Oltre a essere un grande cantautore e un genio della parola, Giorgio Gaber è stato importante anche per la sua visione politica, con un componimento che ha fatto e fa ancora riflettere.
“Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra”
Inizia così una delle canzoni più famose e discusse del geniale e compianto Gaber, ricca di spunti che riguardano la politica italiana. Un testo che ad un primo impatto risulta semplice, ma che ha più di un significato nascosto. Per chi decida infatti di immergersi nella musica e nelle parole di questo componimento, esso potrebbe apparire come un’immagine realistica della situazione italiana del 2020. E questo acuto ascoltatore sembrerebbe essere nel giusto, se non fosse per un piccolo dettaglio di contorno. Il brano è stato pubblicato nel 1994, ben 26 anni fa.
La politica di ieri e di oggi
A quei tempi la situazione del belpaese era diversa e l’aria che si respirava nei palazzi del potere era quella del cambiamento. Ancora intenta a spazzare le macerie dello scandalo di Tangentopoli, l’Italia decideva di affidarsi a Silvio Berlusconi e alla neonata Forza Italia. I partiti di centrosinistra erano i grandi sconfitti di questa battaglia. Cambiavano i protagonisti, cambiava il sistema elettorale, che per la prima volta si presentava come uninominale-maggioritario proporzionale.
In quel contesto la creazione di Gaber sembrava contenere un carattere satirico più che un’analisi politica: l’obiettivo era ironizzare sui luoghi comuni attribuibili all’allora dominante centrodestra e alla sua nemesi storica, il centrosinistra, rappresentato dall’Ulivo di Romano Prodi. Tuttavia questo brano, contenuto nell’album E pensare che c’era il pensiero, divenne presto sintomo della perdita di identità dei maggiori schieramenti politici italiani. La conseguente avanzata del populismo, ben testimoniata in tempi più recenti, è storia nota. Populismo che non riguarda solamente la derivazione di destra rappresentata dalla Lega. Esso infatti ha trovato terreno fertile anche nella “pseudo-democraticità” della sinistra e nelle degenerazioni dei gruppi di centro derivanti dalla DC.
Anche il sano confronto politico si è progressivamente trasformato nella totale delegittimazione dell’avversario, ben focalizzata dall’autore nell’introduzione del brano. Le accuse ai governi precedenti e la mancata assunzione di responsabilità dei governi attuali sono lo specchio della serietà della politica italiana degli ultimi anni.
I nodi della “satira” del cantautore
I passi più indicativi sono senza dubbio i due ritornelli. Il primo si focalizza sulla attualissima questione della diversità, ormai da molti anni al centro dello scontro politico. Diversità che da un lato esprime il bisogno concreto delle realtà politiche contemporanee di distinguersi da quelle precedenti. Sotto un altro punto di vista, tuttavia, essa coinvolge uno dei temi di maggiore spessore e rilevanza politica degli ultimi anni: l’integrazione e l’immigrazione, in una lotta continua tra l’odio ideologico ed il politicamente corretto, entrambi molto pericolosi.
L’ideologia, l’ideologia
Malgrado tutto credo ancora che ci sia
È la passione, l’ossessione
Della tua diversità
Che al momento dove è andata non si sa
Dove non si sa, dove non si sa.
Nel secondo ritornello, invece, il maestro Gaber evidenzia una volta in più una realtà politica che tutti noi conosciamo ma che nessuno vuole ammettere: destra e sinistra non esistono più ormai da molto tempo. La politica del “sono convinto di questo, però..” ha compiuto il suo dovere sui valori ideologici di entrambi gli schieramenti. In questo modo la destra forzista ha perso buona parte del suo elettorato in favore del populismo leghista, mentre la sinistra democratica ha riversato la maggior parte del suo consenso in una nuova realtà di scontenti, che porta il nome di Movimento 5 Stelle. Non a caso gli schieramenti che hanno tratto vantaggio da questa perdita di valore dei partiti “tradizionali” si sono sempre più rivelati un bacino di raccolta delle perdite di questi ultimi, sia a livello elettorale che a livello ideologico.
L’ideologia, l’ideologia
Malgrado tutto credo ancora che ci sia
È il continuare ad affermare
Un pensiero e il suo perché
Con la scusa di un contrasto che non c’è
Se c’è chissà dov’è, se c’é chissà dov’é.
Dal colore alla sfumatura politica
Proprio qui si rivela la simbologia profetica del cantautore milanese. Giorgio Gaber ci insegna come i tratti caratteristici della politica di un tempo siano diventati luoghi comuni senza alcun significato: il pugno chiuso di un ministro pentastellato in Parlamento è una delle immagini più evocative di questi ultimi tempi. Per par condicio andrebbe riportata alla mente anche la strumentalizzazione della religione da parte del leader della Lega. Questi e molti altri episodi sono i tratti rivelatori di antiche vestigia politiche che tornano a galla. La sfumatura assunta dai partiti tradizionali ha dato poi il suo decisivo contributo. Si pensi ad esempio alle accuse rivolte a Renzi di aver reso il PD una forza quasi di destra.
Proprio questo è l’ultimo e fondamentale aspetto che il brano rivela: l’indistinto in cui le varie correnti politiche stanno finendo. Le risposte non arrivano né da destra né da sinistra, mentre in Parlamento prende sempre più forma la palude del cosiddetto “gruppo misto”.
In questa situazione ha ancora senso parlare di ideologia? Una domanda a cui è difficile rispondere. Da una parte, infatti, l’elettorato sembra non riconoscersi ormai in alcuna fazione o in alcuna idea. Da un altro punto di vista esso culla da sempre questo desiderio e lo esprime con forza.
Le prospettive dell’ideologia
Nonostante l’indebolimento dell’ideologia sia sempre più forte, altrettanto vivida è la necessità di una sua ripresa. E speriamo che personaggi come Gaber, con la loro vena ironica ma lucidissima, dopo aver previsto la deriva politica italiana contribuiscano anche alla sua ricostruzione, mettendo sì un punto fermo all’estremizzazione delle posizioni, ma anche alla loro relativizzazione, come evidenzia il maestro in conclusione del suo brano.
Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra,
Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra,
destra-sinistra, destra-sinistra, destra-sinistra, destra-sinistra,
destra-sinistra,
Basta!
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