- Se, in quanto animali, non possiamo fare a meno di respirare e nutrirci, così, in quanto animali razionali, non possiamo fare a meno di riflettere e filosofare.
Qual è l’utilità di uno studio da cui non si possono avere risposte certe?
Apparentemente, la filosofia non ha alcuna conclusione e, forse, la mancanza di un teorema o di un principio che riassuma con certezza ciò che vediamo nel mondo impedisce a molti di apprezzarla.
Ma qual è l’importanza della filosofia? Cosa ha spinto per così tanto tempo l’uomo a formulare teorie sulla sua ragione di esistere, sul funzionamento dell’universo, sul modo migliore di vivere all’interno della società?
Una disciplina che si nutre di domande
Un primo aspetto basilare della filosofia, è che essa si nutre di domande.
È un continuo interrogare, un’incessante “messa in questione” di ciò che a prima vista, per tradizione, autorità o pregiudizio, sembra “ovvio”.
L’etimologia stessa della parola “filosofia“, che significa letteralmente “amore” (philía) del “sapere” (sophía), indica che essa, più che possesso, è ricerca del sapere, e quindi una disciplina che trova nel gusto della domanda il suo spazio vitale.
Che genere di domande?
Tutti noi passiamo la vita a fare e a farci domande: per risolvere problemi, per orientarci nel mondo, per effettuare in modo responsabile le nostre scelte.
Le domande della filosofia non sono di questo tipo, poiché non riguardano direttamente il nostro fare quotidiano o la nostra utilità immediata. Esse sono piuttosto domande “di fondo”.
Mettono radicalmente in discussione l’ambito considerato, qualunque esso sia (anche esperienze esistenziali come l’amicizia, l’amore o la sessualità possono divenire oggetto di riflessione filosofica). Mentre comunemente, come avviene ad esempio nella religione e nel diritto, si parla di bene e di male, di giusto e di ingiusto, la filosofia problematizza “alle radici” le nozioni stesse di bene-male, giusto-ingiusto.
La filosofia coinvolge tutti
Per usare un’espressione presente nei pensatori greci, la filosofia è vita “da svegli”, cioè da individui che affrontano la loro esistenza non in maniera passiva ma attiva, non in maniera inconsapevole ma consapevole.
La filosofia di fatto coinvolge tutti. In essa tutti abitiamo e viviamo. Ogni domanda di fondo che nasce dalla vita quotidiana è destinata a incontrare in modo implicito o esplicito la filosofia.
Chiedersi “perché sia giusto” rispettare chi non la pensa come noi, o “perché sia giusto” pagare le tasse, significa in qualche modo fare filosofia.
L’ “inaggirabilità” della filosofia
Ritenere di vivere senza filosofia è un’ingenuità, poiché essa è qualcosa di inevitabile, che coinvolge tutti. Da ciò quella che, con un termine mutuato da alcuni pensatori odierni, potremmo chiamare la sua “inaggirabilità“.
Infatti, come non è possibile vivere senza riflettere sulla vita, così non è possibile esistere senza assumere un atteggiamento complessivo di fronte alla realtà. Quindi, senza avere una determinata visione del mondo.
Ricadute pratiche della filosofia
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Proprio perché la filosofia è parte integrante della vita e del sapere, essa ha inevitabili ricadute pratiche, che in certi casi sono maggiori di quello che ordinariamente si ritiene.
Ad esempio, oggi viviamo in società nelle quali vige l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani chiamato «diritto alla libertà di opinione e di espressione».
Alla definitiva affermazione di questa conquista della mente e della civiltà ha contribuito in modo cospicuo anche la filosofia.
Possiamo dire la stessa cosa sia per altri importanti movimenti di idee dei giorni nostri: da quello per la parità dei diritti a quello per la pace, da quello per la salvaguardia dell’ambiente a quello per i diritti degli animali.
Sia per la trattazione di problemi “scottanti” come l’aborto e l’eutanasia, che hanno suscitato e suscitano dibattiti in cui l’apporto della filosofia è notevole e, in certi casi, determinante.
A che cosa serve lo studio della filosofia?
Studiando la storia della filosofia si riesce a comprendere meglio la storia complessiva dell’umanità.
Infatti, se è vero che ogni filosofia è la filosofia della sua età, è altrettanto vero che ogni età ha la sua filosofia.
Se da un lato è condizionata dalle vicende storiche, dall’altro condiziona essa stessa tali vicende, influendo sulla politica, sul diritto, sull’etica, sulla religione e sull’arte del proprio tempo.
Lo studio del pensiero dei filosofi, inoltre, non si esaurisce nell’ascolto passivo di idee altrui, ma rappresenta uno stimolo a riflettere in prima persona.
Lo studio della filosofia è utile, quindi, per l’acquisizione di una mentalità critica, che insegni a interrogarsi su tutto senza dare mai nulla per scontato. Anzi, mettendo costantemente in dubbio le verità di cui ognuno si crede in possesso.
Mettendoci in contatto con modi completamente differenti di concepire la realtà e obbligandoci a entrare nella mente degli altri, la filosofia può contribuire a produrre una forma mentis pluralistica ed empatica.
Una mente in grado di “ascoltare” le ragioni del prossimo e di mettere in pratica una cultura del reciproco rispetto.
Il compito della filosofia…
Il compito della filosofia è, quindi, quello di indagare sulle cose chiedendosi quale sia il loro essere, la loro sostanza, il loro fine.
In questo modo, ricorda all’uomo che esiste un ambito della sua vita dove le categorie di profitto, utilità ed efficienza non possono e ne debbono prevalere su tutto.
Una mente libera e disinteressata è l’elemento vitale del vivere civile.
Certo, la filosofia non è l’unica disciplina in grado di produrre una mentalità critica, aperta e creativa.
Come non è l’unica in grado di favorire una mentalità dialogica e democratica.
Tuttavia, stimolando a porre domande e abituando a “chiedere ragione” delle affermazioni altrui e a “rendere ragione” delle proprie. È una disciplina che può contribuire in modo eminente alla formazione di una simile forma mentis.
Alice Mauri
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