A inizio aprile i servizi di sicurezza giordani arrestano una serie di personalità di alto profilo, in un piano volto a sventare una possibile minaccia alla sicurezza e alla stabilità del regno. Tra le figure coinvolte compare anche il principe Hamzah, fratellastro dell’attuale re Abdullah II, sollecitato dai vertici militari a cessare qualsiasi trama destabilizzante per il paese. Sebbene le autorità avessero smentito l’arresto del principe, un video diffuso dalla BBC ha alimentato ulteriormente l’ambiguità dei fatti.
Nel filmato è lo stesso Hamzah a parlare, smentendo le accuse di cospirazione. Dice di essere stato messo agli arresti domiciliari e che gli è stata impedita qualsiasi comunicazione con l’esterno. Il principe muove anche accuse di corruzione e incompetenza al governo. “Alle persone non è più permesso criticare le autorità o esprimere la propria opinione senza essere minacciate o attaccate” afferma. Tuttavia, dopo una settimana, la vicenda sembra concludersi con un comunicato dello stesso reale, che rinnova la sua fedeltà al re.
L’evento ha suscitato non poca preoccupazione a livello internazionale. La Giordania ha infatti un ruolo chiave nel turbolento Medio Oriente, confinando con Israele, Cisgiordania, Siria, Iraq e Arabia Saudita. Nel corso degli ultimi 50 anni si è guadagnata la reputazione di paese più stabile dell’area. A partire dai primi anni 10 si schiera con gli Occidentali nella guerra contro l’ISIS e ad oggi ospita più di 600 000 rifugiati siriani.
Chi è il principe Hamzah?
Hamzah è una figura popolare nel paese, conquistatosi la reputazione di reale modesto e vicino alla gente comune. Il principe è primogenito del defunto re Hussein e della sua quarta moglie, la regina Noor. Monarca dal 1953 al 1999, Hussein nomina come suo successore Abdullah, figlio della seconda consorte. La decisione sorprende l’opinione pubblica. Era infatti risaputo che Hamzah fosse il favorito del re ma al tempo era troppo giovane e inesperto per accedere al trono.
Mantenendo la promessa fatta al padre, Abdullah conferisce al fratellastro il titolo di principe ereditario, per poi tuttavia revocarglielo nel 2004 e conferirlo a suo figlio. Il re giustifica la decisione affermando di aver liberato Hamzah dagli oneri della Corona anche se tale scelta è stata vista più come una mossa per consolidare il suo potere.
Il principe aveva già criticato il governo in passato e nel corso degli anni ha intessuto rapporti con le principali tribù del regno, i cui leader hanno ruoli di rilievo nell’esercito e molto peso nelle decisioni del re e del governo.
Il piano sventato non prevedeva un colpo di stato fisico, bensì il sollevamento di proteste con l’avvallo delle tribù e di soggetti esteri, sfruttando il malcontento dilagante nel paese.
Difficoltà economiche
L’economia della Giordania, soffrente già dai primi anni 2000, è stata duramente colpita dalla pandemia, che ha portato il tasso di disoccupazione al 24%. Nella prima settimana di aprile si è svolto il più grande sciopero dal 2011 per protestare contro un progetto di austerità economica che avrebbe penalizzato le classi medie e povere. Amman è la città con il costo della vita più alto di tutto il Medio Oriente ma il reddito della popolazione è stagnate da anni mentre i prezzi continuano a crescere.
Pandemia
La gestione della pandemia da parte del governo è stata inefficiente. A marzo 2021, 6 pazienti sono morti a causa di una carenza di bombole di ossigeno mentre il totale di decessi ammonta a più di 7000 su una popolazione di 10 milioni di persone. Il principe Hamzah si è recato a visitare i parenti delle vittime prima dello stesso re, suggerendo un primo segno di dissidio tra i due.
Rapporti internazionali incrinati
Sebbene i paesi alleati abbiano espresso supporto al re, alcuni tra questi hanno in realtà interessi ambigui. “Hamzah ha ambizioni e i sauditi, gli Emirati Arabi Uniti e Israele hanno tutti interesse a indebolire la Giordania” afferma David Hearst, co-fondatore del quotidiano online Middle East Eye.
Sottraendosi agli accordi di Abramo e avvicinandosi al presidente palestinese Abbas, il re ha incrinato i rapporti con Arabia Saudita ed Emirati Arabi, dai quali provengono ingenti finanziamenti al paese. Non è un caso che tra le 20 persone arrestate siano stati rivelati solo i nomi di Sharif Hassan bin Zaid, membro della famiglia reale, e Bassem Awadallah, ex capo della corte reale ed ex ministro delle Finanze.
Entrambi hanno servito il Paese come diplomatici in Arabia Saudita. In particolare Awadallah era una figura centrale nel Golfo, avendo intessuto stretti rapporti con il re saudita bin Salman e con l’emiro bin Zayed. Anche le relazioni con Israele si sono deteriorate, tuttavia per il paese avere una Giordania stabile rimane fondamentale per proteggersi le spalle al di là della Palestina.
Qual è il futuro del paese?
Fintanto che permarrà l’ala protettrice degli USA e di Israele Abdullah II rimarrà sul trono. Anche se la crisi ha rivelato le crescenti debolezze del paese e la necessità di un rinnovamento a livello politico.