Tra pochi giorni, il 1 gennaio 2021, entrerà in vigore il Codice Civile della Repubblica Popolare Cinese. Questo è il primo codice civile che entra in vigore nella Cina comunista, un codice moderno, ma che non dimentica la tradizione giuridica cinese. Il governo nazionalista approvò l’ultimo codice che la Cina abbia avuto nel nel lontano 1931. Un codice che, ovviamente, i comunisti abrogarono immediatamente, insieme alle altre leggi nazionaliste, quando vinsero la guerra civile e fondarono la Repubblica Popolare Cinese nel 1949.
La notizia della sua approvazione a maggio 2020 forse è passata in sordina per i non addetti ai lavori, coperta dalle notizie riguardanti il Covid e quelle sulla legge per la sicurezza nazionale che avrebbe duramente colpito Hong Kong. Proprio grazie alla pandemia, però, la Cina è diventata protagonista dei dibattiti pubblici. Una presenza che cresceva da anni e che nel 2020 ha raggiunto il picco. Se si parla tanto di Cina, allora val la pena provare a conoscerla.
2020 approvato il primo codice civile della Cina comunista
Il testo definitivo del codice civile era stato approvato il 28 maggio 2020 dalla 13esima Assemblea Nazionale del Popolo (ANP), con 5 astensioni, 2 voti contrari e 2879 a favore. Numeri che non stupiscono quando si tratta dell’ANP, dove è abituale che le decisioni siano approvate con questi tipi di maggioranze.
Il codice si compone di 7 libri: parte generale, diritti reali, contratti, diritti della personalità, matrimonio e famiglia, successioni, fatti illeciti.
Questo codice non va a sostituirne uno vecchio, ma è il primissimo adottato dalla RPC e abroga tutte le leggi che precedentemente regolavano queste materie. Proprio queste sono state la base su cui redigere questo codice e sono state ampiamente ricalcate. Si è dovuto svolgere un lavoro di coordinamento tra quanto prevedevano tali norme e quanto previsto dal primo libro del codice, approvato già nel 2017.
La scelta di promulgare un codice civile era sembrata quasi archiviata una decina di anni fa. Tuttavia nel 2014 il IV Plenum del XVIII comitato centrale del partito comunista approvò una decisione in cui si prevedeva la necessità di redigere un codice civile della Repubblica Popolare Cinese.
Un traguardo importante
Con questo codice civile la Cina completa un processo di modernizzazione giuridica e avvicinamento all’Occidente. Questo è importante sotto molti punti di vista, oltre a quello giuridico.
Prima di tutto una questione d’immagine; Così, la Repubblica Popolare Cinese, può proporsi come uno Stato con un sistema giuridico moderno e organizzato chiaramente.
Secondo motivo: il punto di vista economico. L’andamento economico e quello giuridico sono strettamente legati, soprattutto nella Cina contemporanea; un codice unitario e organico rende l’ambiente in cui operare più chiaro e agevole. Questo elemento può risultare particolarmente importante per la leadership cinese in una fase delicata come quella attuale, tra guerre commerciali e una crescita che rallenta, ma che resta pur sempre la meno colpita dalla pandemia,
Alcuni elementi di novità
Alcuni elementi interessanti si trovano nella già approvata parte generale. Tra questi: diverse tutele per i minori, il concetto di responsabilità civile, tutela della privacy, ma anche norme sui contratti, la bancarotta e le imprese.
È interessante sottolineare che nel secondo capitolo si parli di persone fisiche, un elemento che prende le distanze dal tradizionale modello sovietico. Proprio seguendo quest’ultimo modello, nei principi generali del diritto civile della RPC del 1986, si parlava di “cittadini” proprio per sottolineare che la capacità giuridica era una concessione dello Stato.
Inoltre, è stato introdotto un elenco di diritti inalienabili, cosa che si trova solo nei codici civili più recenti. Indubbiamente un punto controverso, perchè, come spesso vediamo, le libertà (già garantite, sulla carta, dalla Costituzione) e i diritti in Cina, di fatto, non godono di una vera e forte tutela. E’ dunque lecito aspettarsi che anche questa tutela abbia un valore declamatorio, ma non sostanziale.
Viene tutelato anche il diritto di proprietà, prevedendo anche l’obbligo di dare un equo indennizzo in caso di espropriazione.
Elementi della tradizione giuridica cinese
Il partito non ha escluso elementi della tradizione giuridica cinese, seppur si parli, per la prima volta, di un codice civile moderno. E’ stato dato risalto all’armonia, un principio confuciano fondamentale nella tradizione giuridica cinese. Si è deciso di introdurre anche una “clausola verde“, ossia l’obbligo di conservazione delle risorse e della protezione dell’ambiente. Questo – seppur sia difficilmente applicabile – si basa sulla tutela dell’armonia tra l’uomo e la terra.
Altro principio della tradizione cinese previsto nel recente codice è quello della pietà filiale, infatti è previsto che i figli adulti si occupino dei loro parenti. Una scelta che potrebbe rivelarsi piuttosto pesante per i figli della politica del figlio unico, che da soli si troveranno a occuparsi di due genitori ma che, allo stesso tempo, scarica lo Stato di alcuni oneri del welfare state.
