Siamo alla fine di giugno, l’estate è appena iniziata e tutti noi non vediamo l’ora di poter fare un tuffo al mare. L’acqua azzurra e cristallina ha il poter di far riaffiorare malinconici ricordi e di farci immaginare dolci situazioni future. Questa visione “romantica” è però frutto di una recente visione del mare. Sin dai tempi arcaici il rapporto tra uomo e mare è sempre stato ambiguo. Gli abissi nascondevano insidie, segreti e morte ma potevano anche permettere il sostentamento alimentare di ampie regioni e il commercio tra terre lontane. Questo legame ha creato nei secoli miti e leggende riguardanti ciò che si cela al di sotto della superficie, lì dove l’uomo non può (poteva) spingersi. È così, dove l’occhio non può arrivare, giunge l’immaginazione. Strane creature e mostri marini iniziano in questo momento a popolare i racconti e le leggende di tutte quelle popolazioni legate indissolubilmente al mare.
Quando Alessandro esplorò il mare
A vincere la palma della stranezza e della fantasia è sicuramente il mondo medievale. I suoi ricchi e variopinti bestiari, assieme a una letteratura di non minore inventiva, hanno consacrato mostri e creature all’immaginario collettivo. Uno dei testi più importanti del periodo è sicuramente il Roman d’Alexandre di Alexandre de Bernay. Questo racconto, composto intorno al 1180-1190, è in realtà una delle tante versioni di una epopea al tempo molto diffusa: quella di Alessandro Magno. Alexandre de Bernay, rielaborando e collegando tra loro racconti di varia provenienza e cronologia, ci narra diverse storie al limite del mitologico. Tra queste, degna di menzione, è la discesa di Alessandro negli abissi. Il sovrano macedone, spinto dalla sete di conoscenza e della volontà di essere il primo uomo ad esplorare le profondità marine, fece progettare appositamente una particolare sfera di vetro grazie alla quale potersi immergere tra i flutti oceanici.
Gli artigiani gli hanno fatto uno scafo molto ricco, era tutto di vetro, chiaro, non se ne vide mai più bello. Fanno anche delle lampade tutt’intorno allo scafo, che ardevano lì dentro, gioiose e suggestive. Non ci potrà essere in mare pesce per quanto piccino che il re non veda bene, o attacchi o imboscate. Quando ci fu entrato con i suoi due compagni, era bene al sicuro, come nella torre di un castello
Alexandre de Bernay, Romain d’Alexandre
il Mare come limite
Alessandro è l’immagine dell’uomo che osa sfidare i limiti imposti dalla natura. Una natura alla quale a volte, però, si deve comunque prostrare. Durante la sua immersione venne infatti avvicinato da un enorme mostro marino. Questo rimase molto tempo a girare intorno alla sfera, indeciso se mangiarsi il piccolo uomo o meno. Il terrore del sovrano fu talmente grande che, una volta riemerso in superficie, non tentò mai più la “conquista al mare”. Ma come era fatto questo mostro? I numerosi miniatori che si cimentarono nell’impresa di raffigurarlo dettero libero sfogo alle proprie fantasie. C’è chi lo ha immaginato come un essere mezzo pesce e mezzo aragosta, come il miniatore russo dell’Alexandria serbskaya, o come una gigantesca balena come fece il decoratore dell’Histoire du bon roi Alexandre” di Berlino. Nella maggior parte dei casi sono però pesci dall’aspetto spaventoso e aggressivo, accumunati sempre dalle dimensioni non comuni.
Mostri e creature da un oceano di carta
Trovare strani ed enormi pesci nelle profondità marine non è cosa così distante dalla realtà, immaginare alcuni degli animali presenti nei famosi bestiari medievali è tutt’altra cosa. Tra le centinaia di animali, o presunti tali, che scorrono lungo le pagine di questi libri, colpisce per la sua forma lo Zitirion. Lo Zitirion è un essere ibrido, metà pesce e metà cavaliere, che vive nei mari che circondano l’Inghilterra. Nel Der Naturen Bloeme bestiario di metà ‘300 dell’olandese Jacob van Maerlant, viene descritto come un essere ricoperto di dura pelle, che possiede un elmo e uno scudo triangolare collegati con robusti tendini al proprio corpo. A renderci più chiare le idee sull’aspetto di questo mostro corre in nostro aiuto la miniatura del volume conservato presso la Koninklijke Bibliotheek de L’Aia che ci fornisce un’immagine difficilmente dimenticabile. Non bisogna neanche stupirsi poi se, in questo meraviglioso universo, esiste anche il pesce-monaco.
