Anora, favolosa commedia del regista americano Sean Baker, è il film vincitore della Palma d’oro al festival di Cannes 2024. La pellicola è stata distribuita nelle sale italiane a novembre e si profila tra i grandi protagonisti della prossima stagione dei premi. L’accattivante cinematografia di Baker esalta la narrazione di Anora sino a una conclusione che scioglie il fiabesco “e vissero per sempre felici e contenti” nello spietato scenario contemporaneo.
Come Pretty woman, contro Pretty woman
La premessa narrativa di Anora è identica a quella di una delle commedie romantiche per eccellenza, Pretty woman. In entrambi i casi infatti, un uomo molto ricco offre un mucchio di soldi a una sex worker per essere la sua ragazza a tempo determinato.
Ma questa rappresenta l’unica analogia tra le due pellicole.
Se il cult del 1990 si sviluppa in una Los Angeles patinata, tra le boutique di Rodeo Drive e la suite di un hotel di lusso, Sean Baker si sposta in una disincantata Brighton Beach animata da nightclub mediocri e luna park decadenti. Ecco poi che dell’affascinante Richard Gere non resta che un ragazzino viziato (magistralmente interpretato dal giovane Mark Eidelstein), tanto ricco quanto volubile. Ma a ribaltare il mito di Pretty Woman è soprattutto lei, Anora.
Per comprendere appieno la portata sovversiva dell’operazione di Baker è prima di tutto necessario sottolineare quello che è l’archetipo a cui entrambi questi film fanno riferimento. Tanto Pretty woman quanto Anora rimandano più o meno chiaramente al nucleo narrativo della ragazza di bassa estrazione che, attraverso un fortunato incontro amoroso con un uomo abbiente, cambia vita.
Si basano, in altre parole, sulla famosissima storia di Cenerentola.
Pretty woman è stato e continua ad essere un film di grandissimo successo. Questa sua longeva fortuna non stupisce affatto: il cult ha attualizzato la fiaba di Cenerentola nello scenario americano di fine millennio senza apportarvi sostanziali cambiamenti. Certo, Julia Roberts è una prostituta e di scarpette di cristallo non c’è traccia. Ma di fatto, la struttura della fiaba è intatta: il principe azzurro/ milionario si innamora della protagonista e uno splendido bacio sulle scale antincendio suggella la loro storia d’amore.
Invece, Sean Baker capovolge il modello. Anora è infatti la Cenerentola impossibile.
Chi è Anora?
I primissimi minuti di Anora sono un sensazionale esempio dell’imperativo cinematografico dello show, don’t tell. Il regista ci mostra le danze provocanti delle sex workers a cavalcioni sui clienti del night club mentre scorrono i titoli di testa. Anora, seminuda e sinuosa, è una di loro.
Baker la segue mentre si aggira per il locale in cerca di clienti, si siede felina accanto a loro, li prende per mano e li conduce nel privé per uno spettacolo privato, li ammalia e poi si prende gioco di loro con una collega. Anora non è un’ingenua né una sprovveduta. È una donna d’affari.
L’incontro con Vanya si svolge in questa cornice e l’unica ragione per cui Anora viene preferita alle sue colleghe è la sua capacità di comprendere il russo, lingua madre del ragazzo. Dopo una piacevole serata, lui le domanda se è disponibile anche per incontri al di fuori del locale.
È così che la giovane finisce nella sua gigantesca villa e tra i due si instaura una bella complicità.
Di certo, il fatto che Vanya sia giovane e attraente contribuisce a sfocare i ruoli di cliente e sex worker. Anora è abituata a ben altri tipi di avventori.
Tuttavia, inizialmente, il confine tra lavoro e rapporto personale viene riaffermato attraverso un tariffario concordato. Ogni volta in cui Vanya le fa delle richieste, la giovane riporta l’attenzione sui soldi che desidera per le sue prestazioni. La situazione cambia quando, in preda ad uno dei suoi soliti capricci, il ragazzo le chiede di sposarlo. Anora accetta a patto che lui le compri un grandioso anello di fidanzamento.
Il primo atto della pellicola si conclude dunque con quello che, solitamente, è un finale.
Ani
Ma la storia di Anora è appena iniziata.
Ciò che è importante sottolineare è che, pur non essendo affatto un personaggio ambiguo, la protagonista di questo film è comunque in qualche modo duale e, dunque, complessa.
Prima dell’incontro con Vanya, Anora non è una prostituta come la Vivian di Julia Roberts, ma piuttosto una creatura ibrida tra la danzatrice e la spogliarellista. Anora comprende il russo, ma preferisce sempre parlare in inglese. Al suo stesso nome preferisce il diminutivo Ani, più lezioso e adolescenziale.
A guardare bene, la navigata sex worker è anche la ventenne che, finito il turno a tarda notte, si addormenta in metropolitana avvolta in strati di felpe e si dimentica di comprare il latte.
