lunedì, 18 Novembre 2024

Anna Bolena: una femminista del XVI secolo?

Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII, può essere considerata una femminista? Mentre la parola “femminismo” potrebbe non esistere nel periodo Tudor, il concetto di uguaglianza tra i sessi all’epoca era oggetto di dibattito .

Negli ultimi anni, Anna Bolena ha acquisito quasi lo status di celebrità. La seconda moglie di Enrico VIII è diventata una figura controversa: molte persone, infatti, la considerano un’icona femminista. Abbastanza sorprendente, poiché il femminismo era un concetto allora sconosciuto.
La grande ossessione di Enrico VIII, la donna per la quale mandò onde d’urto in tutta Europa separando l’Inghilterra da Roma e creando una chiesa completamente nuova solo per poterla sposare.
Eppure solo tre anni dopo Anna Bolena fu decapitata con false accuse di tradimento. È stata una delle più drammatiche cadute in disgrazia della storia britannica, che da allora l’ha consacrata nel ruolo di vittima.

La sua tragica storia è stata raccontata e raccontata così tante volte che ha spinto Anna a uno status quasi leggendario, di gran lunga la più famosa delle sei mogli di Enrico.

Come nasce Anne Boleyn

Una donna esuberante, schietta e ferocemente intelligente che ha sfidato il mondo dominato dagli uomini Tudor e ha cercato di prendere il controllo del proprio destino. Era un’appassionata sostenitrice dell’educazione femminile in un momento in cui la maggior parte della società la considerava una perdita di tempo; promosse una riforma religiosa radicale anche se la metteva in pericolo, e aveva uno dei monarchi più temuti d’Europa che mangiava dal palmo della sua mano. In breve, era la cosa più vicina a una femminista dell’Inghilterra dei Tudor, fino a quando sua figlia Elisabetta salì al trono.

Anna era probabilmente la seconda di tre figli nati dall’ambizioso cortigiano Thomas Boleyn e da sua moglie Elizabeth, figlia di Thomas Howard, secondo duca di Norfolk. Una combinazione di astuzia politica e matrimoni vantaggiosi aveva trasformato la famiglia Bolena da fittavoli a nobili.
L’educazione e l’istruzione di Anna erano di gran lunga superiori a quella della maggior parte delle sue coetanee. Studiosa naturale, fu descritta come eccezionalmente intelligente, fino a che il padre le assicurò un posto alla corte di Margherita d’Austria, Reggente dei Paesi Bassi, quando aveva solo circa 12 anni.
Fu una scuola di perfezionamento come nessun’altra, che diede ad Anne un’eccellente base di lingue e la espose ad alcune delle menti più brillanti del Rinascimento europeo.

Quando il sapere è potere

Anna trovò esempi ancora più stimolanti di leadership femminile alla corte francese, dove trascorse diversi anni dopo aver lasciato i Paesi Bassi nel 1514. Strinse una stretta amicizia con la sorella del re francese, Margherita di Navarra, figura influente del Rinascimento francese. Anche la madre del re, Luisa di Savoia, era una forza dominante alla corte francese.

Questo era un mondo in cui le donne, molto più degli uomini, esercitavano il potere e lo facevano brillantemente. Fu una lezione che Anna non dimenticò mai. Dal momento in cui fece la sua prima apparizione alla corte di Enrico VIII esattamente 501 anni fa, il 4 marzo 1522, Anna fece capire chiaramente di essere una donna come nessun’altra. La sua raffinatezza continentale faceva sembrare decisamente provinciali le dame inglesi a corte.
Di certo sapeva come fare colpo: il Re la vide per la prima volta mentre stava recitando la parte della Perseveranza in uno spettacolo di corte sulle virtù. Appropriato, visto quello che sarebbe successo dopo. Nel 1526, tutti sapevano che Anna era il nuovo interesse romantico del re.

