Il calcio è pieno di storie memorabili, di imprese leggendarie, di vittorie impossibili, di tanti Davide senza pretese che, contro ogni pronostico, abbattono i Golia. Il calcio non è una scienza esatta; e qualunque squadra – anche la meno quotata – può ambire a scrivere la storia, persino in uno stadio leggendario come il Giuseppe Meazza di Milano, San Siro per i più. Provate, per esempio, a chiedere ai sostenitori della Cavese quale sia la partita per antonomasia; e vi risponderanno di sicuro 7 novembre 1982. Ma andiamo con ordine.
La Cavese è la la squadra di Cava de’ Tirreni, un piccolo comune alle porte di Salerno. Oggi questa società milita in Serie C: la partita di cartello, per i tifosi biancoblu, è il derby con la Paganese. Ma, quarant’anni fa, questa piccola realtà di provincia si trovò ad affrontare squadre come il Bologna, retrocesso per la prima volta in Serie B; il Milan, caduto per la seconda volta in cadetteria dopo lo scandalo del Totonero; e una Lazio in fase di transizione, dopo gli anni di Chinaglia e Maestrelli e prima dell’arrivo di Sergio Cragnotti.
La Cavese di allora era una squadra senza grandi nomi, neppure lontanamente candidata ad una promozione. Eppure, quei piccoli eroi di provincia avrebbero scritto una pagina memorabile della storia del calcio. La stagione della Cavese, la seconda della sua storia in Serie B, era partita con l’obiettivo minimo della salvezza. Contro ogni pronostico, però, gli aquilotti allenati da Pietro Santin sono partiti bene e hanno giocato ancora meglio, imponendosi sin dalle prime giornate nella parte alta della classifica, cullando addirittura sogni di Serie A.
Una partita “quasi” scontata
Dicevamo, appunto, del 7 novembre 1982. La Cavese deve affrontare una partita dalla difficoltà quasi proibitiva contro il Milan, allenato da Ilario Castagner, a San Siro, la Scala del calcio italiano, uno stadio che sembra mastodontico ai quasi 3000 tifosi biancoblù che lo vedono per la prima volta in quella tiepida giornata di novembre. Il Milan di allora è ancora lontano dai fasti dell’era sacchiana, ma include già alcuni nomi che scriveranno la storia del club, tra cui i giovanissimi Franco Baresi, Mauro Tassotti e Aldo Serena.
L’obiettivo dei rossoneri è il ritorno immediato in Serie A, mentre la Cavese punta a un campionato tranquillo, con il desiderio di togliersi qualche bella soddisfazione. È una sfida dalla differenza incolmabile, almeno sulla carta; ma la Cavese non ha paura e vuole provare a regalarsi una giornata di gloria, in campo e sui titoli di tutti i giornali.
La partita inizia e, come da copione, il Milan prende in mano la partita, creando molteplici occasioni da goal. E infatti proprio i rossoneri la sbloccano, al minuto 23, grazie alla rete controversa di Joe Jordan, detto lo Squalo. La palla viene salvata sulla linea di porta, ma l’arbitro non ha dubbi: è entrata.
La strada sembrerebbe in discesa per i rossoneri, ma i quasi 60mila che quel giorno occupano le gradinate di San Siro ancora non sanno l’incubo che di lì a poco si sarebbe materializzato davanti ai loro occhi. La Cavese, nonostante la rete di svantaggio, non si disunisce e, anzi, risponde colpo su colpo, trovando il gol del pareggio tre minuti più tardi grazie al semisconosciuto Costante Tivelli. Per i piccoli eroi di Santin, il pareggio potrebbe essere già un risultato di rilievo; ma evidentemente gli aquilotti non vogliono accontentarsi di sfiorare l’impresa.
Il primo tempo si chiude in parità: il risultato del campo non lascia presagire quello che sarebbe successo alcuni minuti dopo. Al sesto minuto del secondo tempo, Bartolomeo di Michele, seconda punta della Cavese, si fa trovare pronto in area un cross del compagno Giuseppe Pavone, che elude l’intervento di un Franco Baresi sul limite della linea di fondo. La difesa rossonera è mal posizionata e l’attaccante, con un preciso colpo di testa, beffa Piotti. Gli sparuti tifosi biancoblù, giunti in massa a Milano, esplodono di gioia; il resto del secondo tempo è un assedio rossonero, alla ricerca disperata del pari che non arriverà mai.
Una vittoria storica
La partita si conclude così, con la più prestigiosa vittoria della storia della Cavese e una delle sconfitte più umilianti per il Diavolo. Per una volta, la Cavese scrive il suo nome nell’Olimpo del calcio italiano, battendo a domicilio la squadra che fu di Rivera, di Josè Altafini, e che avrebbe fatto la storia del calcio poco meno di 10 anni dopo, vincendo 3 Champions League con il mitico trio olandese (Güllit, Van Basten e Rijkaard), allenato da Arrigo Sacchi prima e Fabio Capello poi. Un sabato di gloria e di gioia immensa per l’intera città di Cava de’ Tirreni.
L’impresa, incredibilmente, rischia di ripetersi anche al ritorno, nel piccolo stadio “Lamberti” di Cava de’ Tirreni (per l’occasione stracolmo di tifosi rossoneri), quando la Cavese, sotto per 2 a 1 alla fine del primo tempo, riesce a raggiungere il pareggio a venti minuti dalla fine grazie al gol di Caffarelli. Stavolta gli aquilotti non riescono a replicare il successo, ma mantengono l’imbattibilità nelle due sfide stagionali. Questo risultato resta uno dei più grandi trionfi della storia della Cavese, che a fine campionato concluderà sesta in Serie B, a un tiro di schioppo dalla zona promozione; ad andare in Serie A direttamente saranno le due favorite alla vigilia, il Milan e la Lazio. La stagione storica della Cavese si conclude così, senza l’onore di potersi giocare i play-off per la conquista dell’ultimo posto utile per la promozione in Serie A.
La stagione successiva, invece, è molto più amara. La squadra biancoblu fatica fin dall’inizio, e gli esoneri di Maurizio Bruno e Umberto Pinardi non salveranno una stagione disastrosa, che si concluderà con il penultimo posto e la retrocessione in Serie C. Da allora, la Cavese non è mai più ritornata in Serie B, facendo spola tra la Serie C, dove tuttora milita, e i campionati dilettantistici; ma nel cuore dei tifosi campani resta sempre memorabile quel sabato di novembre di 40 anni fa, una giornata in cui la loro squadra del cuore ha dimostrato quanto la fame e la voglia di vincere prevalgano su tutto, al di là della forza e del blasone degli avversari. Anche la Cavese ha potuto vivere un sabato da prima pagina, costruendo un’impresa destinata a rimanere negli annali del calcio italiano e nel cuore dei tifosi.
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Stefano Maggio