Nelle Breaking News del 25 novembre, abbiamo scritto della difficile crisi che l’Etiopia sta vivendo e quali fattori l’hanno causata. Infatti, dal 4 novembre, la popolazione etiope si ritrova nel mezzo di una sanguinosa guerra civile che vede come protagonisti il governo etiope e il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray.
Un breve riassunto
Gli scontri sono iniziati quando il governo federale, con a capo Abiy Ahmed, ha deciso di rinviare, a data da destinarsi, le elezioni nella regione del Tigray a causa della pandemia da Coronavirus. Gli esponenti politici del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (FPLT), hanno così deciso di organizzare le proprie elezioni in barba alla disposizioni governative.
Le elezioni, come era prevedibile, hanno portato una vittoria schiacciante dell’FPLT, che da molti anni è il partito leader della regione; il governo dell’Etiopia, però, le ha riconosciute illegittime. In tutta risposta, i leader del FPLT, hanno organizzato un vero e proprio attacco punitivo nei confronti dell’esercito etiope.
Nella notte del 4 novembre, infatti, delle milizie armate del FPLT hanno organizzato un attacco contro dei soldati etiopi che stazionavano nella regione del Tigray.
La risposta del governo
In risposta a questo attacco, il governo etiope ha inviato i propri soldati nel Tigray, bombardandone le capitale Mekelle. Il numero di vittime, purtroppo, non può essere confermato in quanto tutte le via di comunicazioni della regione sono state tagliate. Al momento, però, si teme che il conteggio ufficiale abbia superato qualche migliaio di morti tra i civili, senza contare le vittime tra i soldati delle due fazioni.
Il governo etiope ha dato la colpa della perdita di queste vite umane all’esercito del FPLT; i quali, però, respingono al mittente le accuse, chiedendo che venga svolta un’indagine internazionale.
Il 22 novembre, un portavoce del governo, illustrando l’ultimatum che le autorità etiopi avevano concesso nei confronti del FPLT, ha dichiarato che “Nessuna pietà” sarebbe stata adottata nei confronti di chi si sarebbe trovato nella regione durante l’ “offensiva finale”. Il 26 novembre questo ultimatum è scaduto. Da giorni, infatti, l’offensiva dell’esercito è in atto nella capitale Mekelle, con il conseguente uso di artiglieria pesante e bombardamenti.
Secondo fonti governative, dall’inizio di questa guerra, l’esercito ha riportato numerose vittorie nella regione del Tigray. Queste notizie, però, sono state smentite dai portavoce del FPLT. I quali, dopo aver respinto al mittente la richiesta di resa, hanno dichiarato che avrebbero combattuto strenuamente per la difesa e l’amministrazione della propria regione.
La crisi umanitaria
Se ancora non è possibile conoscere il numero dei morti in questa guerra civile, abbiamo dati più accurati sui rifugiati che hanno lasciato il Paese. Da quando è scoppiato il conflitto in Etiopia, circa 4000 mila etiopi, ogni giorno, valicano i confini con il Sudan per chiedere protezione. Nel giro di poche settimane, il numero dei rifugiati ha superato le 40000 persone.
Al momento le organizzazioni umanitarie non sono state in grado di entrare nel territorio etiope per fornire assistenza, in quanto gli è stato proibito. Per aggirare il problema, stanno assistendo tutti i rifugiati scappati dal Tigray che ora si trovano nel Sudan orientale, fornendo tende, coperte e pasti proteici. Il governo sudanese, con l’aiuto della Mezzaluna Rossa, sta fornendo assistenza sanitatia agli sfollati del Tigray che si trovano nel loro territorio.
Oltre agli etiopi tigrini, sono in in pericolo i 96000 rifugiati eritrei che si trovano nei vari campi profughi del Tigray. Costoro rischiano di finire nel mirino sia dell’esercito etiope, ma sopratutto , in quello del FPLT. Infatti, i leader del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray hanno ordinato alle loro forze armate di lanciare dei razzi contro Asmara, la capitale dell’Eritrea; in quanto il governo eritreo è accusato di aver inviato truppe in aiuto all’esercito etiope.
L’ombra di un nuovo genocidio
Nella notte del 10 novembre, nella cittadina etiope di Mai-Kadra, centinaia di corpi sono stati ritrovati morti in mezzo alla strada, presentando ferite e mutilazioni dovute a macete e altri mezzi simili. La mente degli esperti internazionali è tornata indietro al cruento e terribile genocidio del Rwanda, dove quasi un milione di Tutsi persero la vita finendo mutilati ed uccisi dal popolo degli Hutu. Rimane il forte rischio che questa guerra civile, si trasformi in un nuovo genocidio. Seppur non si conoscano e non si abbaino prove su chi siano i responsabili di questo attacco, i sopravvissuti accusano l’esercito del FPLT.
“Volevano sterminare gli Amhara”, un sopravvissuto descrive così l’attacco dei FPLT nei confronti dell’etnia Amhara che viveva a Mai-Kadra.
I rifugiati tigrini fuggiti dalla citta di Mai-Kadra, tuttavia, accusano le forze etiopi di avere voluto attuare una vera e propria pulizia etnica nei loro confronti durante l’assalto alla città.
Patto umanitario raggiunto tra ONU e governo etiope
L’ONU ha annunciato, il 4 dicembre, che un patto per fornire gli aiuti umanitari nel Tigray e consentire “un accesso senza ostacoli, sicuro e sostenibile“, è stato finalmente raggiunto con il governo etiope.
Seppur questo accordo sia stato raggiunto, restano forti le preoccupazioni per i civili etiopi e non, ritrovatisi in un’ulteriore guerra che rischia di destabilizzare tutta l’area del Corno d’Africa, se non l’interno continente.