Dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, si sono accesi i riflettori sulla posizione della Finlandia. Questo Paese, simbolo di neutralità per decenni, nell’ultimo anno ha intrapreso un importante cambiamento di rotta nello scenario internazionale.
A ulteriore riprova di questa tendenza vi è l’avvio, a fine febbraio, dei lavori per la costruzione di un muro al confine con la Russia. Il progetto del muro, sollecitato dalla Guardia di frontiera finlandese, era stato accolto positivamente in Parlamento a fine ottobre 2022.
Quello che vogliamo costruire ora è una solida recinzione con un vero effetto barriera.
– Sanna Palo, capo della divisione legale della Guardia di frontiera
La barriera, con filo spinato e telecamere, coprirà circa 260 dei 1340 chilometri di confine con la Russia.
Secondo le dichiarazioni delle maggiori autorità finlandesi, questa scelta è legata principalmente alla questione migratoria. Il conflitto in Ucraina ha, infatti, innalzato la preoccupazione in materia di flussi migratori.
Si teme, in particolare, l’arrivo in massa di cittadini russi. Questo sarebbe alimentato dal tentativo di molti uomini russi di sfuggire al servizio di leva obbligatorio.
Vogliamo assicurarci di avere un supporto sufficiente affinché la nostra forza di guardia di frontiera esegua un controllo dei confini efficace e appropriato. Inoltre, dobbiamo essere preparati a qualsiasi situazione di disturbo.
– Sanna Marin, Primo Ministro finlandese
È importante ricordare che non si tratta di una scelta insolita. La “politica dei muri” costituisce una presa di posizione per molti Paesi.
Spesso questo approccio, però, piuttosto che soluzionista, risulta sottolineare la chiusura verso un soggetto ostile. Per questo, il muro rafforza simbolicamente l’avvicinamento del Paese al blocco NATO e, quindi, all’Ucraina.
Punti nella storia russo-finlandese
Il territorio finlandese viene annesso alla Russia zarista nel 1809, con la vittoria sul Regno di Svezia. Gode, inizialmente, di un buon grado di autonomia. Questo ha significato preservazione dell’identità religiosa e linguistica, oltre che dei propri esercito e Dieta parlamentare.
La fase di “Grande Oppressione” da parte del potere centrale zarista inizia a fine ‘800. È, in particolare, l’autoritarismo di Alessandro III e Nicola II a contribuire all’emergere di gruppi indipendentisti.
Colta l’occasione della Grande Guerra e della Rivoluzione russa, il battaglione finlandese Jaeger lotta in nome dell’indipendenza. Questa verrà ottenuta di fatto nel 1918. Diventerà ufficialmente Repubblica di Finlandia con la Costituzione del 1919.
Un nuovo “faccia a faccia” con l’ex madrepatria si ha, poi, con la cosiddetta Guerra d’inverno. Il conflitto, combattuto nell’inverno tra 1939 e 1940, viene acceso dalle decisioni del patto Molotov-Ribbentrop. La Finlandia, entrata nella zona d’influenza sovietica, viene invasa dalla Russia. Con il Trattato di Mosca, però, riesce a mantenere la sua indipendenza, pur perdendo alcuni territori.
È nel corso della Guerra Fredda che il Paese consolida la sua caratteristica politica della neutralità rispetto ai due blocchi. Mantiene, però, un equilibrio nei rapporti con la Russia, tramite il Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza.
Negli anni ’90, dopo la dissoluzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, la Finlandia muove passi più decisi verso l’Occidente. Diventata membro dell’Unione Europea nel 1995, contribuisce notevolmente alla Politica Estera e di Sicurezza Comune.
La neutralità del Paese è particolare per la sua posizione geografica. La vicinanza con l’Asia ha plasmato nel tempo un atteggiamento duale finlandese. Da un lato ha consolidato forma di governo e garanzie di diritti affini al modello europeo. Allo stesso tempo, però, ha garantito libertà nell’interazione economica e nel movimento dei cittadini da e verso l’Oriente.
La richiesta finlandese di adesione alla NATO
Dall’inizio della guerra in Ucraina, c’è stata una svolta nell’orientamento internazionale della Finlandia. La richiesta di entrare nella NATO, avvenuta a maggio 2022, potrebbe alterare profondamente la stabilità diplomatica del Paese.
L’integrazione al “blocco occidentale” è stata sicuramente graduale. Nonostante ciò, l’adesione ad un patto militare, nato in contrapposizione al blocco sovietico all’alba della Guerra Fredda, porta con sè un certo peso politico.
Le reazioni a questa decisione sono state infatti contrastanti. Oltre al prevedibile inasprimento dei rapporti con la Russia, anche Turchia ed Ungheria hanno opposto resistenza all’entrata della Finlandia, come a quella della Svezia.
Nessun problema per Finlandia e Svezia nella Nato, ma se verranno dispiegate truppe la Russia farà lo stesso nei territori vicini.
– Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa
La posizione ungherese è complicata dai rapporti del Presidente Orbán con l’Unione Europea. La contestazione turca riguarda, invece, le tensioni dovute alla questione curda. In particolare, a preoccupare il Presidente turco Erdoğan sarebbe il supporto dei Paesi al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).
Dagli ultimi aggiornamenti, Erdoğan sembrerebbe essere disposto ad accettare la candidatura finlandese prima che si tengano le elezioni parlamentari di Maggio in Turchia.
Faremo la nostra parte. Manterremo la nostra promessa. Incontreremo il Presidente [Sauli Niinistö] venerdì e adempiremo alla promessa fatta.
– RecepTayyip Erdoğan, Presidente della Turchia
Se l’ostacolo della resistenza turco-ungherese viene superato, il processo di entrata della Finlandia nella NATO si prospetta piuttosto rapido. Il Paese, infatti, possiede già i requisiti necessari per i membri dell’Organizzazione.
La Finlandia ha rappresentato per decenni una potenza europea garante di stabilità. L’abbandono della neutralità è un ulteriore muro, oltre a quello di cemento. Il rischio è quello di profondo isolamento, prima politico e poi economico, della Russia dall’Occidente. Le conseguenze potrebbero contrastare lo scopo della NATO stessa, ovvero garantire la sicurezza dei suoi membri.