I due lati di Anora non si contraddicono, ma si alimentano a vicenda creando un personaggio femminile credibile e contemporaneo.
Non un’altra commedia romantica
Che quello tra Anora e Vanya sia un matrimonio di plastica è evidente fin dall’artificiosa e chiassosa celebrazione in una delle famose wedding chapels che animano Las Vegas tanto nella realtà quanto nell’immaginario collettivo. Ma, nonostante i baci sotto i fuochi d’artificio del Nevada e l’entusiasmo incontenibile dei novelli sposi, questo matrimonio è per entrambi un affare.
Infatti, sebbene apparentemente sia Ani a guadagnare una fortuna in termini di soldi e posizione sociale, la proposta di Vanya non ha niente a che fare con il romanticismo disinteressato.
Il ragazzo, richiamato in Russia dal potente padre oligarca, non vuole abbandonare la sua vita fatta di videogame e festini in America. Ma per disobbedire alla sua famiglia ha bisogno di una green card e Ani sembra essere la soluzione più veloce e divertente ai suoi problemi.
L’unione tra i due dunque, al contrario del classico coronamento dei sentimenti reciproci, assomiglia a uno scambio di benefici. Come è infatti stato notato dalla stampa, Anora è una commedia romantica in cui di amore non c’è nessuna traccia e lo stesso matrimonio tra i protagonisti è letteralmente un contratto.
Si può dire che, per molti versi, Anora sia la commedia romantica che nega le commedie romantiche.
Se non si può negare che tra i due protagonisti ci sia attrazione e anche una certa simpatia, è comunque essenziale tenere a mente la vera natura del loro rapporto. Certo, non è semplice:nel momento in cui Ani sposa Vanya la dinamica di potere tra cliente e sex worker sembra essere stata cancellata da un rapporto tra pari.
Naturalmente, lo spettatore avvezzo all’andamento narrativo di Cenerentola e dei suoi derivati più o meno recenti spera nella confortante prospettiva del lieto fine. Nota che, in fondo, Ani e Vanya non sono così diversi. Si consola nell’ipotizzare che, per quanto il loro sia un accordo stipulato per perseguire i propri interessi, potrebbero davvero innamorarsi. E persino Anora si concede di credere alla fiaba.
Anora ride
Anora è un film in cui si ride moltissimo. L’intero secondo atto della pellicola è una grossa risata magistralmente diretta da Sean Baker. L’idea di aver calato le vicende della giovane sex worker nel panorama della comunità di origine russa di Brighton Beach si è rivelata un asso vincente.
Nelle sue interviste, Baker ha raccontato che l’idea originale di Anora è stata proprio quella di raccontare questo piccolo universo russofono insieme al suo attore feticcio Karren Karagulian.
Quest’ultimo infatti interpreta T’oros, il capo degli scagnozzi che la potente e furiosa famiglia di Vanya impiega per controllarlo. Ma se il ragazzo se la dà a gambe senza pensarci due volte, Ani cade nelle mani dei tirapiedi dei potenti oligarchi.
Qui iniziano le risate. T’oros e i suoi sono poco più che cialtroni, uomini troppo normali per essere pericolosi o anche solo minacciosi. Durante le ricerche di Vanya, Baker sfrutta tutto il potenziale comico dei suoi attori per mostrare il lato più esilarante di coloro che, chiamati ad essere i ceffi brutti e cattivi di turno, fanno un buco nell’acqua dopo l’altro.
In tutto ciò, Ani indossa una splendida pelliccia nera e aiuta il trio di scagnozzi a cercare Vanya in modo da convincerlo a rifiutare l’annullamento. Anora rivendica il suo ruolo di moglie, nonostante le venga costantemente ricordato che è una prostituta.
Anora, fiaba impossibile
Così come ha fatto ridere, Sean Baker termina il suo capolavoro con un silenzioso anti-climax.
Per tutta la durata del film nessuno ad eccezione di Ani ha preso sul serio la questione del matrimonio con Vanya. Per tutti è evidente che la prostituta non diventa moglie e non c’è contratto che tenga.
Il conflitto di Anora è terribilmente scontato e per questo irrisolvibile. Semplicemente, nel mondo dei club a luci rosse di Brighton Beach le fiabe non esistono. Si può ridere, semmai, e anche molto, ma non si può prendere sul serio un lieto fine.
Il disincanto di Anora è il fallimento della storia di Cenerentola. L’epilogo di Sean Baker è dolorosissimo perché assolutamente reale, contemporaneo e banale. La grande occasione di Ani è stata solo l’ennesimo capriccio di Vanya e questa consapevolezza prende infine il sopravvento sulla rabbia e sulla tenerezza.
Sean Baker non ha costruito un melodramma a tinte forti, ma piuttosto la plausibile vicenda di una giovane donna che fa la sex worker in un night club di Brighton Beach. E se è vero che i nostri non sono tempi da favola, si comprende perché Anora sia tanto potente.