venerdì, 20 Dicembre 2024

Dopo la pandemia: “Mai più tagli alla sanità”

Il 2020 non poteva andare peggio di così. Se tra gennaio e febbraio dell’anno scorso ci preoccupavamo della crisi tra Stati Uniti e Iran e di Bugo sul palco di Sanremo, ancora non immaginavamo l’arrivo del Coronavirus e le conseguenze sulla nostra sanità.

Oggi, a poco più di un anno di distanza, con tre milioni di contagi in Italia e oltre 100.000 morti, lunghe quarantene e crolli di borsa, possiamo dire con assoluta certezza che quando usciremo da questo incubo le vite di tutti noi saranno, almeno di poco, diverse da prima.

Vediamo allora come il nostro sistema sanitario è arrivato alle prime fasi dell’emergenza e, per contro, come erano messi a quei tempi altri Stati – in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti. Cosa possiamo imparare da tutto questo? E verso quale direzione possiamo andare nel disegnare il mondo che verrà?

La situazione della sanità in Italia

Il sistema sanitario nazionale, istituito nel 1978, è una delle più grandi conquiste sociali del dopoguerra. Da sempre motivo di vanto in tutto il mondo, la sanità italiana negli ultimi anni non è stata tuttavia esente dai tagli che hanno colpito diversi settori della sfera pubblica. Secondo l’economista Giuseppe di Taranto, professore alla Luiss,

Le regole dell’austerity dettate da Bruxelles negli anni passati hanno costretto a tagliare la sanità pubblica in molte aree europee.

Giuseppe Di Taranto

E a confermare le sue parole è perfino Carlo Cottarelli, sulle colonne del Tempo, economista navigato che di tagli alla spesa pubblica se ne intende.

Il risparmio è stato ottenuto con tagli lineari. […] Se ci sono tagli lineari si finisce per colpire in maniera indiscriminata e incidere sulla qualità dei servizi.

Carlo Cottarelli

Non dobbiamo stupirci, quindi, se da alcune parti d’Italia arrivano notizie preoccupanti relative alla mancanza di strutture, materiale e personale medico. Stando a una recente ricerca tra il 2011 e il 2018, la Commissione Europea avrebbe formulato agli stati membri 63 richieste di tagli o privatizzazioni del sistema sanitario. Un dato che dovrebbe far riflettere, specie se confrontato con quelli sulla carenza di personale negli ospedali italiani, dovuta proprio alla mancanza di borse di specializzazione finanziate dallo Stato.

La situazione nel Regno Unito

Ma se la sanità italiana, nonostante i tagli, è rimasta relativamente valida, lo stesso non si può dire di quella di altri paesi. In prima battuta, il piano shock proposto a inizio pandemia da Boris Johnson in Gran Bretagna ha fatto scalpore in Europa, ma in pochi si sono interrogati sulle cause di tale scelta. In realtà la disperata ricerca di piani alternativi deriva dalla necessità di alleggerire il peso su un sistema sanitario già in grossa difficoltà.

Uno studio del 2017 calcola che oltre 100.000 decessi si sarebbero potuti evitare in pochi anni se i governi non avessero tagliato la spesa sanitaria. Se anche solo il 10% di questa cifra corrispondesse alla realtà, sarebbe logico affermare che il sistema sanitario di Sua Maestà affronterà l’emergenza Coronavirus in condizioni tutt’altro che ideali.

La situazione negli Stati Uniti

Ancora peggiore è la situazione negli Stati Uniti, dove la sanità è per buona parte in mano alle compagnie assicurative private che, nonostante l’alto costo e l’inefficienza per i cittadini, aiutano a finanziare le campagne elettorali di molti politici. Non è un caso, quindi, che nel corso dell’anno passato la quasi totalità della classe politica, da Donald Trump a Joe Biden, abbia fatto quadrato per difendere lo status quo.

Trump ha più volte accusato la Cina di aver sottovalutato il virus, sebbene egli stesso abbia rifiutato per settimane di riconoscere la gravità della questione. Biden, invece, si è spinto ancora più in là quando ha sostenuto che le difficoltà dell’Italia nel contenere il virus provino l’inefficienza della sanità pubblica. Tuttavia, quella che gli Stati Uniti stanno vivendo è una tragedia annunciata, e non passerà molto prima che un’idea, un tempo impensabile, come il diritto alla salute prenda piede perfino nella retrograda America.

Mai più tagli alla sanità

Al momento siamo alle prese con l’emergenza più eccezionale dal 1945 e la cosa più giusta da fare è rispettare le regole e fare il tifo per tutti i medici al lavoro per respingere la pandemia. Quando l’emergenza sarà finita, però, è lecito aspettarsi che, tra i pilastri del mondo nuovo in cui vivremo, il settore sanitario goda di maggior considerazione.

Perché il miglioramento o il peggioramento della vita delle persone non dipende da forze che sfuggono al controllo umano, bensì da scelte politiche; per usare la similitudine del virologo Massimo Galli: “La sanità è come un ombrello e non dev’essere trascurata quando c’è bel tempo“.

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Federico Speme

Giovani Reporter
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