Anni fa avevo questo cannocchiale nero che mi aveva regalato una vicina di casa. Io l’adoravo perché non sembrava affatto un giocattolo e non lo era, in effetti. Forse faceva parte di una collezione. Insomma, nelle tante ore di noia estive, uscivo sul balcone e spiavo la gente, guardando nella parte che proiettava tutto vicinissimo e gigante. Come se fosse lì e stesse per venirmi addosso, dentro. Adesso mi sento invece come se guardassi gli altri, non importa per quanto vicini, tramite l’altra parte del cannocchiale: le lenti che rendono tutto lontanissimo. Tremendamente distante, piccolo ed irriconoscibile, rispetto a me. Quel cannocchiale lo persi durante un trasloco, ma è proprio ciò che mi serve per liberarmi dalla sensazione di fingere con ogni persona. Fingere di vederla da vicino, sentirla vicina. Fingere che mi ci trovi bene e che provi qualcosa, una qualsiasi tipo di sensazione, perché in realtà non sento niente. Sono indifferente ai più e per quanto mi sforzi di provare sentimenti, alla fine mi rendo conto che avevo fatto finta, ancora. Una sorta di disinteresse esistenziale, non mi entusiasma più nulla. La mia vita interiore non corrisponde a quella esteriore, che conduco quotidianamente. Sono convinta che se avessi il cannocchiale, uscirei da questo stato di perenne apatia. Finalmente, attraverso le sue lenti, mi riappassionerei alla vita. In pratica niente ha più senso senza, per me: non posso cambiare l’ottica con cui guardo le cose, cercate di capirmi. Mi nausea tutto –per dirla con Sartre- perché l’ho perso. Si, ho cercato tanto in questi anni, ma nulla, si è come smaterializzato. Quindi chiedo aiuto, per ritrovarlo s’intende: non ci vuole molto per riconoscere le lenti del mio cannocchiale nero. Proprio poco tempo fa, mi è sembrato di intravederlo. Capirete bene che sollievo è stato e perché mi affanni tanto a questo proposito: so che senza si può continuare, ma non è di certo questo il senso per alzarsi ogni mattina.