sabato, 21 Dicembre 2024

Galleria nazionale delle Marche, Aufreiter non sarà più il direttore

Peter Aufreiter a partire dal prossimo novembre non dirigerà più la galleria nazionale delle Marche a Palazzo Ducale, Urbino. La notizia è stata recentemente rilasciata dal ministro della cultura austriaco Alexander Schallenberg.
Ormai giunto a fine incarico, il direttore della galleria ha deciso di lasciare il suo posto per dirigere il Technischen Museums di Vienna. Il suo mandato inizierà nel 2020 e durerà fino al 2024.

Tra le varie motivazioni apprendiamo, attraverso una nota di Anna Ascani (capogruppo democratica della commissione Cultura della Camera), che la riforma del ministero dei beni culturali potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale, queste le sue parole:

“Dopo il palazzo ducale di Mantova e la Galleria dell’Accademia di Firenze che non vedranno riconfermati i direttori stranieri, oggi arrivano pessime notizie da Urbino. Il direttore della Galleria nazionale delle Marche, l’austriaco Peter Aufreiter, annuncia la propria volontà di non ricandidarsi alla direzione di un museo che ha guidato con successo in questi anni. Sono le motivazioni a fare male perché il direttore in modo molto schietto dice che la riforma del ministero della Cultura del ministro Bonisoli impoverisce l’autonomia dei musei centralizzando e politicizzando decisioni che dovrebbero essere lasciate all’indipendenza scientifica. Per non parlare dell’avversione verso gli stranieri che dimostra il provincialismo di questo governo che ne ha già ‘allontanati’ 3 su 7”.

D’altro canto lo stesso Aufreiter ha rilasciato ai microfoni dell’ANSA le seguenti dichiarazioni:

“Che vuole, su questa riforma non si sa nulla di sicuro, ma io ho l’impressione di non essere più molto utile qui. Vado via con il cuore che piange. Trovare un posto da direttore non è facile ed ero preoccupato, perché anche leggendo i giornali ho capito che qui in Italia in tanti sono convinti che è meglio se i musei sono gestiti da direttori italiani”.

A convincerlo del fatto di non rinnovare il contratto con la galleria marchigiana sarebbe però stata una lettera del ministero dei beni culturali.

“Nella lettera c’è scritto che la riforma può prevedere cambiamenti…ho pensato che c’era troppa incertezza. Io speravo che nel tempo la nostra autonomia sarebbe aumentata, che avremmo potuto gestire noi il personale, ad esempio. Invece, anche se il testo della riforma ancora non si conosce, mi pare che l’autonomia per i musei diminuirà ancora. Il ministro è giusto che scelga la sua strategia, ma forse io in questa strategia non mi trovo, non mi sento utile al cento per cento e valorizzato. Io sono bravo nella valorizzazione, ma con i bandi e l’amministrazione italiana dopo quattro anni ho ancora qualche difficoltà. Quindi dico che forse è meglio che sia un italiano esperto della pubblica amministrazione a portare avanti questa riforma. Io quello che so fare l’ho fatto. In questi anni abbiamo organizzato 20 mostre e preparato completamente le iniziative per l’anno di Raffaello che si articolerà in tre importanti esposizioni, vado via senza sensi di colpa. I visitatori sono aumentati del 30 per cento, nonostante il terremoto, gli introiti sono raddoppiati. Di Urbino, di questo museo, dello staff, mi sono innamorato”.

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