Ultimo principio tradizionale è l’introduzione della norma del buon samaritano, la quale prevede che non si è colpevoli di danni arrecati a una persona mentre le si fornisce aiuto. Una risposta ad alcuni fatti recenti che han visto persone non aiutarne altre in palese difficoltà (tra cui un bambino smarrito), in seguito a una precedente condanna verso un uomo per aver aiutato un’altra persona.
Per capire meglio questo importante traguardo descritto finora, può essere utile conoscere la storia che ci ha condotti fin qui.
Le radici storiche della codificazione civile cinese
I primi tentativi alla fine dell’impero Qing
La codificazione civile in Cina ha una storia relativamente recente, rispetto a quella europea, ma abbastanza travagliata.
Questo processo è iniziato quando ancora esisteva l’impero cinese guidato dalla dinastia Qing. Durante gli ultimi anni del regno, finito nel 1912, l’impero era stato soggetto a influenze di potenze occidentali che, dopo le guerre dell’oppio, avevano ottenuto concessioni sul territorio cinese tramite i trattati ineguali. A questo punto, sempre con l’imposizione, avevano privato l’impero della giurisdizione sui suoi stessi territori (extratteritorialità). La richiesta delle potenze europee era che l’impero modernizzasse il proprio sistema giuridico, che fino a quel momento aveva vissuto isolato dal mondo e si era basato sugli antichi codici dinastici.
La prima bozza di un codice civile cinese risale al 1911, quando ancora regnava la dinastia Qing. Il testo seguiva il modello tedesco, già seguito dal Giappone, tranne che per le parti relative a famiglia e successioni. All’epoca la famiglia era l’unità centrale del sistema cinese e si considerava questa materia troppo delicata e legata alla cultura per potersi adattare a modelli tanto distanti. Questa bozza, però, non entrò mai in vigore. Lo stesso modello tedesco da questo momento diventò una costante e ritornerà in tutte le bozze e i codici successivi.
Fin da questo momento il modello seguito dalla Cina fu quello di civil law, considerato più adatto allo società cinese rispetto ai sistemi del common law, i quali sono eccessivamente individualisti.
La Repubblica
L’anno successivo il millenario celeste impero arrivò a termine con l’abdicazione di Pu Yi, l’imperatore bambino. In questa occasione la creazione della Repubblica non comportò una rottura particolarmente netta con il passato.
Il governo decise di mantenere in vigore parti del diritto civile contenute nei precedenti codici dinastici. In questo modo fu evitato di creare spaccature profonde che potessero agitare la società. La bozza del 1911 fu ritenuta anche in questa fase troppo distante dalla tradizione giuridica e culturale cinese.
Il periodo nazionalista
Nel 1929 il partito nazionalista, il Guomindang 国民党, insediò il proprio governo. In questa fase, seguendo i 3 principi del popolo (nazionalismo, democrazia, benessere del popolo), si diede nuovo impeto alla modernizzazione.
Così nel 1931 entrò in vigore il primo codice civile cinese e si iniziarono a intravedere dei segnali di cambiamento rilevanti. In questo codice, infatti, si poteva notare la centralità dell’individuo, al posto della famiglia, e il riferimento a un’economia capitalista, non solo un’economia agricola di sussistenza. L’obiettivo era quello di fondere le esperienze straniere ai tre principi del popolo: così si cercò di affiancare il recupero di istituti tradizionali a principi di giustizia sociale.
Questo codice, però, trovo un’applicazione a macchia di leopardo e non riuscì a penetrare davvero nella società.
La Repubblica Popolare Cinese
Nel 1949 i comunisti vinsero la guerra civile e abrogarono tutto il diritto nazionalista. Nella prima fase della Repubblica Popolare Cinese, quella maoista, la codificazione civile non ebbe grandi sviluppi; furono redatte due brevi bozze, che non sono mai entrate in vigore.
Per vedere nuovi sviluppi si dovrà attendere l’era delle riforme di Deng Xiaoping (anni 80). In questi anni la produzione giuridica era frettolosa e pragmatica; la Cina doveva colmare le lacune lasciate dagli anni della rivoluzione culturale. Inoltre, era necessario dare nuova spinta all’economia per riprendersi dal fallimento del grande balzo in avanti e dalla rivoluzione culturale.
Nel 1982 fu preparata una bozza di codice ma, poiché non si reputò la Cina pronta a questo passo, si decise di procedere con leggi ad hoc per ogni materia. Solo quattro anni dopo furono promulgati i principi generali del diritto civile della RPC, ma era una legge breve dal valore più politico che giuridico. L’obiettivo era quello di comunicare al mondo esterno, a cui ci si stava aprendo, l’intenzione di dotarsi di un codice che agevolasse anche le relazioni commerciali.
Da allora si proseguì, come deciso nel 1982, con la promulgazioni di leggi ad hoc che avrebbero dovuto portare la Cina a dotarsi di un codice civile entro il 2010. Effettivamente si arrivò alla data con un sistema di leggi giudicato completo, ma il codice non sembrava arrivare. Fino al 2014, anno degli eventi che abbiamo esposto nella prima parte dell’articolo.
Dopo una lunghissima attesa e una storia travagliata, venerdì la RPC avrà il suo codice civile.