E’ possibile parlare di uomini, di qualcosa che ha a che fare con l’uomo anche nel 2000, ed esistono album-variano dall’indie, al primitivo cantautorato italiano fino quasi alla trap, rap di social- che manifestano questa esigenza tutta umana. E se la chitarra accosta le necessità di una generazione nuova-sfuocata e ancora in definizione- e traccia il confine tra l’intimo e l’universale, allora il discorso diventa interessante.
Cip!: un suono onomatopeico, provocatorio, risveglia chi lo sente e stimola ad avvicinarsi. Una prima presentazione senza connotazioni, lascia uno spazio libero: l’ascoltatore comanda il significato del leggerissimo e pungente cip! , diventa un suono personale, ma anche il titolo dell’album 2020. Brunori Sas è un cantautore italiano e lo scorso 10 gennaio ha presentato il suo nuovo album dalla copertina di colori tenui e miti: l’illustrazione di un pettirosso a cura di Robert Figlia, un’immagine senza tempo, color pastello, proprio come quelle raffigurazioni degli animali nei manuali per bambini.
Definire Dario Brunori un cantautore italiano non è un’affermazione leggera e meccanica: individuare il cantautorato italiano agli albori del 2020 e inserirlo all’interno della categoria indie è un atto pericoloso quanto straordinario. Al di là di demistificazioni del genere indie, ciò che interessa è altro: il cantante cosentino ha esordito la prima volta nel 2009 con l’album Vol.1 e non un album qualunque e i motivi sono elencabili. Il primo album come un canzoniere, un libretto da suonare a casa, nella propria stanza: parole per tutti, dirette al pubblico, canzoni semplici ed essenziali.
La spiaggia di Guardia rovente
Era piena di gente
Si parlava di sport
Di Pertini e Bearzot
Io ignaro di questo, ignaro di tutto
Fabbricavo castelli di sabbia
Con paletta e secchiello
Ed in testa un cappello (Brunori Sas, Guardia ’82, Vol.1)
Parlare del mondo, della new age, di ciò che è periferico nel 2020 può richiedere un metodo nuovo: Brunori nel 2009 presentava un modo tutto suo e undici anni dopo il timbro è sempre suo, ma perchè interpreta e rielabora profondamente le esigenze degli uomini di questo tempo.
La novità non rientra solo nella demistificazione e ri-creazione dell’indie, nelle parole pungenti e calde agli ascoltatori, nell’identificazione di giovani e non nei suoi testi così semplici: ma nell’individuare la canzone giusta al momento giusto, un’analisi autentica di una società inafferrabile e pretenziosa di contenuti.
Dall’Uomo nero( A casa tutto bene) il brano riconosciuto come maggiore dichiarazione dei diritti umani, vincendo il premio Amnesty International 2018, che risveglia la domanda agli ascoltatori se è vero che un’involuzione dell’essere umano è possibile, fino all’analisi distaccata di Mambo Reazionario(Vol.3 Il cammino di Santiago in taxi) con
E la rivoluzione\Che Guevara e Pinochet adesso ballano felici sulle basi di Beyonce\Non si rincorrono più
ridendo di un’epoca dove si manifesta tutto e il contrario di tutto. Senza cadere nel linguaggio retorico e anacronistico di un primo cantautore dilettante, Brunori crede fermamente nelle descrizioni di ciò che accade sì, ma anche nelle vere e proprie proposte sociali, anche silenziose.
Lontano dal commercio musicale mainstream, assente per case discografiche compulsive, il cantautore cosentino rimane uno dei rari ricercatori del senso dell’uomo, ma con la chitarra ancora tra le mani.
Un ritorno a una voce e significati primitivi, a poche parole e dette tra noi, una conversazione con il pubblico, gli ascoltatori come recettori conosciuti: Brunori Sas è tra la gente e parla delle persone, con le persone e senza cadere in considerazioni generali.
