domenica, 24 Novembre 2024

Vent’anni della serie televisiva Dr. House: il protagonista

Gregory House è il protagonista di Dr.House-Medical Division, serie televisiva statunitense trasmessa da Fox per la prima volta vent’anni fa e messa in onda fino al 2012. È tra i più noti programmi televisivi mai prodotti ed apprezzati: distribuito in 66 paesi, il più seguito al mondo nel 2008, meritevole di molti premi quali un Satellite Award come Migliore serie drammatica, alcuni Emmy Award, due Golden Globe all’attore Hugh Laurie come Migliore attore in una serie drammatica.

Sherlock Holmes e Gregory House

Il suo protagonista nasce su ispirazione di Sherlock Holmes. Come il più noto detective della letteratura, House deve risolvere i propri casi clinici utilizzando principalmente un percorso deduttivo, ricostruendo puzzle di indizi derivanti dai sintomi dei pazienti, dalle ispezioni nelle loro case e nelle loro vite. Si crea una curiosa catena di conseguenze: innanzitutto perché House deriva da Holmes, mentre Sherlock Holmes, immaginato e modellato da Arthur Conan Doyle, nasce da un dottore, Joseph Bell, che l’autore conobbe nell’ospedale di Edimburgo e di cui fu l’assistente. Un uomo rigido d’animo ma estremamente sagace, raccontato da Doyle come una persona simile ad House: con un solo sguardo riusciva a conoscere lo stile di vita e la professione di un paziente.
Così la catena diventa un cerchio che si chiude.

Punti di contatto

Ciò che lega House ed Holmes non è solo l’ispirazione per la loro nascita in quanto personaggi. Sono evidenti anche le somiglianze. Oltre la risoluzione dei casi e la capacità di entrambi di riuscirvi meglio di chiunque altro, un punto di unione è la dipendenza dagli stupefacenti: House ha sempre il con sé il Vicodin, un farmaco derivante da due oppiacei, mentre Holmes fa uso di cocaina e morfina.
È chiaro anche il legame tra John Watson e James Wilson. Nella prima opera in cui appare il personaggio di Sherlock Holmes, Uno studio rosso del 1887, Holmes e Watson, un ex medico militare in cerca di alloggio, si conoscono per condividere un appartamento al 221B di Baker Street, i due iniziano il loro rapporto elencando l’uno all’altro i propri difetti. Il nome di Wilson richiama direttamente Watson, omofonia come tra Holmes ed House; il rapporto di amicizia che condividono con il protagonista è simile, nel ruolo di aiutanti e in questa conoscenza approfondita dei loro caratteri, dei difetti soprattutto, Wilson riesce a stare a fianco di House solo perché è consapevole dei modi di essere tanto di House quanto di sé stesso. Ultimo collegamento di House con Holmes è l’indirizzo di casa, lo stesso: numero civico 221 appartamento B.

La malattia

“La gente non vuole medici malati”

Parole di House, primo episodio, 3:22. La sua malattia più evidente è quella alla gamba: 10 anni prima del momento in cui inizia la prima stagione, House diventa invalido alla gamba destra a causa di un coagulo, un trombo o un embolo, che gli provoca un aneurisma e una successiva ischemia. Un infarto della gamba in pratica, che causa gravi danni ai muscoli del quadricipite e che può portare alla necrosi dell’arto. Per non perderlo, chiede che gli venga inserito un bypass periferico per riportare la circolazione corretta della gamba, l’operazione ha un esito positivo. Sono seguite negli anni altre scelte mediche per migliorare la sua situazione, anche se il risultato finale fu la condanna ad un dolore grave e costante per il resto della vita.

“Ha paura di diventare come me?”

La prima paziente della serie si fa raccontare il dramma vissuto da House, ne deduce che il motivo per cui lui si tiene distante dai propri pazienti è “perché odia il modo in cui lo guardano le persone, si sente ingannato dalla vita ed è incapace di accettarsi”. Da qui l’altra malattia: il dolore. House è un uomo complesso, contemporaneamente eroe ed antieroe, destinato a disobbedire alla vita. Un’anima colma dei difetti più gravi, fastidiosi, deplorevoli. Una personalità costruita sul cinismo e sulla razionalità, sul credo costante di “everybody lies”, dove l’unico che dice davvero la verità è proprio House. Questa costruzione di sé stesso non maschera il dolore, tutte le caratteristiche che gli sono attribuibili, buone o cattive, si legano al questo sentimento. I suoi difetti a mostrarlo, a ricordare come sia il punto di partenza per esistere, i suoi pregi a dimostrare come vada ostacolato, subito al minimo, estirpato dagli altri con la cura. Il medico più geniale guarisce l’incurabile, mentre il capo insegna creando condizioni assurde, prove di coraggio, scherzi crudeli per la propria squadra. House convive con il proprio io: la mostruosità del dolore traspare in ogni parte di lui, ma non riesce ad oscurare il suo rispetto per l’esistenza, per l’umanità, nonostante tutto.

Kyle Calloway

James Wilson è una sorta di co-protagonista, interagisce nella maggior parte degli episodi, ha una propria storia, ma sempre intensamente legata a quella di House. Wilson rappresenta le radici di un albero: se quel che è visibile di House è spesso terribile, sempre in movimento, a rischio crollo, la radice è un rapporto forte, una persona di buoni principi e sentimenti, un porto sicuro.

“Kyle è smaliziato, spensierato, menefreghista e non somiglia per niente a James Wilson”

Come House, anche Wilson rimane nella lunga serie in gran parte coerente al proprio personaggio, anche nel finale, quando la paura del cancro lo porta a desiderare di essere un altro, Kyle Calloway: un uomo più vitale, irruento, temerario di lui. Ma rimane un desiderio irrazionale e privo di un vero senso.
House e Wilson sono le facce di una stessa medaglia, entrambi concentrati ad esagerare alcuni lati della personalità, entrambi consci della necessità dell’altra e proprio per questo bisognosi l’uno dell’altro per interagirci, per conoscerla, accettarla e darle affetto. Per questo la loro amicizia è tra le più vere e appassionate: per questo non c’è House senza Wilson.

Da everybody lies a everybody dies

House nel corso della serie cambia, vive crescite e pesanti cadute, la base del personaggio rimane però la stessa, non c’è una vera e propria evoluzione. Nel finale, dopo 8 stagioni da 23 episodi l’una che durano ognuno tre quarti d’ora, il principio è la coerenza. House ripercorre il suo passato, interagendo con personaggi importanti e riflettendo con loro su vari interrogativi, soprattutto l’ultimo, quello che deve evitargli nuovamente il carcere per restare con Wilson.

“SEI EVASIVO ANCHE CON IL TUO SUBCONSCIO, LA MORTE NON È INTERESSANTE”

Tra le tante parole dell’ultimo episodio, queste di Kutner, medico che collaborò in un team di House e morto suicida, gli ricordano come il suo obiettivo sia sempre stato opporsi alla sofferenza. Accettare la morte e il dolore ma combatterli fino alla fine, per gli altri come per sé stesso. Proprio nel momento in cui la persona a cui tiene di più sta per morire, House si sforza per la soluzione finale, riuscire a stargli vicino, andarsene insieme.

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