Iness Rychlik è un’artista polacca che ha trasformato un disturbo fisico, un’insicurezza, in matrice d’arte. Soffre di ipersensibilità cutanea, appoggiando oggetti o materiali su di sé scatena una reazione allergica che le arrossa la pelle, questo fa sì che le linee si replichino sul suo corpo creando una sorta di incisione.
Tra infanzia e adolescenza, quando furono gli altri per primi a farle notare la sua differenza, Rychlik disegnò un cuore sulla pancia con un goniometro e si accorse di poter interagire con la sua condizione, di poter creare in un modo particolare e solo suo. Dai vent’anni divenne consapevole di tutto questo e decise di trasformarlo in uno strumento d’espressione.
La scelta della fotografia è il risultato di questo processo e del suo interesse per lo storytelling in senso generale, in un’intervista fattale dal fotografo Sean Tucker l’artista racconta di questo forte desiderio fin da bambina, che la portava ad appassionarsi alla lettura, ai film ed alla fotografia. Si è specializzata nel visual storytelling, combattendo nuovamente contro il proprio corpo ed in particolare contro una grave miopia: “It was one of those insecurities growing up, again feeling like your body is betraying you because every few months you look down on your body and it becomes more and more blurry and you’re disappearing”. La fotografia, nascendo come passione, con la scelta di fare arte diventa cura e mezzo.
Autoritratto, tra arte concettuale ed erotismo
La sua arte è autoritratto e contiene al suo interno infiniti significati, riflessioni e motivazioni. Autoritrarsi, fotografarsi da sola, è per Iness Rychlik sentirsi indipendente, lontana da qualsiasi giudizio, è esprimersi difronte e dietro la fotocamera, affrontare dolore e malattia con la creatività,
transform that pain into something that i can show and rather than just repress and hide it
Significato fondamentale delle sue opere è mostrare il dolore e la sofferenza, rappresentarli diventa parte del processo di guarigione e trasformarli in arte è dare loro bellezza e dignità.
I suoi autoritratti riescono ad unire pensiero e gusto estetico, osservandoli si percepisce la volontà di suscitare un’emozione, di stimolare la mente di chi guarda a riflettere sull’immagine, sul suo significato e sui minimi dettagli volutamente messi in risalto dall’artista, allo stesso tempo si prova anche un forte senso di fascino, di attrazione. Il corpo come concetto, dove la sua forma trasporta simboli e raccoglie argomenti storici, sociali, il corpo come involucro di un’anima, che protegge le emozioni e ne mostra gli effetti, il corpo come carne, sensualità e mistero.
Nel diffondere le sue opere Iness Rychlik solitamente aggiunge soltanto il titolo e l’anno della creazione, tranne alcuni casi particolari:
Love and Devotion è il risultato delle emozioni che seguono un ricovero improvviso, un’idea nata settimane prima dell’intervento subito dall’artista si compie e si completa con questo evento inaspettato, che a suo modo completa l’opera.
Il titolo dell’opera la descrive, questa creazione mostra come l’autrice sia intensamente ispirata anche dalla modernità e dalla tecnologia, che censura l’arte e modifica il modo di vedere e di entrare in contatto con il corpo.
In Explotation, “sfruttamento”, rimane il tema della censura, l’autrice aggiunge come descrizione all’opera queste parole: sul dare potere agli artisti e contro la violazione del copyright.
Infine, una delle ultime opere e forse una delle più “semplici”, Endometriosis: A Study of Pain. L’autrice spiega come ogni traccia di rosso nell’opera, ogni immagine di sangue, sia nulla in confronto alla grandezza del dolore causato da questa patologia, subita per anni da Rychlik e solo oggi migliorata grazie ai grandi progressi avvenuti a riguardo. Con questo autoritratto l’artista si pone anche l’obiettivo sociale di incoraggiare le donne che vivono dolori simili, incitandole ad insistere per una cura mentre credono e rispettano il proprio dolore, nonostante i ritardi delle diagnosi ed i commenti altrui.