Può poi capitare che certi animali, oggi ritenuti comunissimi, abbiano un passato da “ignoti”. Ciò lo si percepisce chiaramente con il polpo dell’Hortus Sanitatis, una sorta di enciclopedia medievale su piante, animali e sui loro usi medicinali. L’opera è una preziosa testimonianza di quelle che erano le conoscenze e le idee riguardo certi animali nella Germania di fine ‘400. Ogni voce nel volume è corredata dalla relativa xilografia che però non sempre corrisponde alla descrizione sottostante. L’illustrazione del polippus presenta un animale che a prima vista pare essere uno strano pesce con otto zampe da aragosta. Nella descrizione sottostante l’autore dimostra invece di aver ben in mente cosa sia un “polpo” ma ciò non si può dire per l’illustratore. Questo, infatti, ci dimostra come all’epoca la conoscenza di tali animali non era cosa comune e così, giustamente, l’artista si arrangia come può, immaginando un pesce con “otto piedi”.
I guardiani del mare e della Civiltà
Tali esseri marini, nei secoli successivi, abbandonarono progressivamente tale tipologia di volumi per essere raffigurati nelle più diverse carte geografiche. Tra i numerosi esempi che si possono fare vale la pena ricordare la Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani. Nella galleria vaticana si può osservare come in alcune zone d’Italia vengano raffigurate queste abominevoli creature. La Galleria fu commissionata da Gregorio XIII Boncompagni all’artista e geografo domenicano Ignazio Danti. Danti, coadiuvato da vari pittori, tra cui Girolamo Muziano, tra 1580 e 1585, realizzò ben quaranta carte geografiche lungo i centoventi metri delle pareti del corridoio. Tra i vari riquadri non è insolito imbattersi in tritoni o altre strane creature. È questo il caso della carta raffigurante Venezia. Questa zona viene rappresentata come se fosse infestata da un enorme e mostruoso pesce che spruzza acqua: una sorta di monito per chiunque volesse invadere la laguna.
Caso davvero particolare è quello dello svedese Olav Manson, autore, nel 1539, della Carta marina et Descriptio septemtrionalium terrarum. La Carta descrive le regioni dell’Europa del nord, dalla Groenlandia alla Russia, zone che ancora nel ’500 risultavano semisconosciute all’Europa meridionale. La carta di Manson, oltre ad essere abbastanza fedele, ha una caratteristica particolare: raffigura numerosi mostri marini che erano creduti abitare i mari settentrionali. Uno di questi viene descritto dall’autore come dotato di una testa di maiale, zampe di drago e di un occhio sul ventre. Manson afferma che questa creatura venne avvistata, al largo della costa bretone, nel 1537. Il fatto di ricordare questo essere in una carta geografica di tale levatura è dovuto anche a motivi religiosi. Manson, vescovo di Uppsala, nato cattolico in un paese protestante, ha infatti più volte paragonato tale bestia ai protestanti, colpevoli, a suo dire, di vivere come i “maiali”.
mostri d’oggi
Quelli che abbiamo elencato oggi sono solo alcuni dei numerosissimi abitanti delle profondità marine che sono stati “avvistati” almeno una volta nella storia. Tentacoli, pinne e denti aguzzi sono ovviamente le caratteristiche principali di tali aberrazioni ma, come abbiamo visto, a volte si presentano anche in una forma tutt’altro che sconosciuta. La prossima volta che andrete a fare il bagno al mare, e toccherete in acqua qualcosa di insolito, pensateci bene prima di affermare che è solo un semplice pesce…
altri mostri marini: http://www.strangescience.net/stsea2.htm?fbclid=IwAR1FB_a2kAxNrxOmsYlyWDIcV9RZxCGNqdCL9Tgjm4AWl6KePAjFl_L3zq0
arte, mare e “mostri” un po’ diversi: https://www.sistemacritico.it/2019/11/16/larte-deve-resistere-al-mare-la-drammatica-situazione-di-venezia-e-del-suo-patrimonio/