Aveva imparato dall’esempio dalle sue predecessore (inclusa sua sorella Mary) e si era rifiutata di diventare una semplice amante facilmente scartabile. Lei voleva di più. Più Anna giocava ad essere sfuggente, più Henry – che non amava nient’altro che il brivido dell’inseguimento – si spingeva all’estremo, tanto che per averla cambiò l’Inghilterra. Infatti, quando papa Clemente VII si rifiutò di annullare il matrimonio del re con Caterina d’Aragona, Enrico, incoraggiato da Anna, fece il drastico passo di separare l’Inghilterra dall’Europa cattolica romana e creare una nuova chiesa di cui divenne capo supremo.
Anna fu incoronata regina nel giugno 1533, quando era già incinta. Finalmente l’erede maschio di cui Enrico aveva così disperatamente bisogno.

Farsi Regina

A sinistra il ritratto Enrico VIII, di Hans Holbein il Giovane (1537); a destra il ritratto della regina Anna Bolena, autore ignoto (1533-36).

Probabilmente tutti conosciamo la storia di Anna, presentata come la seconda moglie “malvagia” di Enrico VIII, che lo portò a divorziare da Caterina d’Aragona e per la quale si staccò dalla chiesa cattolica. Ma lei è molto di più, Anna è piuttosto una potente icona femminista.

In un’epoca in cui ci si aspettava che le donne si comportassero da inferiori agli uomini, tentò di assumere il potere. Riuscì abilmente a controllare Enrico VIII, uno dei re più potenti della storia britannica, e a farsi regina d’Inghilterra. In breve è riuscita a ribaltare tutte le convenzioni della società e dimostrare che anche la donna può ottenere qualunque cosa si prefigga. Anche questo non è mai stato dimenticato poiché 30 anni dopo la sua morte, la figlia Elisabetta I avrebbe assunto il suo atteggiamento focoso e sarebbe diventata una delle donne più famose di tutti i tempi.

Attraverso una serie di 17 lettere d’amore inviate da Enrico ad Anna dal 1526 al 1528, possiamo vederla rifiutare le richieste di Enrico di diventare la sua amante, la sua “unica amante”. In realtà, Anna non controllò e manipolò Enrico: piuttosto alzò l’asticella, aspettandosi lo stesso trattamento da lui, che afferma di amarla. Sta essenzialmente prendendo una posizione molto pertinente contro il doppio standard. Questo è ciò che hanno fatto le più grandi eroine femministe di tutti i tempi.

Icona femminista

Anne Boleyn dalla serie TV “Tudors”

Tutto ciò, però, alla fine portò alla sua prematura caduta. Anna continuò, dopo la sua ascesa a regina, a chiedere di potersi comportare come una donna in un mondo di uomini. Questo fu troppo da gestire per il sedicesimo secolo.

Indipendentemente dal fatto che sia stata abbattuta da Thomas Cromwell, dalla sua stessa cattiva reputazione o da una vorticosa accusa di adulterio, furono essenzialmente la sua pretesa femminista e il desiderio di maggiore potere e parità di trattamento che l’hanno portata a cadere. Gli uomini sposati potevano flirtare senza una seconda occhiata, ma la donna sposata no. Dobbiamo quindi fare un passo indietro e rivalutare Anna Bolena.

Fu il prototipo di prima femminista moderna, che andò contro la struttura patriarcale standard per chiedere l’uguaglianza femminile. Sapeva che la donna poteva raggiungere i propri obiettivi tanto quanto gli uomini, e lo dimostrò nel modo memorabile. Merita giustamente il suo posto tra le icone femministe e di essere lodata persino come una martire femminista, avendo perso la vita per dimostrare che il doppio standard della cultura patriarcale esisteva.

Graziana Minardo
Graziana Minardohttps://violedimarzo.com/
Graziana Minardo, siciliana trapiantata a Milano. Studentessa di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche all’Università degli Studi. Amante delle scienze, attivista e appassionata di scrittura. Co-Founder di Viole di Marzo, blog e associazione femminile di interesse medico e culturale che unisce sul territorio milanese decine di professioniste e donne di talento. Per Sistema Critico scrivo di femminismo.

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