Aretha Franklin nasce a Memphis nel 1942, la sua voce, la sua originalità (come fu a suo tempo Nina Simone) e la vita piena di successi, l’hanno fatta diventare la donna simbolo del Soul che tutti ora conosciamo.
I primi anni
Durante l’infanzia, Aretha, cresciuta in una famiglia con solide basi religiose, è costretta a vivere la separazione dei genitori ma rimane molto attaccata al padre, il Reverendo Franklin. Inizia la sua carriera in tenera età suonando e cantando durante le funzioni.
Grazie alle conoscenze del padre, tra cui Martin Luther King e altri importanti esponenti del movimento per l’uguaglianza razziale, inizia anche lei a prendere posizione politica e sociale.
Il varco della religiosità
Come tanti altri dopo di lei, Aretha, visto il precoce talento nel suonare il pianoforte e nella padronanza della voce, decide di varcare un confine invalicabile se si pensa all’America nera degli anni cinquanta: quello della religiosità. Servendosi del genere gospel, inizia una collaborazione discografica con la Columbia Records che durerà quindici anni e frutterà decine di incisioni variando tra jazz, blues e pop.
The soul queen
Il salto di qualità, porta la cantautrice a passare dalla casa discografica Columbia Records all’Atlantic records e qui Aretha inizia ciò che sarà per lei la via del successo e che, le concederà la simbolica ma importantissima stella sulla Walk of Fame. Già mentre incideva con la Columbia, intorno al 1967, le fu affibbiato il nome di regina del soul, nome che si porterà fino alla morte (e oltre).
Il simbolo
Grazie alla fama che va accrescendosi, ed essendo una donna nera e fiera della propria razza, inizia ad essere molto popolare nell’ambiente afroamericano negli Stati Uniti. Diventa così un vero e proprio simbolo. Incoronamento di tutto ciò: è il rifacimento di Respect di Otis Redding che diventerà un vero e proprio manifesto e slogan femminista.
Respect
“R-E-S-P-E-C-T
Find out what it means to me
R-E-S-P-E-C-T
Take care, TCB
Oh (sock it to me, sock it to me, sock it to me, sock it to me)
A little respect (sock it to me, sock it to me, sock it to me, sock it to me)
Whoa, babe (just a little bit)
A little respect (just a little bit)
I get tired (just a little bit)
Keep on tryin’ (just a little bit)
You’re runnin’ out of fools (just a little bit)
And I ain’t lyin’ (just a little bit)”
Viene incisa dalla cantautrice il giorno di san valentino del 1967, in collaborazione con le sorelle. Un non inaspettato successo non tarda ad arrivare, rispetto alla originale di Redding. Diventerà, come già detto, simbolo inequivocabile per i movimenti femministi, un inno al rispetto anche per le minoranze. La canzone verrà ripresa anche per il film “Blues Brothers – Il mito continua” (in cui la cantautrice presenzia) del 2000.
Spaziando tra vari generi
Dagli anni sessanta a gli anni settata i generi che Aretha tocca sono innumerevoli. Partita dal Jazz continua sulla scia del blues e del soul fino al rock and roll. Numerose sono anche le cover di diverse band molto famose e importanti quali i Beatles, Simon and Garfunkel, Drifters e tanti altri.
Scala così le classifiche vincendo innumerevoli premi e riconoscimenti.
Gli ultimi anni
Aretha Franklin muore a Detroit nel 2018, lasciandosi dietro un’eredità musicale, sociale e un impatto culturale inimmaginabile. Indimenticabile la sua performance al Kennedy Center del 2015 davanti a Michelle e Barack Obama.
Nel 2021 uscirà proprio Respect, film dedicato alla vita della cantautrice, che mai riuscirà a uscire dai cuori di tutti gli spettatori del mondo.