Nel 2009 il primo album disegnava i lineamenti di un solista che avrebbe continuato un percorso indipendente, dall’indagine sulla condizione di un qualsiasi uomo del 2000 in Come stai (album Vol.1) fino a un tema più lontano come la descrizione dell’amore straordinario e impossibile tra Frida Kahlo e Diego Rivera in Diego ed Io (album A casa tutto bene). Uno stile solido e personalissimo mantenuto costante per tutti e cinque gli album: Vol.1 (2009), Vol.2, Poveri Cristi (2011), Vol.3, Il cammino di Santiago in taxi (2014), A casa tutto bene (2017), Cip! (2020).
E se la minuscola esclamazione Cip! contiene un album intero, è necessario individuare fino a dove si è spinto Brunori, dai primi esordi tra i neonati nuovi cantautori del 2013- si parla di un Vasco Brondi, ma anche di un Dente- fino a ricevere dalla FIMI il disco di platino 2018 con l’album A casa tutto bene.
La storia discografica di Brunori si conosce, è individuabile, ma l’attenzione va posta al di là della sua unicità melodica, lineare e pulita: nella sua massima manifestazione, il quinto album, un raccordo, un finale che non sta terminando. Il racconto autobiografico, le vite degli altri, la nostalgia, i monologhi e le paure sono accostate: Dario colloca le vicende umane sia nel mondo che nella propria stanza, ma ne individua anche altre, più universali e comunque di tutti.
L’ironia che smussava la purezza della sua canzone, le riflessioni senza incanto si incontrano in una narrazione che mantiene sempre una propria valenza tematica: Al di là dell’amore e il conflitto su ciò che è bene e male, una preghiera laica a difesa dell’uomo che urla aiuto. Argomenti di ordine etico, filosofico, come Il mondo si divide, territori sconosciuti ma intimi per l’ascoltatore, senza cadere nella banalità.
Amore in ogni sua declinazione, tempo, fanciullezza, intimità e in parte amarezza in un linguaggio che deve essere una dichiarazione di intenti, ritornelli in cui Brunori esprime totalmente la sua poetica, ma con i suoi tempi.
Sono ozioso e non pigro. Il valore dell’ozio è fondamentale, il concetto del fare nulla quando hai molte cose da fare. Sono un procastinatore compulsivo, narcisista e precisino che non vuole mai mettere un punto a qualcosa. (Intervista a Brunori Sas)
Arrangiamenti e contenuti che si allontanano da una forma prosaica per prediligere una vera e propria poesia lirica, ma mantenendo un ritmo pieno di vitalità, tensione, come in Per due che come noi: Brunori dice ti amo.
Sono uno spudorato. E’ un ti amo vero. L’ho detto proprio perchè era vero. (Commento di Brunori Sas)
Le dinamiche grottesche, le parodie sul vittimismo diffuso, la tendenza al menestrello e la ripresa di storie drammaticamente normali come dell’uomo che disintegra i suoi sogni nelle slot-machine in Vol. 2, Poveri Cristi, hanno un’evoluzione: entrano in un tempo volutamente non determinato, meno sarcastico e rassegnato, ma bensì vitale, l’ uomo adulto che si conosce fanciullo, e ne è contento.
La tensione spirituale, l’attaccamento alla realtà -lasciando spazio anche ai propri angoli di sogno,- la voglia di tenere in piedi le cose che contano e ascoltare cosa ha da dire un’umanità silenziosa: inserirsi in uno spazio temporale e reinterpretarne le voci. Brunori è anche questo, un osservatore di ciò che accade, coinvolto incredibilmente anche dal suo territorio italiano: un portatore di istanze sociali.
Il canto e il suono della voce accostati a un sentire: un’unione difficile ma che ancora è possibile. E se Brunori Sas si chiede qual è il confine tra il bene ed il male, che cos’è la leggerezza e se l’uomo sa pensare a sè, è bene inserire queste domande all’interno di un nuovo cantautorato italiano: esiste, parla di uomini e bisogna saperlo.