Alfonsina Storni è stata una poetessa, insegnante, giornalista e rivoluzionaria, trasferitasi in Argentina nel 1896, precisamente a Buenos Aires che divenne una leader per tutto il Sud-america, con forti ideali socialisti ed un carisma che difficilmente è possibile ritrovare in altre figure diventate poi storiche.
“Tristi strade dritte, ingrigite e uguali,
Versi alla tristezza di buenos aires
Tristi strade dritte, ingrigite e uguali,
da cui s’intravede, talvolta, uno spicchio di cielo,
le sue scure facciate e l’asfalto del suolo
hanno spento i miei tiepidi sogni primaverili.
Quanto vagai da quelle parti, sbadata ed intrisa
nel vapore grigiastro, lento, che le decora,
Della loro monotonia la mia anima soffre tutt’ora
– Alfonsina! – non chiamare. Ormai non rispondo a niente.
Se in una delle tue case, Buenos Aires, morirò
osservando in giorni autunnali il tuo cielo recluso
per me non sarà una sorpresa la tua lapide pesante.
Che tra le tue strade dritte, unte dal suo fiume
spento, plumbeo, desolante e ombroso,
quando vagai da quelle parti, già stavo sottoterra.”
Versi alla tristezza di Buenos Aires
(http://www.filidaquilone.it/num013brandolini.html)
Come già detto sopra, è il 1896 l’anno in cui Alfonsina si trasferisce con tutta la sua famiglia, da un paesino vicino a Lugano alla grande Buenos Aires, città nella quale diventa una poetessa di spicco e una vera e propria self-made woman, aderendo alla corrente post-moderna, avrà modo di confrontarsi con gli ambienti frequentati da importanti artisti e politici di altissimo calibro, quali Garcia Lorca e Borges; ed entrare in salotti in cui nei primi anni del ‘900, per una donna non era facile arrivare; ma grazie al suo carisma, alla sua potenza linguistica e alla sua passionalità riesce a far emergere tutto ciò che era tabù, con la sua sensualità, e il suo dualismo.
il dualismo
Una donna estremamente forte, che sa proteggersi con la forza incommensurabile delle parole, con la passione che mette nelle diverse professioni che esercita, nel suo essere una madre nubile (non si conoscerà mai il nome del padre di suo figlio) e nel contempo il custodire una fragilità dovuta alle problematiche economiche familiari, alla vita sentimentale molto incerta, che la portarono poi a togliersi la vita.
“Il giorno in cui morirò, la notizia
seguirà le solite procedure,
da un ufficio all’altro con precisione
dentro ogni registro verrò cercata.E là molto lontano, in un paesino
che sta dormendo al sole su in montagna,
sopra il mio nome, in un vecchio registro,
mano che ignoro traccerà una riga.”
Attività artistiche
È il 1907 l’anno in cui Alfonsina decide di unirsi ad una compagnia teatrale come attrice spostandosi liberamente per tutto il paese e avendo la possibilità di conoscere la sua nuova terra con la quale ci fu un lungo amore – non a prima vista – ma un amore lento e alle volte complicato.
Due anni dopo il debutto sul palcoscenico decide però di frequentare un corso per diventare insegnate alla Escuela normal mixta di Coronda, dove si diplomerà nel 1911.
Anche molto importante, l’attività di giornalismo, lei decide di collaborare infatti con due riviste prettamente letterarie Mundo Rosarino e Monos y Monadas.
Self-made woman
Alfonsina è in continua lotta per cercare di ottenere l’emancipazione, per cercare di mantenere lei e suo figlio, è una donna capace di reinventarsi, inventarsi impieghi, tutti in ambito sociale ed intellettuale, ed è proprio quando, costretta sulla sedia di un ufficio da vita alla sua prima raccolta di poesie La inquietud del Rosal.
La vita le pone continue sfide davanti, la più insidiosa: un tumore al seno al quale fu operata nel 1935.
Donna infinitamente coraggiosa a giostrarsi tra l’attivismo, l’attività letteraria in un mondo governato – all’epoca più che mai – da uomini, riesce a farsi strada, finché, stremata decide di dare un suo ultimo saluto all’Argentina e al mondo.
“Vado a dormire, mia nutrice, mettimi giù.
Mettimi una luce al capo del letto
una costellazione; quella che ti piace;
tutte van bene; abbassala un pochino.
Lasciami sola: ascolta erompere i germogli…
un piede celeste ti culla dall’alto
e un passero ti traccia un percorso
perché dimentichi… Grazie. Ah, un incarico
se lui chiama di nuovo per telefono
digli che non insista, che sono uscita…”
Vado a dormire.
(https://www.poesiedautore.it/alfonsina-storni/vado-a-dormire)
Il suicidio
Pochi mesi dopo l’intervento, Alfonsina decide di uccidersi lanciandosi da una scogliera, e come testamento prettamente letterario manda ad un quotidiano (la Naciòn) il suo ultimo poema, un poema in prosa, sempre in linea con le sue tendenze avanguardiste dettato forse dalla disperazione che la spinse a compiere il gesto finale.
Abbiamo dunque ancora tanto, in realtà, da dire, su Alfonsina Storni, e dovremmo parlare di donne così ogni giorno, per ricordarci che è importante riconoscere il proprio potenziale, mettersi in gioco e non essere mai dimenticate.
altri articoli di donne e rivoluzione: (https://www.sistemacritico.it/2020/07/17/marielle-franco-dalla-favela-alla-rivoluzione/)