Alda Merini non è stata soltanto una delle più grandi scrittrici italiane. Con gli anni è diventata infatti il simbolo della città in cui è nata e in cui ha vissuto gran parte della sua vita: Milano.
È dedicato infatti alla città meneghina l’inizio della sua autobiografia in cui si racconta alla giornalista Cristiana Ceci nel 2004.
Sono nata a Milano il 21 Marzo 1931, a casa mia, in via Mangone, a Porta Genova: era una zona nuova ai tempi, di mezze persone, alcune un po’ eleganti altre no. Poi la mia casa è stata distrutta dalle bombe…
Il paradiso segreto di Alda Merini
Milano, i Navigli, la città che la Merini ha amato, ma che ha saputo anche criticare laddove vedeva contraddizioni e malumori. La sua vita e la sua poesia sono fortemente intrecciate con Milano e in particolare con il quartiere di Porta Genova, tanto da essere soprannominata “la Poetessa dei Navigli”.
Le prime ombre della mente
Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931 da una famiglia di origini modeste e muore sempre a Milano il 1° novembre 2009.
Fin da bambina manifesta una grande passione per la poesia e la musica e, grazie al suo mentore Giacinto Spagnoletti, esordisce come autrice a soli 15 anni. All’età di 16 anni però viene internata nella clinica psichiatra Villa Turro per un mese dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare.
Il suo disturbo segnerà profondamente la sua vita e, assieme alla poesia ne sarà la costante. Come afferma nelle sue poesie, la sua esistenza sarà un’alternarsi di “luci e ombre”.
Nel 1950 pubblica le sue prime poesie nell’Antologia della poesia italiana: Il Gobbo e Luce.
Nel 1954 sposa il panettiere Ettore Carniti da cui avrà quattro figlie: Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. Pubblica in quegli anni un volume di versi intitolato La presenza di Orfeo seguito da Nozze Romane e Tu sei Pietro, dedicata al medico curante della sua primogenita Emanuela.
Nel 1961 Alda Merini attraversa un’altra crisi, anche stavolta verrà portata in una clinica psichiatrica, stavolta la Paolo Pini, dove resta fino al 1972.
Quando venni ricoverata per la prima volta in manicomio, ero poco più di una bambina, avevo sì due figlie e qualche esperienza alle spalle, ma il mio animo era rimasto semplice, pulito, in attesa che qualche cosa di bello si configurasse al mio orizzonte. Insomma, ero una sposa e una madre felice, anche se talvolta davo segni di stanchezza e mi si intorpidiva la mente. Provai a parlare di queste cose a mio marito, ma lui non fece cenno di comprenderle e così il mio esaurimento si aggravò e, morendo mia madre, alla quale io tenevo sommamente, le cose andarono di male in peggio.
Alda Merini sui suoi anni in manicomio
La Terra Santa
Alda smette di scrivere per vent’anni. Ritorna a farlo nel 1979, raccontando l’esperienza del manicomio con La Terra Santa. Rimasta vedova nel 1981, si riposa nel 1983, trasferendosi per tre anni a Taranto con il nuovo marito e poeta Michele Perri.
A Taranto scriverà La gazza ladra, L’altra verità e Diario di una diversa, il suo primo libro in prosa.
Tornata a Milano qualche anno più tardi, inizierà il periodo più sereno della sua vita. Negli anni ’90, infatti, i suoi scritti raggiungeranno l’apice della popolarità.
Con l’editore Vanni Scheiwiller pubblicherà Fogli bianchi e Testamento. Tra libri e opere pubblicate, nel 1993, le verrà assegnato il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale e il Premio procida-Elsa Morante nel 1997.
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni della vita di Alda sono pieni di opere famose e pubblicazioni che avranno un grandissimo successo in quegli anni e oggi.
La pazza della porta accanto, Reato di vita, autobiografia e poesia, La vita facile e La clinica dell’abbandono sono solo alcuni dei suoi successi.
Alda Merini muore l’1 Novembre del 2009 all’ospedale San Paolo di Milano a causa di un tumore alle ossa.
Dopo la sua morte, le figlie e alcuni amici intimi, si attivano per recuperare e custodire i mobili e gli oggetti personali di Alda presenti nel suo storico appartamento in Ripa Ticinese 47.
Nel 2011, nell’ex tabaccheria di via Magolfa che Alda era solita frequentare, da poco ristrutturata e diventata proprietà del comune di Milano nasce Il Museo di Alda Merini.
Vecchi oggetti, carte, macchina da scrivere, collane, rossetto, posaceneri pieni di sigarette senza filtro, numeri di telefono e appunti annotati sui muri. Lo Spazio Alda Merini è aperto al pubblico ed è possibile visitarlo tramite prenotazione, un’esperienza da non perdere se vi trovate a Milano a passeggiare sui Navigli. Gli stessi Navigli dove è stata fotografata più volte passeggiare con la sua lunga pelliccia e l’immancabile sigaretta e gli stessi che sono stati proprio la culla di molte delle sue opere più grandi.