carriera di Costantino subirono una svolta all’indomani dell’occupazione francese di Roma nel 1849. Il suo spirito da patriota lo portò ad aderire alle fila della Repubblica Romana e, a causa di ciò, venne imprigionato. Il periodo di detenzione, per quanto breve, lo spinsero ad una soluzione radicale: partire per gli Stati Uniti. Fu così che, assieme alla famiglia, Costantino Brumidi raggiunse la terra che lo consacrerà definitivamente.

Dopo un periodo trascorso a New York e in Messico, il nostro artista si recò a Washington dove, dopo aver ricevuto il plauso di Jefferson Davis, divenne una sorta di artista di stato. L’alta considerazione in cui era tenuto gli fecero per l’appunto riceve il prestigioso incarico di dipingere la cupola del Campidoglio. L’impresa, tenuta in concomitanza con altri cantieri, lo impegnò per venticinque anni, fino al sopraggiungere della morte. Fu infatti durante i lavori di completamento del gigantesco affresco, il 19 febbraio 1880, che Costantino trovò la fine. Cadde accidentalmente da una impalcatura mentre dipingeva e a nulla valsero i soccorsi. Le ferite riportate per l’altezza erano troppo gravi e poco dopo spirò.

L’Apoteosi di George Washington

L’Apoteosi di George Washington, l’opera che lo rese celebre, è una sorta di manifesto politico degli Stati Uniti. Quello che vediamo non è naturalmente dovuto alla sola mente dell’artista. Il soggetto dell’affresco non fu liberamente realizzato. Dobbiamo immaginarci, come è ovvio che sia per opere di tale impegno, che Brumidi si fosse consultato con qualche rappresentante statale, per stabilire cosa dovesse figurare sull’intonaco. Al centro della composizione vediamo George Washington posto in una sorta di Olimpo. Il primo presidente degli Stati Uniti è come “asceso al cielo” per diventare anch’esso dio: è l’Apoteosi.  Esso è avvolto in un drappo purpureo e poggia i piedi su un arcobaleno. Al suo fianco troviamo la dea Libertà, distinguibile per via del cappello frigio che i romani donavano agli schiavi affrancati. Alla sua destra è invece la dea Vittoria, distinguibile per via della tromba e della palma del vincitore.

George Washington tra la Libertà e la Vittoria

George Washington sta indicando con un libro mentre con l’altra mano impugna una spada puntata verso terra. Dietro tali movenze, supportate anche da altri richiami interni alla stessa opera, si è voluto leggere una qualche simbologia di stampo massonico. Non sarebbe nulla di strano o misterioso essendo la stessa Washington totalmente impregnata di tale spirito. Il presidente e le due dee sono posti all’interno di una circonferenza formata da tredici fanciulle, ognuna contrassegnata da una stella. Tali raffigurazioni rimandano chiaramente alle tredici colonie originali, primo nucleo dei moderni Stati Uniti. È interessante notare come alcune di queste allegorie diano le spalle a Washington. Tale soluzione non è casuale. Rappresenta infatti la situazione in cui tali colonie si trovavano al tempo dell’affresco, separate per proprio volere dall’Unione originale. Bisogna ricordare che siamo a pochi mesi dalla fine della Guerra Civile americana.

Washington e le Colonie originali

Da Palazzo Vecchio al Campidoglio

Un tale modo di raffigurare un governante non è certo una novità in campo artistico. Costantino Brumidi per la sua creazione pare infatti essersi ispirato a un celebre precedente che si trova in Palazzo Vecchio a Firenze: l’Apoteosi di Cosimo I di Giorgio Vasari. L’opera fiorentina, eseguita tra 1563 e 1565, era un mirabile esempio per un artista tanto legato alla tradizione come Brumidi. Vasari, seguendo il volere della committenza, dipinse Cosimo I de’Medici divinizzato, elevato al cielo, ed incoronato dalla rappresentazione di Firenze. intorno al sovrano sono disposti su un parapetto circolare tutti i gonfaloni dei quartieri e delle arti fiorentine, ognuno affidato alla custodia di un putto. Anche la posizione dell’opera vasariana, al centro del Salone dei Cinquecento, fungeva da ideale antecedente alla cupola del Campidoglio. Il Salone era infatti divenuto nel XVI secolo la sala di rappresentanza della Signoria Fiorentina nonché salone delle udienze.

Giorgio Vasari, Apoteosi di Cosimo I, Palazzo Vecchio, Firenze

Brumidi, il Campidolgio e la Massoneria

L’Apoteosi di George Washington contiene, come già accennato, alcune particolari che richiamano la massoneria. In quest’ottica andrebbe infatti guardata anche la circonferenza con le tredici colonie originali. A ben guardare, il cerchio che esse formerebbero non è completamente “circolare”. La forma che disegnano sembra infatti schiacciata, quasi un triangolo. Tale figura avrebbe la base nella parte in cui compare Washington mentre i lati obliqui si incrocerebbero all’altezza del drappo con e pluribus unum, “da molti uno” richiamo alle colonie originarie. C’è anche chi vi vedrebbe l’Occhio della Provvidenza (l’occhio nel triangolo che si vede nelle banconote). Secondo questa teoria al rimpicciolirsi della volta, in concomitanza con la parte più alta dell’edificio, il colore pare scurirsi dando l’idea dell’occhio.

Allegorie nazionali

Alle estremità della cupola Costantino Brumidi ha dovuto anche raffigurare sei scene, sei allegorie nazionali che però non sono completamente visibili da terra. In senso orario, partendo dal presidente Washington, troviamo: la Guerra, la Scienza, la Marina, il Commercio, la Meccanica e l’Agricoltura. Posta sotto i piedi di Washington è la Guerra. Essa rappresenta la Libertà che soggioga la Tirannia e il Potere Regio. Al suo fianco vi è un’aquila americana che tiene delle frecce e, dietro di lei, dei tuoni, elementi che compaiono nel Great Seal statunitense. Segue la Scienza con Minerva che indica un generatore elettrico con al fianco Benjamin Franklin, Samuel Morse e Robert Fulton: essi rappresentano il genio inventivo americano. Succede poi la Marina con Nettuno assieme a Venere. Quest’ultima lascia cadere in mare il filo telegrafico che avrebbe collegato gli Stati Uniti con l’Irlanda. Sullo sfondo si può vedere poi una nave da guerra.

la Guerra
la Scienza
la Marina

Troviamo poi il Commercio con Mercurio che sta donando una borsa di denari a Robert Morris, finanziatore della Guerra di Indipendenza. Succede la Meccanica in cui figura Vulcano accanto a dei cannoni e ad una macchina a vapore. L’uomo che sta lavorando alla forgia è Charles Thomas, supervisore dello scheletro metallico della cupola del Campidoglio. L’ultima allegoria è quella dell’Agricoltura in cui compare Cerere seduta sopra una falciatrice meccanica per il grano. In questa allegoria il ragazzo che tiene le redini dei cavalli è la rappresentazione dell’America mentre la dea Flora, a sinistra, sta raccogliendo i frutti da lui coltivati.

il Commercio
la Meccanica
l’Agricoltura

Un’ispirazione dal passato

L’opera di Costantino Brumidi non è solo l’apoteosi di Geroge Washington, è l’apoteosi della nazione americana. Una immagine che più di ogni altra sintetizza la storia, la cultura e quelle che erano le ambizioni degli Stati Uniti nella seconda parte dell’XIX secolo. Un monito, una ispirazione, un ideale per tutti coloro che qui lavorano per il bene della nazione americana.

Virtual Tour della Campidoglio e della Rotonda: https://www.virtually-anywhere.com/portfolio/uscapitol/

Biden alla Casa Bianca: https://www.sistemacritico.it/2021/01/20/breaking-news-del-mercoledi-10/

Danilo Sanchini
Danilo Sanchini
Danilo Sanchini, nato a Pesaro nel 1996. Attualmente studente di Storia dell'Arte presso l'Università degli studi di Firenze. Appassionato di Racconti, Leggende, Storie e ovviamente di Capolavori. Innamorato del bello e di ogni sua sfumatura. Scrivo per Sistema Critico da Maggio 2018.

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